I colori della Pedagogia - volume 3

VERSO L ESAME Educazione e degrado urbano prima parte La difficile e, a volte, allarmante situazione di degrado di alcune periferie urbane sollecita una maggiore presa in carico di queste zone da parte delle istituzioni e di tutta la società nel suo insieme. Nel primo documento, l autrice evidenzia come la scarsa integrazione degli immigrati rappresenti nelle periferie un potenziale elemento di difficoltà e ricorda come le iniziative educative sul territorio possano costituire una prima positiva risposta al problema. Nel secondo documento, si fa riferimento esplicito alle iniziative di educativa di strada e se ne indicano caratteristiche e potenzialità. Il candidato, avvalendosi anche della lettura e analisi dei documenti riportati, analizzi la condizione sociale e culturale in cui si trovano alcuni sobborghi delle grandi città italiane e, in riferimento a essi, definisca le strategie e gli interventi che, in un ottica di educativa di strada, si possono attuare per favorire uno sviluppo culturale, una serena convivenza e una migliore qualità della vita in queste aree. documento [ ] anni fa, un viaggio nelle periferie di Inghilterra e Francia [ ] si concludeva con la domanda: a quando un Intifada delle banlieue ? Accanto ai segnali di grande energia e vitalità che questi territori urbani decentrati mandavano fin dagli anni ottanta, sotto forma di un incredibile meticciato musicale e artistico (a rappresentare il fondersi ed il confondersi delle identità tra i nuovi cittadini, figli e nipoti di immigrati), si facevano strada, nelle periferie più difficili, anche i sintomi di un malessere profondo, frutto di un esclusione vissuta come la più grande delle ingiustizie. Quella di una cittadinanza parziale, subita nella separatezza e nell oblio. [ ] La vita nelle banlieue è rimasta la stessa. [ ] E altri segnali dicono che niente è cambiato da quelle parti: il rap degli NTM, termometro degli umori di periferia nei primi anni Novanta, oltre che carico di premonizioni, è ancora attualissimo; un film simbolo della banlieue, L Odio di Mathieu Kassovitz (1995), pare girato oggi [ ]. Tra L Odio e La Schivata, il bellissimo film di Abdellatif Kechiche (2003), non sembrano trascorsi otto anni, anzi: con un abile montaggio potrebbero diventare un unico film su due angoli dello stesso quartiere, due sviluppi diversi della stessa condizione esistenziale. Uguale il senso di claustrofobia, uguale lo spaesamento che fa crescere l aggressività, o fa piombare in una noia senza speranze. Diverso solo il sentimento di passione che nel film di Kachiche circonda l interpretazione del testo teatrale di Marivaux, su cui lavorano i ragazzi, per iniziativa di un insegnante di quartiere. Un dettaglio importante che fa pensare ai margini ampi di recupero di un identità più compiuta, quando l attenzione dell istituzione [ ] è adeguata. [ ] Perché se è vero che le nostre periferie non hanno (per ora) carattere etnico (ma i casi della cosiddetta banlieue di Sassuolo, ricca cittadina emiliana, e di Via Cavezzali a Milano, sono molto più che dei campanelli d allarme, con il loro strascico di malesseri e di polemiche che coinvolgono il concetto stesso di sicurezza nelle nostre città trasformate dall immigrazione), è ampiamente provato che la tendenza ad allontanare il diverso, a relegarlo fisicamente altrove, per continuare in pace la propria esistenza, è sempre in agguato. Ci vuole una buona 1 404 | VERSO L ESAME | Tema di Scienze umane |

I colori della Pedagogia - volume 3
I colori della Pedagogia - volume 3
L’educazione dall’Ottocento a oggi - Quinto anno del liceo delle Scienze umane