2 La “nuova” psicologia

2. La “nuova” psicologia

Come abbiamo visto, Gustav Fechner propose, per la prima volta, metodologie di tipo oggettivo, tipiche della fisiologia, per misurare e confrontare funzioni mentali. Per quanto egli fosse stato il primo a proporre come ipotesi la possibilità di misurare il rapporto tra stimolo (realtà fisica) e sensazione (realtà immateriale), quindi tra corpo e mente, il suo trattato Elementi di psicofisica acquisì popolarità e si diffuse solo nell’ambito psicofisiologico.
La nascita della psicologia per come la conosciamo oggi è invece legata alla figura di Wilhelm Wundt.

2.1 WUNDT E LA PSICOLOGIA SPERIMENTALE

Wilhelm Wundt | ▶ L’AUTORE | è stato uno dei primi scienziati a teorizzare la possibilità di individuare criteri oggettivi per analizzare il comportamento umano: a tal fine, nel 1879, fonda a Lipsia il primo laboratorio di psicologia sperimentale nella storia della psicologia scientifica. Ecco perché il 1879 è considerato l’anno di nascita della psicologia nella sua accezione moderna e sperimentale.
Nel suo Compendio di psicologia, pubblicato nel 1896, Wundt afferma che per la ricerca in psicologia sono fondamentali:
  • il metodo sperimentale, che si basa sull’intervento attivo dell’osservatore, che manipola e controlla i processi psichici presi in esame;
  • l’osservazione, ritenuta adeguata per i prodotti dello spirito – come le lingue, i costumi, le rappresentazioni mitologiche – che non possono essere manipolati liberamente dal ricercatore.
I cosiddetti “prodotti dello spirito” rientravano nell’ambito della psicologia sociale, mentre i processi psichici analizzabili con il metodo sperimentale (sensazione, memoria, percezione) facevano parte della psicologia individuale, oggetto di indagine da parte di Wundt.
È così che in quei primi laboratori di psicologia a Lipsia si iniziò a studiare, in maniera sistematica e in modo esatto e ripetibile, seguendo quindi le modalità che caratterizzano l’approccio scientifico, come gli stimoli dell’ambiente esterno (visivi, acustici, tattili ecc.), una volta tradotti in impulsi nervosi, arrivavano al cervello e diventavano dapprima sensazioni elementari e poi percezioni complesse. Wundt e i suoi collaboratori ritenevano infatti che le percezioni complesse, tramite le quali possiamo formarci una rappresentazione del mondo, fossero costituite da più sensazioni elementari, frutto dell’esperienza immediata. Quindi, per capire come si formano le percezioni complesse, bisognava partire da quelle elementari; il metodo individuato per fare ciò fu quello dell’⇒ introspezione, che consiste nell’osservare dentro la propria mente.
Questo metodo di studio, basato su una tecnica di auto-osservazioneconsisteva in una serie molto minuziosa di passaggi da seguire e termini da utilizzare ed era caratterizzato da una modalità predeterminata e codificata per la descrizione dei fenomeni da parte del soggetto. L’obiettivo principale era di cogliere e riportare i processi mentali che hanno luogo durante la presentazione di uno stimolo esterno. Wundt credeva infatti che, se ogni più piccola parte dell’esperienza del soggetto fosse stata analizzata e se le parole utilizzate per descriverla fossero state codificate nel loro significato, si sarebbero ottenute delle descrizioni esatte, complete e paragonabili tra loro.
Per applicare questo metodo, tuttavia, era necessario per il soggetto un “addestramento”, che permettesse di individuare le sensazioni elementari, prima ancora delle percezioni complesse.
ESEMPIO: se si presenta a un soggetto non addestrato una penna e lo si interroga su quanto sta osservando, la risposta che otterremo sarà “una penna stilografica nera”; ma, se la stessa domanda viene fatta dopo un adeguato addestramento al metodo introspettivo, la risposta potrebbe essere “un oggetto piccolo e leggero di colore scuro con una superficie liscia e dura, una forma arrotondata a una estremità e appuntita dall’altra”.
Quindi, il soggetto addestrato diventa in grado di classificare i dati introspettivi utilizzando una precisa terminologia, con l’obiettivo di scomporre i processi psichici fino a raggiungere la loro parte più piccola e non ulteriormente scomponibile, i cosiddetti atomi psichici.

l’autore  Wilhelm Wundt

Wilhelm Maximilian Wundt nasce nel 1832 a Neckarau, nei pressi di Mannheim (Germania). Forse anche a causa di un’infanzia difficile, vissuta senza il padre (morto prematuramente) e in ristrettezze economiche, è descritto come un tipo solitario, maniacale soprattutto nel proprio lavoro, dall’indole aggressiva e severa.
Dopo la laurea in fisiologia, conseguita presso l’università di Heidelberg nel 1857, Wundt entra in contatto con alcuni dei più importanti personaggi scientifici del suo tempo: diviene assistente di Hermann von Helmholtz, medico, fisiologo e fisico (soprannominato, per la sua poliedricità, “cancelliere della fisica”) e collabora, a Berlino, alle ricerche di Johannes Peter Müller, uno dei maestri della fisiologia del XIX secolo. Grazie a queste collaborazioni egli matura l’idea di poter fondare una vera e propria psicologia sperimentale, utilizzando il metodo d’indagine della fisiologia per studiare la psiche umana. Mentre porta avanti le sue ricerche e fonda un laboratorio di psicologia sperimentale, insegna fisiologia prima a Zurigo e poi a Lipsia, dove si stabilisce fino alla sua morte, avvenuta nel 1920.

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L’approccio strutturalista
La prima scuola di psicologia nacque a opera di un allievo di Wundt, Edward Titchener (1867-1927), il quale definì questo approccio “strutturalista”, perché aveva come obiettivo l’indagine della struttura della mente. L’oggetto di studio dello strutturalismo erano le varie componenti del sistema nervoso e come esse operassero congiuntamente nella percezione di un fenomeno.
Tuttavia, sia lo strutturalismo sia l’introspezione non erano metodi destinati a durare a lungo nel tempo a causa proprio del presupposto metodologico sul quale si basavano per la raccolta dei dati, ovvero il resoconto verbale delle proprie sensazioni da parte di soggetti addestrati a quel compito. Al metodo sperimentale, infatti, sono state mosse due critiche principali:
  • la verifica non oggettiva dei dati ottenuti: è possibile per esempio descrivere con parametri oggettivi la frequenza e l’intensità del suono ma non è possibile spiegare in maniera altrettanto esauriente la sensazione personale che quel determinato suono ha provocato;
  • l’impossibilità di utilizzo con i bambini: basandosi sul resoconto verbale questo metodo non poteva essere applicato allo studio della mente dei bambini che non sanno ancora parlare o non possiedono una proprietà di linguaggio adeguata.
per lo studio

1. Come mai Wundt viene considerato il padre della psicologia?
2. In che cosa si distingue la psicologia empirica dalla psicologia sperimentale?

  Per discutere INSIEME 

Prendete in considerazione Harry Potter, giovane mago orfano e segnato per sempre dalla ferita di Voldemort: ognuno di voi cerchi di immedesimarsi nel personaggio e di descrivere le sensazioni e le emozioni che proverebbe se fosse Harry Potter. Confrontate poi in gruppo le diverse emozioni provate e la loro intensità.

I colori della Psicologia - volume 1
I colori della Psicologia - volume 1
Primo biennio del liceo delle Scienze umane