1 Alla base dell’apprendimento: il condizionamento

1. Alla base dell’apprendimento: il condizionamento

1.1 PAVLOV E IL RIFLESSO CONDIZIONATO

Nei primi anni del Novecento, in Russia, lo scienziato Ivan Pavlov | ▶ L’AUTORE | condusse alcuni studi senza i quali le ricerche sull’apprendimento sarebbero state molto diverse.
Pavlov si occupava di fisiologia, la disciplina che studia come funzionano gli organismi al loro interno e in relazione alle stimolazioni dell’ambiente. Utilizzava come cavie soprattutto i cani e, a differenza della maggior parte dei suoi colleghi, nei suoi esperimenti sottoponeva gli animali a metodi poco invasivi.
Pavlov introdusse il metodo dell’esperimento cronico, dove all’animale venivano applicate apparecchiature per stimolare o misurare risposte fisiologiche evitando di creare lesioni organiche che fossero letali una volta terminato il test. Egli voleva infatti poter effettuare più prove sullo stesso esemplare, in modo da avere un maggior numero di dati per dimostrare le proprie ipotesi.
Un giorno, mentre stava analizzando la risposta delle ghiandole dell’apparato salivare di alcuni cani, notò che queste rilasciavano secrezioni non solo alla vista del cibo, come accade per tutti i cani, ma ancora prima, quando sentivano che stava arrivando l’inserviente. Questa fu la scintilla che portò Pavlov a ragionare su questo fenomeno, prendendo spunto per i suoi celebri esperimenti sui riflessi condizionati.
Il cane di Pavlov
Pavlov partì dal presupposto che la salivazione del cane, reazione naturale all’odore e alla vista del cibo, costituisse una risposta automaticaChiamò questa reazione riflesso incondizionato.
L’ipotesi che Pavlov intendeva verificare era la seguente: se un elemento neutro rispetto alla risposta salivare, per esempio una luce o un rumore, capace di provocare solo una risposta di orientamento, viene regolarmente accoppiato allo stimolo incondizionato (il cibo), dopo un certo numero di presentazioni perde la propria neutralità e acquisisce la capacità di provocare una risposta identica al riflesso incondizionato. Egli chiamò questa reazione indotta artificialmente ▶ riflesso condizionato.
Il paradigma sperimentale per dimostrare l’efficacia di questo processo era molto semplice. Pavlov iniziava l’esperimento presentando il cibo al cane e osservandone l’aumento di salivazione. Successivamente suonava un campanello assicurandosi che ciò non producesse alcuna secrezione ghiandolare nel cane. Nella terza fase dell’esperimento, il campanello veniva suonato alcuni secondi prima della somministrazione di cibo. Il risultato atteso era che il suono diventasse uno stimolo condizionato. Dopo un certo numero di presentazioni associate dei due stimoli, si presentava il suono del campanello senza che fosse accoppiato al cibo. Sorprendentemente, e in linea con la sua ipotesi, la risposta fisiologica delle ghiandole salivari del cane era identica a quella registrabile quando il cibo veniva effettivamente somministrato.

ESPERIMENTO DI PAVLOV
STIMOLO
RISPOSTA
RIFLESSO
Prima fase
cibo
salivazione
riflesso incondizionato
Seconda fase
suono
non salivazione
nessun riflesso
Terza fase
cibo + suono
salivazione
condizionamento
Quarta fase
solo suono
salivazione
riflesso condizionato

Dopo una serie di presentazioni del solo campanello, tuttavia, Pavlov notò che la risposta condizionata tendeva a diminuire di intensità, fino a scomparire: chiamò questo fenomeno processo di estinzione.
Il giorno seguente, presentando nuovamente lo stimolo condizionato, ovvero il suono del campanello, registrò invece nuovamente l’aumento della salivazione del cane: questo fenomeno venne definito recupero spontaneo. Grazie a studi successivi si osservò come il recupero seguiva a tutti i processi di estinzione. Inoltre, se dopo il recupero spontaneo si introduceva nuovamente la presentazione combinata di stimolo condizionato (suono) e incondizionato (cibo), la risposta condizionata (salivazione) veniva riappresa in modo rapido e durevole. Quindi, era possibile dedurre che il condizionamento produceva modificazioni significative nell’organismo coinvolto: le risposte condizionate possono estinguersi, ma sono recuperate velocemente all’occorrenza, poiché vengono inibite ma non eliminate.
Gli esperimenti di Pavlov, oltre a dimostrare che si poteva far luce sui fenomeni psichici a partire dal comportamento osservabile e ottenere risultati attendibili e riproducibili, evidenziarono che alla base dell’apprendimento vi era un’associazione (in questo caso il suono del campanello alla presenza di cibo).
Il riflesso condizionato.

l’autore  Ivan Petrovič Pavlov

Ivan Petrovič Pavlov nasce a Rjazan’ nel 1849 ed è destinato alla carriera ecclesiastica.
Dopo aver terminato il percorso di studi in seminario, tuttavia, si iscrive alla facoltà di Medicina. Inizia quindi a condurre alcuni studi ed esperimenti sulla fisiologia dell’apparato circolatorio e digerente, ottenendo diversi riconoscimenti.
Diventa docente di Fisiologia e direttore dell’Istituto di medicina sperimentale, dove porta avanti le sue ricerche sulla digestione, dimostrando la stretta correlazione tra il processo digestivo e il sistema nervoso.
Nel 1904 riceve a Stoccolma il Nobel per la medicina. Inaspettatamente, in quell’occasione egli fa riferimento ad altre ricerche che aveva già esposto l’anno precedente in un congresso a Madrid. I suoi sforzi, infatti, si stavano concentrando sulle funzioni del sistema nervoso, a partire da una scoperta avvenuta casualmente mentre osservava il comportamento dei cani utilizzati nei suoi esperimenti. Le sue scoperte avranno un grande impatto sulle successive teorie dell’apprendimento. Muore a San Pietroburgo nel 1936.

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1.2 IL COMPORTAMENTISMO E GLI STUDI SULL’APPRENDIMENTO

Il ▶ comportamentismo è stata una delle teorie psicologiche più importanti negli Stati Uniti della prima metà del Novecento e tuttora ha molte applicazioni sperimentali e terapeutiche | ▶ UNITÀ 1, p. 21 |.
Per i comportamentisti lo studio dei meccanismi di apprendimento aveva un peso rilevante. Essi partivano dal presupposto che gli esseri umani venissero al mondo con pochissime abilità e caratteristiche innate, e che l’ambiente e l’esperienza determinassero quasi totalmente il comportamento dell’individuo.
I loro esperimenti, come quelli di Pavlov, partivano dall’osservazione del comportamento animale in laboratorio, analizzando come questo cambiava in base ad alcune variabili manipolate dal ricercatore.

Thorndike e la Puzzle Box
Edward Lee Thorndike (1874-1949), psicologo americano, fu un anticipatore del comportamentismo. I suoi esperimenti, pressoché contemporanei a quelli di Pavlov, intendevano studiare il comportamento animale in condizioni osservabili e ripetibili. Per questo egli inventò la Puzzle Box, un particolare tipo di gabbia nella quale rinchiudeva un gatto affamato. La gabbia poteva essere aperta azionando alcuni congegni al suo interno, alla portata del felino. Fuori dalla gabbia veniva messo del cibo, obiettivo del compito di fuga. Dopo alcuni tentativi (circa una trentina), tutte le cavie riuscivano a liberarsi e finalmente a saziarsi. Una volta trovata la soluzione, il gatto veniva nuovamente messo nella gabbia e si osservava se impiegava meno tempo a sbloccare il meccanismo di chiusura: se così fosse stato, quella era la prova che l’animale aveva appreso una serie di azioni utili per raggiungere l’obiettivo.
I risultati confermarono le ipotesi di Thorndike, che dopo questo e altri esperimenti formulò alcune leggi relative all’apprendimento.
  • Legge dell’esercizio: la ripetizione di un compito migliora la qualità dell’apprendimento poiché rafforza la connessione fra stimolo e risposta.
  • Legge dell’effetto: la conseguenza di un comportamento è fondamentale ai fini dell’apprendimento; la risposta ricompensata da piacere e soddisfazione sarà appresa come abituale, mentre quella che procura sofferenza o frustrazione tenderà a essere cancellata.
  • Legge dell’idoneità: parte dal presupposto teorico che l’uomo agisce cercando di evitare condotte che possano disturbare il suo equilibrio. Di conseguenza, se viene stimolato un forte impulso a compiere una serie di azioni, dopo averle eseguite il soggetto tornerà a uno stato di quiete che produce soddisfazione. Invece, se queste azioni vengono in qualche modo ostacolate e non possono essere completate, ciò provocherà invece frustrazione.
Lo studio di Thorndike assomiglia per certi aspetti a quello di Pavlov, con alcune importanti differenze. Il fisiologo russo verificava l’apprendimento di un’associazione fra due stimoli, il cibo e il suono del campanello, che provocavano nel cane una risposta automatica e passiva, la salivazione. Thorndike, invece, analizzò il comportamento attivo del gatto di fronte a una situazione-stimolo che non era naturalmente associata a una sola reazione possibile: il felino avrebbe anche potuto decidere di non provare a scappare. Inoltre, inseriva nel suo studio l’elemento della ricompensa (il raggiungimento del cibo fuori dalla gabbia) assente dai primi studi di Pavlov.
Infine, egli fu il primo a parlare di psicologia dell’educazione, disciplina che si occupa di estendere i principi della psicologia comportamentista all’apprendimento nel contesto scolastico, per migliorarne l’efficacia, la chiarezza e l’equità.

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Watson e il condizionamento classico
John Broadus Watson | ▶ L’AUTOREp. 22 |, psicologo americano, fu l’autore del manifesto teorico del comportamentismopubblicato nel 1913 con il titolo Psychology as the behaviorist views it (“La psicologia come la vede il comportamentista”). Il punto di partenza delle sue teorie era la convinzione che la psicologia, per poter essere considerata una scienza, dovesse esclusivamente indagare i dati osservabili del comportamento. Secondo Watson l’uomo nasce con molti meno istinti degli animali e quasi tutti i suoi comportamenti sono un effetto dell’esposizione all’ambiente. In altri termini, gli individui nascerebbero tutti uguali e con possibilità infinite di apprendimento: è il condizionamento operato dall’ambiente, in cui crescono e apprendono, che ne stabilisce potenzialità e limiti.
Il modello delle sue ricerche ricalcava quello del riflesso condizionato scoperto da Pavlov.

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L’esperimento del piccolo Albert
Watson effettuò diversi esperimenti, il più celebre dei quali coinvolse un bambino di nove mesi d’età, il piccolo Albert. Lo studioso era interessato ad approfondire le caratteristiche fisiologiche delle emozioni infantili, che a suo parere erano solamente tre: la paura, la rabbia e l’amore. Progettò quindi un esperimento per osservare il manifestarsi dell’emozione della paura senza prendere in considerazione il vissuto soggettivo che la accompagnava, perché per un comportamentista non si tratta di un dato osservabile che può essere oggetto di studio.
L’esperimento con il piccolo Albert partiva dal presupposto che, tramite l’interazione con l’ambiente, un individuo è in grado di apprendere risposte e reazioni emotive sempre più complesse. Per verificare la sua tesi, Watson sottopose il piccolo a diversi tipi di condizionamento, al fine di provocare in lui reazioni di paura alla vista di alcuni animali.
L’esperimento iniziò verificando che la presentazione di vari stimoli (cane, fuoco, topo) non provocasse alcun timore nel bambino. In seguito, nei momenti in cui Albert era interessato a un topolino bianco, Watson produceva un suono metallico intenso e improvviso, percuotendo con un martello una sbarra di ferro posta alle spalle del bambino. Questo provocava un forte spavento nel piccolo, che ben presto iniziò a manifestare la stessa reazione di paura al solo passaggio del topo. L’esperimento di Watson, che oggi verrebbe considerato eticamente scorretto, non solo ribadiva l’efficacia del ▶ condizionamento classico, ma era la dimostrazione che le reazioni emotive erano soggette a processi di apprendimentoesattamente come i riflessi fisiologici e le strategie per fuggire o cibarsi.
L’esperimento del piccolo Albert offrì l’occasione per osservare un fatto curioso: il bambino, dopo l’apprendimento di una reazione di paura verso il topolino bianco, iniziò a spaventarsi anche davanti a un coniglio e in seguito anche alla vista di una pelliccia, della bambagia e di una barba posticcia da Babbo Natale. Il condizionamento aveva provocato una ▶ generalizzazione dello stimolo condizionato: elementi simili allo stimolo per alcune caratteristiche percettive suscitavano la risposta condizionata senza esser mai stati direttamente associati allo stimolo originale.
Anche Pavlov aveva dimostrato con alcuni esperimenti la generalizzazione dello stimolo condizionato: la salivazione dei cani si presentava ugualmente con un suono diverso da quello originale, ma tanto più questi si allontanavano dalla frequenza originaria, tanto meno la risposta condizionata era intensa.
Alla base delle scoperte di Watson vi era la concezione della scienza del comportamento come la disciplina che, abbandonando ipotesi non verificabili sulla coscienza, avrebbe potuto concentrarsi sulla previsione e la verifica delle reazioni delle persone ai più svariati contesti; questo le avrebbe permesso di essere applicata in ogni campo della quotidianità, dall’educazione dei figli all’addestramento di personale specializzato, alla cura di disturbi psichici e alla pubblicità. I risultati di Watson, infatti, sono ancora oggi utilizzati in alcuni trattamenti basati su procedure di condizionamento e decondizionamento per eliminare o ridurre i sintomi ansiosi di specifiche fobie.

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Skinner e il condizionamento operante
Burrhus Frederic Skinner | ▶ L’AUTORE | continuò il lavoro di Pavlov e Watson, ribadendo la necessità di costruire una scienza del comportamento, basata sul metodo delle scienze naturali con lo scopo di formulare leggi oggettive e verificabili. Proprio per questo egli difese molto, a differenza di Watson, lo studio del comportamento animale in laboratorio. Anche se gli animali avevano risposte comportamentali più semplici, partire dalla loro osservazione per comprendere meglio gli esseri umani doveva essere considerata una corretta pratica scientifica.
Skinner utilizzò soprattutto cavie e piccioni e si interessò al fenomeno di apprendimento studiato da Thorndike per arrivare a definire il condizionamento operante o strumentale.
Egli costruì intorno al 1930 un apparato strumentale noto come Skinner Box, gabbia che presentava un meccanismo azionabile dall’animale la cui pressione rilasciava direttamente il cibo al suo interno. L’animale restava nella gabbia, collegata a dei sensori che registravano la frequenza con cui la leva veniva premuta. In questo modo si potevano compiere numerose rilevazioni delle risposte dell’animale senza dover ogni volta reimpostare la condizione sperimentale di partenza, come succedeva con la Puzzle Box di Thorndike.
All’interno della Skinner Box l’animale inizialmente si muoveva in modo casuale fino a quando una sua specifica azione (premere la leva) produceva una risposta (l’arrivo di una pallina di cibo). Dopo essersi nutrito, l’animale ricominciava a esplorare l’ambiente in cui si trovava fino a quando premeva nuovamente la leva e otteneva di nuovo il cibo. Con il passare del tempo l’azione di premere la leva non sarà più casuale ma diventerà il frutto di un apprendimento.
Tale risposta operante, cioè schiacciare la leva, diviene un’azione in grado di produrre un effetto sull’ambiente, cioè l’ottenimento del cibo. Il soggetto, pertanto, è attivo, poiché mette in atto un comportamento in relazione a una conseguenza e non lo acquisisce passivamente (come nel condizionamento classico) in seguito a un’associazione con un altro stimolo.
Il condizionamento operante, pertanto, si verifica quando l’effetto di una risposta operante modifica le probabilità che questa venga nuovamente prodotta.
Skinner introdusse il termine ▶ rinforzo per indicare questo effetto incentivanteIl suo interesse si concentrò quindi sulle modalità di rinforzo in grado di migliorare la qualità e la stabilità dell’apprendimento:
  • il rinforzo positivo è il processo per cui un effetto piacevole o soddisfacente (la comparsa del cibo) aumenta la probabilità che un determinato comportamento si ripresenti in futuro;
  • il rinforzo negativo è il processo per cui un comportamento diventa più probabile in futuro perché produce come conseguenza la scomparsa di uno stimolo nocivo o spiacevole (per esempio quando in una giornata particolarmente calda e afosa cerchiamo posti ombreggiati dove ripararci dal sole o quando per strada c’è troppo traffico e decidiamo di chiudere la finestra per il rumore fastidioso).
La punizione, invece, consiste nella presentazione di uno stimolo spiacevole o avversivo a seguito di una risposta comportamentale. L’effetto della punizione è la riduzione della probabilità che quella risposta comportamentale venga emessa nuovamente. Occorre ancora aggiungere che secondo Skinner la punizione rappresenta un metodo educativo assai poco efficace.
ESEMPIO: se un automobilista prende una multa per eccesso di velocità le sue condotte successive non saranno sempre improntate al rispetto delle regole stradali: al contrario è probabile che metterà in atto delle risposte di evitamento, come per esempio fare strade alternative per evitare i controlli della velocità.
Skinner scoprì inoltre che un rinforzo parziale, cioè intermittente e non continuo | APPROFONDIAMO, p. 202 |, garantiva una maggiore produzione della risposta acquisita rispetto a un rinforzo continuo, cioè puntuale e costante. Il rinforzo parziale funziona soprattutto se avviene dopo un variabile numero di risposte o intervalli di tempo: esso garantisce un apprendimento più lento ma più duraturo; al contrario, se un rinforzo accompagna sempre la risposta, è probabile che esso ne provochi l’▶ estinzione, perdendo efficacia nel condizionare il comportamento.

l’autore  Burrhus Frederic Skinner

Burrhus Frederic Skinner nasce a Susquehanna, in Pennsylvania, nel 1904. Dopo gli studio a Harvard diventa professore di Psicologia presso le università del Minnesota, dell'Indiana e infine Harvard, dove insegna fino al 1975. Diviene uno dei principali esponenti del comportamentismo e per questo sostiene sempre la necessità di basare la psicologia solo su dati osservabili in modo oggettivo.
Riprendendo e andando oltre gli studi di Pavlov, egli inventa la Skinner Box, attraverso la quale il comportamento animale poteva essere studiato in modo più rigoroso. Le sue ricerche sono state un esempio da imitare per tutti gli studiosi che hanno aderito a questo modello e hanno trovato una grande applicazione nei contesti più disparati.
Autore di diversi saggi, tra i quali occorre ricordare Scienza e comportamento (1953) e Il comportamento verbale (1957), è stato anche poeta e autore di un romanzo utopico, Walden Due (1948), nel quale racconta la vita di una comunità ideale che vive all'insegna della filosofia comportamentista. Muore a Cambridge, Massachusetts, nel 1990.

per immagini

Punizioni vs rinforzi

In questo dipinto di Jan Miense Molenaer (1610 ca.-1668), pittore olandese del Seicento, è raffigurata una scena di vita piuttosto comune per l’epoca: un maestro picchia lo scolaro. I metodi educativi del passato prevedevano, infatti, l’utilizzo di punizioni corporali per correggere gli errori dei giovani e condurli sulla retta via.
Proprio le ricerche di Skinner, invece, mostrarono che il rinforzo positivo è assai più efficace della punizione per ottenere risultati. Infatti, secondo Skinner, il rinforzo positivo aumenta la motivazione, mentre la punizione produce rassegnazione e rifiuto.

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approfondiamo  RINFORZO PARZIALE E GIOCO D’AZZARDO

Perché il Gratta & Vinci ottiene così tanto successo? Gli inventori pubblicizzano parlando di vincite milionarie, che tuttavia sono assai improbabili. Chi acquista un Gratti & Vinci, e sfida la fortuna a questo gioco, viene attratto da due meccanismi fondamentali.
  • Il primo è quello della generalizzazione. I numeri non vincenti sono molto vicini  a quelli vincenti; per esempio, se il numero vincente è 32, molto spesso nella scheda compaiono il 31 o il 33 o il 34, e non numeri molto diversi come 85, 16, 74. In questo modo il giocatore ha la sensazione di esserci andato vicino o di aver mancato il premio per poco, ed è quindi indotto a riprovare acquistando una nuova cartella.
  • Il secondo meccanismo è quello del rinforzo parziale variabile: in alcune occasioni, circa una su tre, è possibile scoprire di aver vinto un piccolo premio, di solito equivalente al costo della cartella. In questo modo, rinforzati da piccole vincite, i giocatori sono indotti a comprare nuovamente delle cartelle, poiché la speranza di vittoria è alimentata da questi piccoli incentivi. In realtà la cifra investita dai giocatori nel suo complesso è molto superiore ai premi distribuiti e purtroppo esistono persone che spendono molto denaro in questo gioco, mettendo a rischio la loro situazione economica e le loro relazioni.
Il modellaggio
Skinner si interessò anche a un’altra questione fondamentale: è possibile indurre nel soggetto un comportamento che non si verifica mai spontaneamente? Se sì, come?
Questa domanda era cruciale se, per esempio, il topo dei suoi esperimenti non mostrava alcun interesse per la leva nella gabbietta. Egli introdusse allora il modellaggio (shaping) per approssimazioni successive. Questa tecnica si basa sull’individuazione e il rafforzamento di un comportamento spontaneo che si avvicina alla risposta desiderata. Quando il topo nella gabbia non premeva mai la leva, Skinner somministrava un rinforzo positivo nel momento in cui vi si avvicinava. Aumentando la frequenza di questo comportamento si favoriva la possibilità che il roditore la premesse casualmente; a quel punto il rinforzo veniva associato a questa nuova risposta, fino a stabilizzarla.
Il modellaggio è pertanto una tecnica di apprendimento che consiste in una serie di condizionamenti operanti in successione, partendo dalla risposta più spontanea fino ad arrivare a quella desiderata. Pertanto, esso induce nel soggetto una risposta che non produce mai spontaneamente. È molto applicato nell’addestramento animale, con risultati notevoli, ma anche in procedure educative (scrittura) e training sportivi.
Skinner si interessò molto anche alla scuola: egli sosteneva che i metodi educativi e di insegnamento dovevano essere aggiornati alla luce delle scoperte comportamentiste. La crescente scolarizzazione di massa diminuiva i rinforzi ottenuti dal prestigio dello studio e dalla promessa di una posizione sociale migliore. La sua opinione era che, a questo punto, si dovesse pensare a piani di studio con contenuti stimolanti, piacevoli e ad attività scolastiche che catturassero l’interesse degli studenti. Inventò anche dei macchinari con i quali una persona poteva imparare ed esercitarsi da sola con programmi di apprendimento basati sulle tecniche che aveva sperimentato in laboratorio. Questa idea molto innovativa, in anticipo di decenni rispetto ai computer e ai software dedicati alla scuola, incontrò presto delle critiche: molti contestavano la forte semplificazione del processo di insegnamento-apprendimento da parte di Skinner, evidenziando che la relazione fra chi insegna e chi impara è un elemento indispensabile della realtà educativa.

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I punti essenziali delle teorie di Skinner
Riassumendo, è possibile sottolineare alcuni punti essenziali dei risultati di Skinner:
  • il rinforzo è un elemento essenziale del processo di apprendimento: può essere positivo, quando aumenta la probabilità che un comportamento venga ripetuto, o negativo, quando un comportamento diviene più probabile perché produce la scomparsa di uno stimolo nocivo;
  • l’apprendimento è uno solo, negli animali e nell’uomo, nei compiti semplici e in quelli complessi. È possibile studiare i fenomeni legati al condizionamento operante negli animali e poi applicare i risultati all’insegnamento di abilità complesse per gli esseri umani;
  • il modello comportamentista si basa sul paradigma stimolo-risposta-rinforzo.
Skinner ha dato un grande contributo alla psicologia e allo studio dell’apprendimento e ha reso noto il comportamentismo fuori dal mondo accademico, nelle scuole, nell’esercito, nelle aziende e nell’addestramento animale. Il condizionamento operante, i programmi di rinforzo e il modellaggio per approssimazioni successive sono tecniche applicate tuttora nelle terapie comportamentali per trattare comportamenti problematici e nocivi, come la dipendenza da sostanze o i disturbi della condotta alimentare.

per lo studio

1. Che cosa si intende per esperimento cronico?

2. Che differenza c'è tra riflesso incondizionato e riflesso condizionato? Spiegati con un esempio.

3. Qual è il modo per rendere più efficace un rinforzo positivo?


  Per discutere INSIEME 

1. I riflessi condizionati appartengono alle nostre esperienze comuni. Riferisci alcune circostanze nelle quali è possibile vedere l'opera, nel comportamento delle persone o degli animali, un riflesso pavloviano e discutine insieme ai tuoi compagni.

2. Il voto scolastico può essere considerato un metodo di rinforzo sia in senso positivo che in senso negativo. Discuti con i tuoi compagni sull'utilità di questa pratica.

I colori della Psicologia - volume 1
I colori della Psicologia - volume 1
Primo biennio del liceo delle Scienze umane