T1 - Andrea Canevaro, Parole per creare vicinanza

PAROLA D AUTORE | T1 Andrea Canevaro Discorso conclusivo, in A. Lascioli, M. Onder (a cura di), Atti del simposio internazionale di pedagogia speciale. Problematiche e stato della ricerca, Libreria editrice universitaria, Verona 2006, pp. 379-381 Parole per creare vicinanza Nel brano che proponiamo, il pedagogista Andrea Canevaro (n. 1939), considerato il fondatore della pedagogia speciale in Italia e un punto di riferimento di fama internazionale in questo campo di studi, prende in esame alcune parole che si sono affermate nel tempo per indicare le persone disabili, argomentando che le parole possono accorciare le distanze oppure inchiodare ancora di più le persone a una condizione di svantaggio. difficile oggi avere le idee chiare sul nome da dare a delle persone con delle differenze, e questo per ragioni che sono anche, o soprattutto, valide, interessanti, positive. Ogni nome può ampliare la distanza, e con un nome invece si può valorizzare l appartenenza e quindi la vicinanza. Recentemente è apparso il termine diversabilità. Personalmente ritengo il termine diversabilità un progetto e una sfida, una provocazione, e penso che chi lo ha proposto in particolare penso a Claudio Imprudente1 lo consideri in questo senso e non lo voglia proporre in termini assoluti. Questa è la mia interpretazione ed è anche ciò che penso: è una sfida e non può essere un regalo, non posso permettermi di attribuire una diversa abilità a tutti, perché per qualcuno potrebbe essere anche una presa in giro. Un amico e collega José Chade2 ha proposto una riflessione che sembra anche una battuta scherzosa: a volte parlare di diversabilità è come dire che i poveri sono diversamente ricchi. importante dare dignità alla povertà, come riteniamo importante dare dignità alla disabilità. anche però importante capire il pericolo 1. Claudio Imprudente (n. 1960) è presidente del Centro di documentazione handicap di Bologna e autore di numerosi libri che può nascondersi, al di là delle migliori intenzioni, in una proposta che inevitabilmente contiene un atteggiamento di graziosa concessione: attribuire, quale che sia la reale possibilità, una diversa abilità a tutti ed a priori. Esistono disabilità nelle quali la sofferenza di non scoprire la propria abilità è forte. una sofferenza che non può essere annullata per decreto si potrebbe dire o per nominalismo3. Va rispettata condividendola nella ricerca di una diversa abilità, ma senza la certezza che tale ricerca arrivi al risultato. [ ] L espressione portatore di handicap è giustamente ritenuta confusiva circa il fatto che gli handicap sono svantaggi da ridurre, e quindi non possono essere incollati, saldati all individuo che ne soffre. Non è un problema né nominalistico, né di decisione di un piccolo gruppo, ma fa parte di una possibilità che le parole rispettino una prospettiva. E la prospettiva è quella della vicinanza, dell essere insieme, dell avere delle responsabilità condivise, del poter essere compagni di strada di persone che hanno delle disabilità e che quindi sono da considerare dei disabili, che non portano un handicap ma (alcuni dei quali autobiografici) sull universo della disabilità. 2. Pedagogista argentino. 3. Ovvero ponendo attenzione alla dimensione esteriore dei problemi piuttosto che alla loro sostanza. unità 10 | Educazione per tutti, sempre e ovunque | 339

I colori della Pedagogia - volume 3
I colori della Pedagogia - volume 3
L’educazione dall’Ottocento a oggi - Quinto anno del liceo delle Scienze umane