VERSO LE COMPETENZE

VERSO LE COMPETENZE

CONOSCENZE
1 Scegli il completamento corretto.

a. La teoria periferica delle emozioni sostiene che:
  • 1 i cambiamenti fisiologici sono una conseguenza delle emozioni e non una causa.
  • 2 l’emozione è provocata da circuiti neurologici interni.
  • 3 l’emozione deriva da una stimolo esterno.

b. Secondo Ekman le emozioni primarie possiedono:
  • 1 un alto livello di consapevolezza poiché dipendono dall’apprendimento.
  • 2 un’origine esclusivamente culturale e ambientale.
  • 3 un basso livello di consapevolezza e intenzionalità.

c. Secondo Freud le pulsioni insoddisfatte sono sublimate quando:
  • 1 sono dimenticate e rimosse.
  • 2 sono trasformate in altro.
  • 3 vengono bloccate.

d. Secondo Maslow i bisogni di sicurezza:
  • 1 non sono fondamentali per l’individuo perché sono soggettivi.
  • 2 riguardano la ricerca di protezione, fondamentale per l’essere umano.
  • 3 riguardano la protezione degli altri e sono secondari rispetto agli altri bisogni.

2 Indica se le seguenti affermazioni sono vere (V) o false (F).

a. Secondo Darwin le emozioni sono innate.
  •   V       F   
b. Secondo Freud l’uomo è guidato solo dalla pulsione alla vita.
  •   V       F   
c. Il processo emotivo non dipende dalle caratteristiche individuali.
  •   V       F   
d. Secondo l’effetto Zeigarnik l’uomo tende a non voler portare a termine i compiti precedentemente interrotti.
  •   V       F   
e. La teoria costruttivista sostiene che le emozioni sono innate.
  •   V       F   
3 Completa le frasi utilizzando le espressioni e i termini elencati di seguito.

innate • variano • assenti • epoche • accidia • sparire • intensità • prodotti • relatività

Lo psicologo Harré ha elaborato il concetto di .............................. culturale delle emozioni. Secondo lo studioso, infatti, le emozioni non sono .............................., ma sono .............................. culturali. Per questo motivo esse .............................. da una cultura all’altra, soprattutto in relazione all’.............................. con cui possono essere espresse. Alcune emozioni, inoltre, sono presenti in alcuni contesti culturali mentre risultano totalmente .............................. in altri. Non solo, esse cambiano anche con le diverse .............................. storiche: l’.............................., per esempio, ha mutato la sua connotazione nel corso del tempo, fino quasi a .............................. del tutto ai giorni nostri.
LESSICO
4 Fornisci una definizione per ognuna delle seguenti parole o espressioni.

a. Componente cognitiva
b. Pulsione di vita
c. Componente motivazionale
d. Componente fisiologica
e. Processo emotivo
f. Componente espressivo-motoria
g. Pulsione di morte
h. Componente soggettiva

ESPOSIZIONE ORALE
5 Rispondi oralmente alle seguenti domande.

a. Che cos’è il modello motivazionale di Atkinson?
b. Che cosa sono le pulsioni secondo Freud?
c. Perché la tendenza a evitare l’insuccesso porta ad affrontare compiti molto difficili?
d. Per quale motivo, secondo Ekman, le emozioni svolgono una funzione relazionale?
e. Che cos’è la funzione autoregolatoria secondo Ekman?
f. Che cosa sostiene la teoria centrale delle emozioni?

 >> pagina 313 
ANALISI E COMPRENSIONE DI UN DOCUMENTO

6 Leggi con attenzione questo brano tratto dal romanzo La coscienza di Zeno, scritto da Italo Svevo e pubblicato nel 1923. Il protagonista, Zeno Cosini, è un gran fumatore in eterna lotta con se stesso per smettere di fumare. Nel corso del testo, che nell’intenzione dell’autore dovrebbe raccogliere i testi autobiografici scritti da Zeno durante una sua lunga analisi psicoanalitica, egli parla a lungo del vizio del fumo e di come ogni sigaretta potenzialmente possa essere quella giusta, l’ultima. Dal momento che però l’ultima sigaretta non è mai veramente l’ultima, il protagonista si interroga rispetto alla sua forza di volontà, al desiderio e alla motivazione a smettere davvero di fumare. Dopo la lettura, svolgi le attività.


L’ultima sigaretta

Il dottore al quale ne parlai mi disse d’iniziare il mio lavoro con un’analisi storica della mia propensione al fumo: – Scriva! Scriva! Vedrà come arriverà a vedersi intero.

Credo che del fumo posso scrivere qui al mio tavolo senz’andar a sognare su quella poltrona. Non so come cominciare e invoco l’assistenza delle sigarette tutte tanto somiglianti a quella che ho in mano. Oggi scopro subito qualche cosa che più non ricordavo. […]

Pare che Giuseppe ricevesse molto denaro dal padre suo e ci regalasse di quelle sigarette. Ma sono certo che ne offriva di più a mio fratello che a me. Donde la necessità in cui mi trovai di procurarmene da me delle altre. Così avvenne che rubai. D’estate mio padre abbandonava su una sedia nel tinello il suo panciotto nel cui taschino si trovavano sempre degli spiccioli: mi procuravo i dieci soldi occorrenti per acquistare la preziosa scatoletta e fumavo una dopo l’altra le dieci sigarette che conteneva, per non conservare a lungo il compromettente frutto del furto.

Tutto ciò giaceva nella mia coscienza a portata di mano. Risorge solo ora perché non sapevo prima che potesse avere importanza. Ecco che ho registrata l’origine della sozza abitudine e (chissà?) forse ne sono già guarito. Perciò, per provare, accendo un’ultima sigaretta e forse la getterò via subito, disgustato. […]

Ma allora io non sapevo se amavo o odiavo la sigaretta e il suo sapore e lo stato in cui la nicotina mi metteva. Quando seppi di odiare tutto ciò fu peggio. E lo seppi a vent’anni circa.

Allora soffersi per qualche settimana di un violento male di gola accompagnato da febbre. Il dottore prescrisse il letto e l’assoluta astensione dal fumo. Ricordo questa parola assoluta! […]

Quando il dottore mi lasciò, mio padre (mia madre era morta da molti anni) con tanto di sigaro in bocca restò ancora per qualche tempo a farmi compagnia. Andandosene, dopo di aver passata dolcemente la sua mano sulla mia fronte scottante, mi disse: – Non fumare, veh!

Mi colse un’inquietudine enorme. Pensai: «Giacché mi fa male non fumerò mai più, ma prima voglio farlo per l’ultima volta». Accesi una sigaretta e mi sentii subito liberato dall’inquietudine ad onta che la febbre forse aumentasse e che ad ogni tirata sentissi alle tonsille un bruciore come se fossero state toccate da un tizzone ardente. Finii tutta la sigaretta con l’accuratezza con cui si compie un voto. E, sempre soffrendo orribilmente, ne fumai molte altre durante la malattia. Mio padre andava e veniva col suo sigaro in bocca dicendomi: – Bravo! Ancora qualche giorno di astensione dal fumo e sei guarito!

Bastava questa frase per farmi desiderare ch’egli se ne andasse presto, presto, per permettermi di correre alla mia sigaretta. Fingevo anche di dormire per indurlo ad allontanarsi prima. Quella malattia mi procurò il secondo dei miei disturbi: lo sforzo di liberarmi dal primo. Le mie giornate finirono coll’essere piene di sigarette e di propositi di non fumare più e, per dire subito tutto, di tempo in tempo sono ancora tali. La ridda delle ultime sigarette, formatasi a vent’anni, si muove tuttavia. Meno violento è il proposito e la mia debolezza trova nel mio vecchio animo maggior indulgenza. Da vecchi si sorride della vita e di ogni suo contenuto. Posso anzi dire, che da qualche tempo io fumo molte sigarette... che non sono le ultime.

Sul frontispizio di un vocabolario trovo questa mia registrazione fatta con bella scrittura e qualche ornato: «Oggi, 2 Febbraio 1886, passo dagli studi di legge a quelli di chimica. Ultima sigaretta!!».

Era un’ultima sigaretta molto importante. Ricordo tutte le speranze che l’accompagnarono. M’ero arrabbiato col diritto canonico che mi pareva tanto lontano dalla vita e correvo alla scienza ch’è la vita stessa benché ridotta in un matraccio. Quell’ultima sigaretta significava proprio il desiderio di attività (anche manuale) e di sereno pensiero sobrio e sodo.

Per sfuggire alla catena delle combinazioni del carbonio cui non credevo ritornai alla legge.

Pur troppo! Fu un errore e fu anch’esso registrato da un’ultima sigaretta di cui trovo la data registrata su di un libro. […]

Adesso che son qui, ad analizzarmi, sono colto da un dubbio: che io forse abbia amato tanto la sigaretta per poter riversare su di essa la colpa della mia incapacità? Chissà se cessando di fumare io sarei divenuto l’uomo ideale e forte che m’aspettavo? Forse fu tale dubbio che mi legò al mio vizio perché è un modo comodo di vivere quello di credersi grande di una grandezza latente. Io avanzo tale ipotesi per spiegare la mia debolezza giovanile, ma senza una decisa convinzione. Adesso che sono vecchio e che nessuno esige qualche cosa da me, passo tuttavia da sigaretta a proposito, e da proposito a sigaretta. Che cosa significano oggi quei propositi? Come quell’igienista vecchio, descritto dal Goldoni, vorrei morire sano dopo di esser vissuto malato tutta la vita?

[…]

Penso che la sigaretta abbia un gusto più intenso quand’è l’ultima. Anche le altre hanno un loro gusto speciale, ma meno intenso. L’ultima acquista il suo sapore dal sentimento della vittoria su sé stesso e la speranza di un prossimo futuro di forza e di salute. Le altre hanno la loro importanza perché accendendole si protesta la propria libertà e il futuro di forza e di salute permane, ma va un po’ più lontano.


I. Svevo, La coscienza di Zeno, Garzanti, Milano 2000, pp. 6, 8-11


a. Il protagonista, parlando in prima persona, rievoca gli episodi che l’hanno portato a diventare fumatore e racconta come, fin dal principio della sua carriera da tabagista, si sia spesso proposto di smettere di fumare ma come, a oggi, non ci sia ancora riuscito. Zeno si interroga, riflettendo sulla propria incapacità a perseguire l’obiettivo con forza e decisione, sulla propria incostanza: quella che manca è una valida motivazione. Prova a creare una pubblicità progresso per Zeno, elencando i validi motivi che potrebbero aiutarlo a smettere di fumare.

b. A partire dal fumo le domande su di sé si spostano poi ad altri aspetti della vita del protagonista: Zeno prende via via coscienza della propria indolenza e inettitudine di cui non riesce a liberarsi. Ti è mai capitato di provare, in qualche occasione, la stessa indolenza di Zeno? Confrontati sull’argomento con un compagno o una compagna.

I colori della Psicologia - volume 1
I colori della Psicologia - volume 1
Primo biennio del liceo delle Scienze umane