VERSO LE COMPETENZE

VERSO LE COMPETENZE

CONOSCENZE
1 Scegli il completamento corretto.

a. Per “asemia” si intende:
  • 1 l’impossibilità di articolare le parole.
  • 2 l’incapacità di riconoscere un segno scritto.
  • 3 l’utilizzo di un tipo di linguaggio esclusivamente telegrafico.

b. Secondo Jakobson, la funzione conativa della comunicazione:
  • 1 ha lo scopo di influenzare i comportamenti del destinatario.
  • 2 consiste nella trasmissione di emozioni e stati d’animo.
  • 3 ha l’obiettivo di trasmettere un messaggio.

c. Nella parola “bicchiere” il significante è:
  • 1 il concetto astratto di “bicchiere”.
  • 2 l’insieme delle lettere che formano la parola.
  • 3 l’oggetto reale a cui fa riferimento la parola.

d. Nell’assioma “Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e un aspetto di relazione”, l’aspetto di relazione fa riferimento:
  • 1 a tutte le informazioni e le sfumature che servono a interpretare il messaggio.
  • 2 al legame che sussiste tra coloro che comunicano.
  • 3 ai riferimenti esterni rispetto alla trasmissione del messaggio.

2 Indica se le seguenti affermazioni sono vere (V) o false (F).

a. I sintagmi sono unità sintattiche formate da una singola parola.
  •   V       F   
b. Secondo Shannon nel corso di una comunicazione il rumore amplifica il messaggio.
  •   V       F   
c. La comunicazione non verbale si sviluppa prima di quella verbale.
  •   V       F   
d. Il linguaggio verbale è una facoltà che possiedono tutti gli esseri viventi.
  •   V       F   
e. In una comunicazione il feedback avviene solo in maniera esplicita tramite il linguaggio.
  •   V       F   
3 Completa le frasi utilizzando le espressioni e i termini elencati di seguito.

effetto • comunicazione • illocutorio • perlocutorio • locutorio

a. Secondo la teoria degli atti linguistici ogni ......................................... determina tre diverse azioni: un atto ........................................., cioè l’azione del parlare; un atto ........................................., cioè l’azione che si intende compiere attraverso il messaggio; un atto ........................................., ovvero l’......................................... della comunicazione sul destinatario.
LESSICO
4 Fornisci una definizione per ognuna delle seguenti parole o espressioni.

a. Parola
b. Segno
c. Fono
d. Fonema
e. Contesto
f. Morfema
g. Lessico
h. Pragmatica della comunicazione
i. Funzione fatica

ESPOSIZIONE ORALE
5 Rispondi oralmente alle seguenti domande.

a. Se mi presento a una persona stringendole la mano e dicendole il mio nome quali canali comunicativi attivo?
b. Che cosa significa “codificare” un messaggio?
c. Che cosa si intende per contesto extralinguistico?
d. Fai un esempio di funzione metalinguistica della comunicazione.
e. Che cos’è il feedback e perché è importante a livello comunicativo?
f. Quali sono i cinque assiomi della pragmatica della comunicazione?
g. Che cosa indica Jakobson con la funzione referenziale della comunicazione?

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ANALISI E COMPRENSIONE DI UN DOCUMENTO

6 Leggi con attenzione questo brano tratto Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll. Il testo inglese presenta numerosi scioglilingua, paradossi linguistici e giochi di parole. Per questo la sua traduzione è un’operazione molto complessa. In alcuni passaggi l’autore sfiora il vero “non senso” e il linguaggio sembra perdere la sua capacità comunicativa diventando irrazionale. Tuttavia, questo stile linguistico è anche molto evocativo e capace di stuzzicare la fantasia del lettore. Dopo la lettura, svolgi le attività.


Apparecchiato sotto un albero davanti alla casa, c’era un tavolo dove il Leprotto Marzolino e il Cappellaio prendevano il tè; seduto in mezzo a loro, c’era un Ghiro che dormiva della grossa, mentre quei due lo usavano come cuscino per appoggiarci sopra i gomiti e conversavano al di sopra della sua testa.
«Vuoi un po’ di vino?» disse [ad Alice] il Leprotto Marzolino con tono suasivo. Alice diede uno sguardo al tavolo, ma c’era solo tè. «Non vedo il vino» disse. «Non ce n’è» rispose il Leprotto Marzolino.
«E allora non mi sembra tanto educato offrirlo» replicò Alice con stizza.
«Non mi sembra tanto educato sedersi senza essere invitati» ribatté il Leprotto Marzolino.
«Non sapevo che fosse il vostro tavolo» spiegò Alice. «È apparecchiato per molto più di tre persone.»
«Dovresti farti tagliare i capelli» disse il Cappellaio. Era da un po’ che stava osservando Alice con grande curiosità, e quelle furono le prime parole che pronunciò.
«E tu dovresti imparare che non si fanno osservazioni sulle questioni personali» replicò Alice piuttosto severamente. «È molto sgarbato».
A queste parole il Cappellaio sgranò tanto d’occhi; ma non disse altro che «Sai dirmi perché un corvo assomiglia a una scrivania?»
«Ah, ora sì che ci divertiamo!» pensò Alice. «Sono contenta che si siano messi a giocare agli indovinelli - Lo so, credo», aggiunse a voce alta.
«Intendi dire che credi di aver trovato la soluzione?» le domandò il Leprotto Marzolino.
«Precisamente» disse Alice.
«Allora, quando parli, dovresti dire ciò che intendi dire», soggiunse il Leprotto Marzolino.
«Certo» replicò prontamente Alice; «perlomeno – perlomeno io intendo dire proprio ciò che dico – che è poi la stessa cosa, no?»
«No che non è la stessa cosa!» esclamò il Cappellaio. «A questa stregua, potresti sostenere che “Vedo ciò che mangio” sia la stessa cosa di “Mangio ciò che vedo”!»
«A questa stregua» aggiunse il Leprotto Marzolino, «potresti sostenere che “Mi piace quello che prendo” sia la stessa cosa di “Prendo quello che mi piace!”»
«A questa stregua, potresti sostenere» aggiunse il Ghiro, il quale sembrava parlasse nel sonno, «che “quando dormo, respiro” sia la stessa cosa di “quando respiro, dormo”!»
«Che per te è proprio quello che vale» concluse il Cappellaio, e qui cadde la conversazione e il gruppetto restò in silenzio per un minuto, mentre Alice cercava di ricordarsi tutto quello che sapeva sui corvi e sulle scrivanie, non molto per la verità.
[…] Alice era terribilmente perplessa. Non c’era alcun dubbio che il Cappellaio parlasse la sua stessa lingua, eppure quel discorso non aveva per lei alcun senso. «Non ti capisco proprio» disse con tutta la gentilezza possibile.
«Il Ghiro si è riaddormentato» annunciò il Cappellaio, e gli versò sul naso un po’ di tè bollente.
Il Ghiro scosse il capo seccato, e disse, senza aprire gli occhi: «Naturalmente, naturalmente: stavo per dirlo anch’io».
«Hai trovato la soluzione dell’indovinello, allora?» chiese il Cappellaio, rivolgendosi di nuovo ad Alice.
«No, ci rinuncio» rispose Alice. «Qual è?»
«Non ne ho la più pallida idea» disse il Cappellaio.
«E nemmeno io» disse il Leprotto Marzolino.
Alice ebbe un sospiro di sconforto. «Dovreste imparare a usare un po’ meglio il vostro tempo» disse, «invece di sprecarlo con degli indovinelli senza soluzione».
«Se tu conoscessi il Tempo come lo conosco io» replicò il Cappellaio, «non oseresti parlarne con tanta disinvoltura; lui è un Signor Tempo».
«Non capisco cosa intendi dire» disse Alice.
«Certo che non capisci!» esclamò il Cappellaio, con un cenno sprezzante del capo. «Ci scommetto che non hai mai provato a parlarci assieme, col Tempo!»
«Forse no» rispose Alice cautamente, «ma so che quando facciamo musica, dobbiamo battere il tempo.»
«Ah, ecco! Ora tutto si spiega!» esclamò il Cappellaio. «Lui non tollera di essere battuto.
Vedi, se te lo tieni amico, lui fa quasi tutto quello che vuoi con l’orologio. Per esempio, mettiamo che siano le nove del mattino, stanno per cominciare le lezioni: tu prendi il Tempo e gli sussurri una parolina, e via che le lancette girano in un baleno! L’una e mezza, è l’ora del pranzo!»
(«Magari fosse l’ora del pranzo!» sussurrò fra sé e sé il Leprotto Marzolino).
«Sarebbe magnifico, non c’è dubbio» rispose Alice con aria pensosa; «però – forse non avrei ancora fame, non ti pare?»
«Non subito, forse» replicò il Cappellaio, «ma potresti tenerlo fermo all’una e mezza finché non ti viene fame».
«E tu fai così?» domandò Alice.
Il Cappellaio scosse il capo tristemente. «No, io no!» rispose. «Ci siamo litigati il marzo scorso» […]
«Da quel momento» soggiunse il Cappellaio con tristezza, «non vuol far più niente di quanto gli domando. Sono sempre le sei, da allora!»
Alice ebbe una felice intuizione. «È per questo che ci sono tutte queste tazze, qua fuori?» chiese.
«Infatti» rispose il Cappellaio con un sospiro: «È sempre l’ora del tè, e non abbiamo neppure il tempo di lavare le tazze negli intervalli».


L. Carroll, Alice nel Paese delle meraviglie, Universale economica Feltrinelli, Milano 2019


a. Alice, il Cappellaio Matto e il Leprotto Marzolino dialogano tra loro ma sembrano viaggiare su tre binari completamente diversi perdendo spesso il filo del discorso, come se fossero veramente matti. Prova a individuare i paradossi linguistici presenti nel testo e a dare una risposta personale, cercando di scoprire il meccanismo del paradosso.
b. In realtà, all’interno di questa sintassi così stravagante si nascondono interessanti giochi logici e trabocchetti linguistici. Per esempio, “dire ciò che intendi” è lo stesso “di intendere ciò che dici”? Prova a inventare dei paradossi linguistici, o a trovare alcuni esempi letterari, e a dare la tua interpretazione.

I colori della Psicologia - volume 1
I colori della Psicologia - volume 1
Primo biennio del liceo delle Scienze umane