I colori della Pedagogia - volume 3

La rottura tra Gentile e l amico e filosofo Benedetto Croce (qui ritratto) si consuma definitivamente nel 1925, in seguito alla pubblicazione, sui quotidiani Il Mondo e Il Popolo , del Manifesto degli intellettuali antifascisti, promosso da Croce in protesta al Manifesto degli intellettuali fascisti, redatto da Gentile e divulgato alcuni giorni prima. | T1 Autoeducazione p. 105 educazione negativa: è quella che si compie non sulla base dell azione diretta dell educatore ma attraverso altre occasioni educative. educazione positiva: è quella intenzionalmente diretta dall educatore. del suo tempo e, in particolare, agli approcci ispirati alla proposta pedagogica di Johann Herbart (1776-1841), che egli ritiene responsabile dell interpretazione dualistica e frammentaria del processo formativo. Il proposito di Gentile, dunque, è di rimuovere tutte le opposizioni che hanno dominato il pensiero pedagogico (quelle tra educazione negativa e educazione positiva, tra istruzione e disciplina, tra educazione religiosa e educazione scientifica) a partire dal superamento dell antinomia fondamentale tra la libertà dell educando e l autorità dell educatore. Per antinomia come chiarisce lo stesso autore si intende il conflitto tra due affermazioni che sembrano entrambe vere. Nello specifico, è possibile affermare sia che il soggetto dell educazione è libero sia che l educazione nega la sua libertà. Sulla prima affermazione Gentile non ha dubbi: l uomo è libero, anzi è l unico essere libero, perché il suo comportamento non è determinato né da cause esterne né da meccanismi interni, ma è frutto di pensiero, giudizio, scelta, volontà. L educazione presuppone la libertà dell educando perché la sua stessa educabilità non sarebbe possibile se egli non fosse, per esempio, capace di pensare, e questa capacità è appunto una prova della sua libertà. Inoltre l educazione mira alla libertà del soggetto, cioè a renderlo sempre di più padrone delle proprie idee e del proprio carattere. D altra parte e qui sta l antinomia l educazione nega la libertà dell educando, poiché la sottomette all azione di un intelligenza più potente e ricca di esperienza, cioè all educatore, il quale agisce sulla personalità dell educando limitandone le tendenze spontanee e i desideri. Come risolvere allora questa antinomia? Per Gentile, la soluzione sta nella presa di coscienza che la negazione della libertà dell educando è soltanto apparente. La vera educazione, infatti, si dà solo quando lo studente accoglie, interiorizza, fa propri i contenuti di cui il maestro è il tramite. «Nulla potrà essere accolto di quanto noi seminiamo, nessun precetto morale da noi enunciato potrà compiersi nel mondo, se tutto ciò non verrà ad essere conquista interiore dei nostri alunni, elaborazione della loro attività spirituale, del loro giudizio, della loro critica , afferma Gentile in Scritti pedagogici (1937). Il vero maestro, dunque, è dentro l alunno e non fuori: è il suo stesso animo nel dinamismo del suo sviluppo. Di conseguenza ogni vera educazione è sempre autoeducazione. Se non avviene questo processo, l educazione semplicemente non c è; eppure, anche in questo caso, il limite posto dal maestro è utile all alunno, poiché provoca e motiva lo slancio della sua personalità. Ne deriva la nozione, molto importante per Gentile, di un intrinseca, profonda e assoluta unità tra maestro e scolaro. Questa concezione poggia su un assunto fondamentale dell attualismo l originale prospettiva di pensiero sviluppata da Gentile nell ambito dell idealismo , e cioè che la realtà non esiste fuori della nostra capacità di pensarla: pensandola, noi la facciamo continuamente e partecipiamo al suo svolgimento; la realtà è, nelle parole di Gentile, «il lavoro dello spirito . In questa ottica 74 | SEZIONE 1 | Tra Ottocento e Novecento: le fondamenta della pedagogia contemporanea |

I colori della Pedagogia - volume 3
I colori della Pedagogia - volume 3
L’educazione dall’Ottocento a oggi - Quinto anno del liceo delle Scienze umane