T1 - Rosanna Cima, La storia di Ndeye

PAROLA D AUTORE | T1 Rosanna Cima Abitare le diversità. Pratiche di mediazione culturale, Carocci, Roma 2005, pp. 50-52 La storia di Ndeye Il brano che proponiamo descrive una riunione a scuola tra insegnanti, educatrici e due mediatori linguistico-culturali del Senegal, Penda e Diop. Siamo in una scuola primaria e i discorsi ruotano attorno a una bambina di nome Ndeye. Raccontava l educatrice del centro di aggregazione giovanile: Ndeye spesso trasfigura la realtà, enfatizza le cose che le accadono. Fa molta fatica a costruire delle amicizie, è molto arrabbiata con tutti quelli che la circondano. Sembra arrabbiata con il mondo. Ricerca sempre l attenzione sia nel gruppo dei pari, sia quando c è la presenza di una persona adulta. Ha un bisogno incontrollabile che gli adulti si preoccupino per lei. una bambina aggressiva e picchiatrice [ ] Quando chiediamo della sua famiglia o non ci risponde o racconta bugie. La sua insegnante aggiungeva: Ndeye piange spesso in classe, a volte mi regala dei disegni dove rappresenta una bambina di colore con grandi labbra e mi chiede spesso se è bella. Se gli altri la guardano troppo litiga, ma non picchia, si limita a fare linguacce o ad inveire. [ ] Per quanto riguarda la produzione della lingua scritta ha difficoltà, mentre per la matematica è confusa e pasticcia. Che cosa conoscevano le educatrici e le insegnanti della storia e della famiglia di Ndeye? Quale lingua madre parla Ndeye? di una città o di un paese del Senegal? Cosa è la scuola nel suo paese? con chi ha vissuto? A che età è arrivata in Italia? Si evidenziavano gli aspetti dati per scontati, emergeva come le azioni educative venivano costruite ovviamente attorno ad un sapere che appartiene al nostro universo educativo e, forse, andava interrogato anche il mondo di Ndeye. Ma nella mediazione non si affronta direttamente l altro quando negli operatori e nell istituzione si è già costruita su di lui un immagine, un giudizio, una valutazione. Se così fosse si continuerebbe a vedere l altro nello stesso modo anche ponendogli delle nuove domande. [ ] Nasceva la necessità di interrogare uno o più mediatori, prima di prendere qualsiasi decisione. Dopo pochi giorni il gruppo delle operatrici incontra due mediatori. [ ] L insegnante prese parola: Dopo il nostro primo incontro è cambiato qualcosa. Veramente questa bambina è cambiata, perché probabilmente sono cambiata anche io, nel modo di giudicare , vederla, e poi lei è entusiasta perché sa che anche io adesso sto imparando, sto conoscendo il suo paese, il Senegal, le ho portato un opuscolo che mi sono procurata e lei ne era contenta. La mediatrice Penda racconta come la storia di Ndeye le ricordi la sua, quando, piccola, ha dovuto lasciare il suo paese per la Francia: Io ho vissuto questo trauma che ha vissuto Ndeye, perché la mia mamma era studente a Dakar e faceva fatica a tenermi, mi ha lasciato dalla nonna, io sono rimasta dalla nonna fino a sei anni, era bellissimo, facevo quello che volevo, e poi un giorno la mamma ha vinto una borsa di studio per la Francia, allora Penda dal villaggio la portiamo a Rouen, un paesino in Francia. Io sono arrivata, ero l unica nera nera della scuola, ero spaventata. Quando c era la pausa io andavo lì nel mio posto, venivano gli 392 | SEZIONE 3 | Tra presente e futuro: le sfide della pedagogia contemporanea |

I colori della Pedagogia - volume 3
I colori della Pedagogia - volume 3
L’educazione dall’Ottocento a oggi - Quinto anno del liceo delle Scienze umane