1 Teorie sul pensiero creativo

1. Teorie sul pensiero creativo

La creatività è una caratteristica saliente dell’essere umano: essa risponde all’esigenza di cambiamento e trasformazione insita nell’uomo. È possibile affermare che ciascun individuo mostri, in un determinato ambito e in maniera più o meno evidente, la sua creatività. Essa risulta particolarmente sviluppata in quei soggetti capaci di trovare e inventare nuove connessioni tra pensieri e oggetti, producendo cambiamenti e innovazioni.
La creatività, per essere definita tale, soddisfa il criterio dell’⇒ originalità: un pensiero o un lavoro creativo colpisce perché risulta nuovo, inedito, originale appunto. L’originalità deve però accompagnarsi alla possibilità che quel prodotto venga riconosciuto dagli altri come creativo. La creatività, infatti, ha un carattere fortemente sociale: deve poter essere giudicata dalla comunità come innovativa e utile. In altre parole, un’attività può essere definita creativa quando è originale, ma anche declinata secondo regole condivise: tali aspetti fondamentali distinguono la creatività dall’arbitrarietà.

per immagini

L’idea oltre la tela

Nella prima metà del Novecento l’artista, pittore e scultore Lucio Fontana (1899-1968) produsse diverse opere originali e creative. Alcuni suoi quadri rappresentano “semplicemente” uno o più tagli della tela grezza che solitamente viene usata come base da disegno. Tali opere soddisfano il criterio di essere riconosciute come quadri, al tempo stesso però sono originali perché inediti, mai visti prima.
È molto semplice produrre un quadro come quelli di Fontana, bastano pochi attrezzi e poco tempo, ma all’artista va riconosciuto il merito di essere stato il primo a mettersi di fronte alla tela e decidere di utilizzarla in quel modo innovativo, provocatorio e originale. La tela non è più un supporto per l’opera d’arte ma diventa essa stessa arte, rompendo l’illusione del piano spaziale.

1.1 WERTHEIMER E IL PENSIERO PRODUTTIVO

Diversi studiosi si sono occupati di analizzare i processi creativi dell’essere umano con l’obiettivo di darne una definizione. Gli studi sulla creatività presero avvio dall’esigenza di approfondire quegli aspetti dell’intelligenza che i tradizionali strumenti di misurazione, basati prevalentemente sul ragionamento logico, non erano in grado di evidenziare | ▶ APPROFONDIAMO |.
Il primo a interessarsi alla creatività fu Max Wertheimer | ▶ L’AUTORE |, psicologo praghese ed esponente della Gestalt | ▶ UNITÀ 1, p. 24 |. Secondo lo studioso la principale caratteristica della creatività umana è il pensiero produttivo, inteso come la capacità di cogliere una determinata situazione nel suo insieme, rielaborarne e riorganizzarne in modo funzionale i singoli elementi percepiti, al fine di creare soluzioni grazie a procedimenti originali tramite la loro ricombinazione. In altre parole, il pensiero produttivo è una forma di ragionamento che, di fronte a una situazione complessa, coglie gli elementi a disposizione e li rimescola e ristruttura per raggiungere una nuova soluzione in maniera creativa e originale.
ESEMPIO: per capire il funzionamento del pensiero produttivo è utile ricorrere a un aneddoto, a metà tra realtà e leggenda, che riguarda il matematico e fisico tedesco Carl Friedrich Gauss (1777-1855). Un giorno il maestro di matematica delle elementari di Gauss, spazientito dal vociare degli alunni, diede un compito in classe per placare gli allievi turbolenti: sommare tutti i numeri da 1 a 100. Mentre i compagni si arrovellavano per calcolare S = 1 + 2 + 3 + 4 + 5 + … + 100 con addizioni sempre più complicate, il piccolo Gauss, cogliendo l’insieme degli elementi del compito, riuscì a combinarli in modo creativo dando la soluzione corretta molto prima degli altri. Anziché procedere come i compagni, si accorse che, usando la proprietà commutativa dell’addizione che permette di scambiare l’ordine degli addendi a piacere, i numeri potevano essere ordinati in coppie: (1 + 99) + (2 + 98) + (3 + 97) + … + (49 + 51). Egli infatti capì che per raggiungere il risultato bastava sommare le 49 coppie di numeri, la cui somma vale sempre 100, più i due numeri “spaiati”, ovvero 50 e 100. Calcolò quindi facilmente l’espressione: S = (49 x 100) + 50 + 100 = 5050 fornendo la soluzione corretta e lasciando di stucco il maestro.
Da questo esempio è chiaro come il pensiero produttivo operi cogliendo i dati complessivi del problema utilizzandoli in maniera creativa per raggiungere la soluzione | ▶ APPROFONDIAMO |.
Wertheimer distingue il pensiero produttivo dal “pensiero meccanico”, il quale si basa sulla semplice e lineare riproduzione meccanica delle regole necessarie al raggiungimento dell’obiettivo. Al pensiero produttivo lo studioso riconosce un carattere:
  • esplorativo: si osserva l’ambiente circostante alla ricerca di elementi che possano essere utili per risolvere il problema;
  • inventivo: si utilizza in maniera originale ciò che l’ambiente offre;
  • intuitivo: si immagina un procedimento mai usato prima che apre a nuove soluzioni al di là della soluzione data.

approfondiamo  CREATIVITÀ E INTELLIGENZA

Numerosi studi si sono occupati di cercare di capire se e come intelligenza e creatività siano due capacità cognitive distinte o sovrapponibili e come si coniughino nello stesso individuo: sembra che l’intelligenza possa essere considerata un prerequisito per la creatività, ma che essere creativi implichi il possesso di qualità distinte da quelle che contribuiscono all’espressione dell’intelligenza. Ciò significa che i soggetti creativi facilmente sono anche intelligenti, ma non che chi è intelligente sia necessariamente anche creativo. Albert Einstein (1879-1955), famoso fisico tedesco noto per aver formulato la teoria della relatività, a proposito del rapporto tra creatività e intelligenza disse che «la creatività non è altro che un’intelligenza che si diverte».
Intelligenza e creatività sembrano dunque essere facoltà distinte anche se interrelate, entrambi utili all’adattamento socioambientale dell’individuo. Inoltre, diversamente che per l’intelligenza, non esistono test validi che siano in grado di misurare le capacità creative: perché una risposta venga definita creativa deve essere non prevedibile ed è pertanto difficile sottoporla a misurazione.

l’autore  Max Wertheimer

Max Wertheimer, nato a Praga nel 1880 e morto a New Rochelle, nello Stato di New York, nel 1943, è uno dei principali esponenti della psicologia del primo Novecento.
Mentre lavora presso l’Istituto psicologico dell’università di Francoforte, conosce Kurt Koffka e Wolfgang Köhler, insieme ai quali pone le basi della psicologia della Gestalt.
Insegna a Berlino, dove stringe amicizia con Albert Einstein, prima di diventare professore ordinario a Francoforte nel 1925. Nel 1933 è costretto a fuggire dalla Germania in seguito alle persecuzioni naziste. Trova rifugio negli Stati Uniti, dove insegna alla New School for Social Research di New York. In quegli anni scrive il saggio Productive Thinking (“Il pensiero produttivo“, pubblicato postumo nel 1945), opera che ha ispirato e influenzato molti psicologi americani.

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approfondiamo  IL PROBLEM SOLVING

Problem solving è un’espressione inglese che letteralmente significa "risoluzione di un problema".
Si tratta di un processo mentale che ci permette, quando ci troviamo di fronte a un problema, di esaminare la situazione e formulare ipotesi su come risolverla in modo funzionale.
Anche se l’essere umano per sua natura è predisposto alla ricerca di soluzioni quando si trova a dover fronteggiare problemi e imprevisti, tuttavia l’attività di problem solving è stata anche oggetto di studio, con l’obiettivo di individuare tecniche e strategie formalizzate che facilitino la risoluzione dei problemi.
Un esempio di tali approcci è il modello Ideal, le cui diverse fasi (che si sviluppano seguendo l’acronimo) permettono di individuare, analizzare e risolvere una determinata situazione problematica:
  • Identify the problem: identificare il problema;
  • Define the context of the problem: definire il contesto in cui si inserisce problema;
  • Explore possible strategies: esplorare e valutare possibili strategie per affrontare il problema;
  • Act on best solution: mettere in atto la soluzione migliore;
  • Look back and learn: controllare il lavoro svolto e imparare dai risultati ottenuti.
Il problem solving non è peculiarità esclusiva degli esseri umani: grazie a un famoso esperimento con lo scimpanzé Sultano, lo psicologo Köhler ha mostrato come questa attività di pensiero possa essere raggiunta anche da scimmie antropoidi particolarmente dotate | ▶ UNITÀ 7, p. 204 |.

1.2 GUILFORD E IL PENSIERO DIVERGENTE

Lo psicologo statunitense Joy P. Guilford, interessato a capire i meccanismi mentali che governano le abilità cognitive | ▶ UNITÀ 5, p. 147 |, si occupò nel corso delle sue ricerche anche di approfondire il concetto di creatività.
Guilford parte dal presupposto che esistano due tipi di pensiero:
  • il pensiero convergente, ovvero la capacità umana di organizzare e ordinare le informazioni allo scopo di arrivare a una soluzione efficace e convenzionale, seguendo un ragionamento puramente logico e schematico.
    ESEMPIO: se dobbiamo preparare degli inviti per una cena importante e dunque imbustare l’invito, scrivere l’indirizzo e affrancare la busta per ciascun invitato, potremo decidere se procedere in parallelo (imbustando tutti gli inviti, poi scrivendo tutti gli indirizzi e solo alla fine aggiungendo tutti i francobolli) oppure in serie (completando ogni singolo invito). In ciascuno dei due casi seguiremo un pensiero di tipo convergente, volto all’efficacia del procedimento per raggiungere l’obiettivo;
  • il pensiero divergente, che risulta meno vincolato a schemi rigidi e univoci ed è caratterizzato dall’espressione della creatività, in quanto implica la possibilità di produrre soluzioni alternative di fronte a un unico problema. Affrontare un compito facendo ricorso al pensiero divergente comporta innanzitutto la valutazione dei dati che si hanno a disposizione e, in un secondo momento, la capacità di utilizzarli in maniera flessibile e originale, superando schemi di ragionamento ordinari e precostituiti. Il pensiero divergente permette quindi di stimolare nuove prospettive, innovare. L’essere umano è in grado di ricorrere a questo processo creativo di fronte a situazioni complesse, in maniera sempre più fluida, una volta acquisita padronanza del compito da svolgere. Ciò significa che, in seguito a una buona conoscenza dei dati a disposizione, la nostra mente può essere capace di elaborarli e combinarli in modo creativo producendo nuove soluzioni più efficaci, ottimizzate e originali, ma comunque appropriate rispetto all’obiettivo da raggiungere | ▶ APPROFONDIAMO |.
È possibile individuare diverse dimostrazioni di pensiero divergente alla base dello sviluppo di alcune app nate da idee creative. La più rivoluzionaria è senz’altro Facebook, nata nel 2004 dall’idea di uno studente di Harvard, Mark Zuckerberg, che ebbe l’intuizione di realizzare un programma in grado di mettere in collegamento gli studenti della sua università, con l’obiettivo di facilitare la conoscenza e le relazioni all’interno del campus. Per partecipare bastava iscriversi al social e creare un profilo con il proprio nome, la propria foto e le caratteristiche che si desiderava condividere con gli altri (quale corso si stava frequentando, quali erano i propri interessi e poco altro): una sorta di registro degli studenti condiviso e consultabile dagli studenti stessi. L’idea ebbe un gran successo: gli iscritti furono tantissimi in poco tempo e le pagine del social venivano frequentate quotidianamente da parecchi utenti. A quel punto altre università decisero di utilizzare Facebook per mettere in collegamento i propri studenti; in seguito il social arrivò a travalicare i limiti dei campus e a essere utilizzato in quasi tutto il mondo.
Dopo Facebook sono stati creati diversi social network, con funzioni differenti, ma Facebook è stato il primo grande esempio che ha rivoluzionato la modalità di utilizzo delle risorse della rete: questo cambio di paradigma viene talvolta indicato come web 2.0, ovvero l’uso di Internet caratterizzato dalla possibilità degli utenti di interagire e modificare i contenuti online. Se prima la rete forniva informazioni grazie alla consultazione passiva dei siti, con lo sviluppo dei social network gli utenti possono ora sfruttare attivamente il web condividendo essi stessi immagini e dati.

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approfondiamo  IL BRAINSTORMING

Brainstorming è un’espressione inglese composta dalle parole brain ("cervello") storm ("tempesta"), che letteralmente significa "tempesta di cervelli”. Si tratta di una tecnica creativa di gruppo, ideata per la prima volta in ambito pubblicitario.
L’attività di brainstorming prevede che un gruppo di persone si ritrovi a ragionare e confrontarsi con l’obiettivo di lavorare insieme per far emergere diverse possibili alternative in vista della soluzione di un problema. Il procedimento prevede innanzitutto l’individuazione di una parola chiave, che solitamente viene scritta su una lavagna o su un cartello visibile a tutti i partecipanti e che serve da guida per la successiva "tempesta di idee": focalizzandosi sullo specifico problema, ogni componente del gruppo è invitato a dire a ruota libera qualunque soluzione gli venga in mente. Ogni commento, idea o parola viene scritto anch’esso vicino alla parola chiave.
Tale tecnica si fonda sulla constatazione che le idee espresse da altre persone integrano e richiamano altre idee nuove, sulla base di una discussione incrociata. In questa fase non esiste censura, qualunque pensiero è ben accetto; in un secondo momento saranno quindi prese in esame le parole emerse e quelle selezionate dal gruppo serviranno a individuare una possibile soluzione al problema o un percorso da seguire.
Il pubblicitario che inventò questa tecnica, Alex Osborn (1888-1966), identificò quattro semplici regole che guidano l’attività di brainstorming:
1. nessuna critica alle idee altrui;
2. sono benvenuti tutti i capovolgimenti di opinione;
3. è benvenuta la quantità di idee;
4. è necessario un successivo lavoro di perfezionamento su ogni singola idea emersa.

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1.3 DE BONO E IL PENSIERO LATERALE

Lo scrittore e psicologo maltese Edward de Bono | ▶ L’AUTORE | ha pubblicato diversi libri nei quali esprime il suo punto di vista sui meccanismi della mente e in particolare sulla creatività.
Egli ha elaborato il concetto di pensiero laterale, con il quale intende una modalità di pensiero creativa, finalizzata alla risoluzione di problemi, che fuoriesce dagli schemi del pensiero lineare e razionale discostandosi dalla logica tradizionale. Il pensiero laterale non si concentra sulla ricerca di una soluzione diretta e immediata, ma prevede l’osservazione del problema da punti di vista differenti, allo scopo di individuare più soluzioni alternative.
Sforzarsi di guardare la stessa situazione da angolazioni differenti, prima di optare per una in particolare, permette di cogliere maggiori dettagli, confrontare le diverse prospettive, integrandole o scartandole, e generare ipotesi creative nuove, comunque volte al raggiungimento dell’obiettivo.
Proviamo a comprendere meglio che cosa si intende con pensiero laterale attraverso un esempio proposto da de Bono stesso, il cosiddetto “rompicapo dell’elettricista”.
ESEMPIO: immaginate di trovarvi in una stanza con una porta chiusa e tre interruttori della luce. Al di là della porta chiusa c’è una lampadina alogena collegata alla corrente. L’obiettivo è scoprire quale interruttore accende la lampadina ma a certe condizioni: potete schiacciare gli interruttori tutte le volte che volete ma aprire la porta per verificare se la lampadina è accesa o spenta una volta soltanto. Qual è il miglior modo di procedere?
Il pensiero laterale può aiutare a risolvere questo indovinello in modo più efficace, per esempio, del semplice calcolo probabilistico, che non supererebbe il 50% di riuscita. Chi sfrutta il pensiero laterale procederà in questo modo: preme l’interruttore 1, aspetta qualche minuto, spegne l’interruttore 1 e accende l’interruttore 2, aprendo subito dopo la porta e toccando la lampadina.
Perché? Ecco la soluzione:
  • se quando si apre la porta la lampadina è accesa sarà stato l’interruttore numero 2 ad accenderla;
  • se quando si apre la porta la lampadina è spenta e fredda vuol dire che non è stata accesa per diversi minuti e quindi, per esclusione, l’interruttore che la accende è il numero 3;
  • se quando si apre la porta la lampadina è spenta e calda, vuol dire che è stata accesa per un po’ prima di essere spenta: l’interruttore che la accende è il numero 1.
Il pensiero laterale permette di sfruttare tutti i dati a disposizione e di riconoscere come informazioni fondamentali alla soluzione del trabocchetto la variabile “calore della lampadina” e la variabile “tempo”.

l’autore  Edward de Bono

Edward de Bono, nato a Malta nel 1933, è considerato il principale studioso del pensiero creativo, su cui ha scritto più di una sessantina di libri.
Dopo essersi laureato in Medicina all’università di Malta, ottiene una borsa di studio presso l’università di Oxford e si specializza in psicologia e fisiologia. Elabora la teoria del cosiddetto “pensiero laterale”, nonché la tecnica dei “sei cappelli per pensare”, insegnando tali metodi di pensiero in prestigiose università quali Cambridge, Oxford e Harvard e collaborando con diverse aziende e governi. Nel 2004 fonda a Malta il World Center for New Thinking, istituzione dedicata alla diffusione del pensiero creativo e basata sui suoi programmi educativi per quanto riguarda l’insegnamento delle abilità del pensiero umano. La sua opera più importante è Il meccanismo della mente (1969).

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1.4 FREUD E LE LIBERE ASSOCIAZIONI

Il famoso neurologo e psicoanalista austriaco Sigmund Freud | ▶ L’AUTORE, p. 340 | individua come regola fondamentale ai fini del lavoro introspettivo psicoanalitico il meccanismo delle libere associazioni. Durante una seduta psicoanalitica il paziente deve tentare di rinunciare, per quanto gli è possibile, alla censura cosciente e deve esprimere liberamente tutti i pensieri, le idee, i sentimenti, le speranze, le sensazioni, i ricordi che si affacciano alla mente senza vergogna e senza preoccuparsi di rischiare di riferire concetti sgradevoli, inopportuni, insensati o non rilevanti.
Secondo Freud, infatti, ogni pensiero dell’individuo è collegato e rinvia ad altri pensieri che, se seguiti e analizzati a fondo, consentono di scoprire vie associative. Queste formano reti o punti nodali che possono essere percorsi seguendo un ordine cronologico o per materie, un po’ come si consulterebbe un archivio. Le libere associazioni permettono, a partire da un concetto, di arrivare a un altro concetto, non immediatamente comprensibile perché inconscio.
Nell’inconscio si trovano tutti quei pensieri o ricordi troppo dolorosi e traumatici che la mente rimuove come meccanismo di difesa: pensare o ricordare simili eventi, infatti, diventerebbe un’esperienza insopportabile per l’essere umano, con il rischio di sviluppare patologie psichiche. L’attività delle libere associazioni permetterebbe di far emergere o di arrivare a comprendere, attraverso l’analisi, l’inconscio rimosso dell’individuo, in modo da poterlo portare a livello della coscienza e rielaborarlo poiché, una volta consapevole, la mente umana può maneggiare l’elemento traumatico per renderlo “digeribile”.
Partendo da queste premesse anche Freud si è occupato di provare a capire come funziona il pensiero creativo e attraverso quali meccanismi la nostra mente possa essere definita creativa. Secondo Freud l’atto creativoche trova la sua massima espressione nell’opera d’arte, è il risultato di un processo messo in atto da quei soggetti che possono essere definiti “artisti” e che trovano una modalità di espressione dei contenuti rimossi del proprio inconscio, stabilendo in qualche modo un rapporto tra il loro mondo interiore e ciò che producono.
La creatività, in questo senso, è uno strumento utile a superare un conflitto psichico tra ciò che è presente nell’inconscio, i nostri desideri e le nostre paure, e la realtà esterna. In altre parole, per Freud la creatività prende vita dalla capacità dell’individuo di trasformare i propri impulsi in aspetti produttivi. Questo meccanismo è definito ▶ sublimazione, ovvero lo spostamento di una pulsione negativa, aggressiva o sessuale in una modalità condivisibile, accettabile e valorizzante come l’attività artistica.

per lo studio

1. In che cosa consiste il pensiero produttivo? Cerca di darne una definizione formulando un esempio.
2. In che cosa consiste il pensiero divergente? Cerca di darne una definizione formulando un esempio.
3. Che cos’è la sublimazione secondo Freud?


  Per discutere INSIEME 

Dopo aver diviso la classe in due gruppi provate, insieme ai vostri compagni, a inventare un rompicapo risolvibile grazie all’utilizzo del pensiero laterale. Ciascun gruppo deve poi sottoporlo all’altro gruppo. Riuscite a trovare una soluzione creativa?

I colori della Psicologia - volume 1
I colori della Psicologia - volume 1
Primo biennio del liceo delle Scienze umane