FINESTRE INTERDISCIPLINARI - Che cos’è la cultura?

FINESTRE INTERDISCIPLINARI Pedagogia & Antropologia SCIENZE UMANE CHE COS LA CULTURA? L antropologia culturale è la disciplina che più di ogni altra ha sostenuto la centralità della nozione di cultura per comprendere la diversità umana. Per molto tempo, la definizione di cultura formulata dal pioniere dell antropologia, lo studioso inglese Edward Burnett Tylor (1832-1917), ha rappresentato un punto di riferimento fondamentale per diversi campi di ricerca. Nella celebre formulazione di Tylor, la cultura è «quell insieme complesso che include le conoscenze, le credenze, l arte, la morale, il diritto, il costume e qualunque altra capacità e abitudine acquisita dall uomo in quanto membro di una società (La cultura primitiva, 1871). Una definizione, questa, che se da una parte identifica la cultura come qualcosa che si apprende e quindi non si eredita per via genetica, dall altra connette ciascuna persona a un gruppo sociale specifico. Proprio oggi che questa nozione di cultura appare largamente diffusa anche tra i non addetti ai lavori, tuttavia, l antropologia ha iniziato a ripensarla radical- xenofobia: dal greco xénos, straniero e ph bos, paura , è l'ostilità nei confronti degli stranieri. disumanizzazione: disprezzo estremo che conduce alla negazione dell umanità dell altro. mente. Difatti, anche se alcune caratteristiche possono essere considerate stabili all interno di una collettività, è problematico guardare alla cultura come a una «fotocopiatrice gigante che continua a sfornare copie tutte identiche (Gerd Baumann, L enigma multiculturale, 2003). In questa ottica, infatti, si perde di vista che ogni donna e ogni uomo partecipano in modo critico e creativo alla reinvenzione costante della cultura. L alternativa proposta da alcuni autori è la messa al bando della categoria stessa di cultura, colpevole di mantenere e acuire le distanze. In sostituzione di essa, per esempio, l antropologa norvegese Unni Wikan (n. 1944) propone il concetto di risonanza , che rinvia implicitamente all empatia, allo sforzo di comprendere l altro e all idea di esperienza condivisa. Altri autori suggeriscono invece di rielaborare il concetto di cultura in chiave processuale, interpretando cioè la vita sociale come una rete di identificazioni multiple, dinamiche e interdipendenti. per i migranti sia per le società che li accolgono. Gli autoctoni, infatti, possono sentirsi minacciati da ciò che percepiscono come non familiare e che sembra mettere in crisi la loro identità. facile quindi che, sia a livello individuale sia di gruppo, essi sperimentino pregiudizi e stereotipi. Questi sorgono come effetto dei limiti delle abilità cognitive umane, che tendono a selezionare le informazioni che confermano quanto già si sa. Pertanto, anche se possono rispecchiare parzialmente la verità, producono conoscenze molto approssimative quando non proprio errate, basate su generalizzazioni fuorvianti. Gli stereotipi e i pregiudizi, inoltre, costituiscono la base su cui si sviluppano la discriminazione, la xenofobia e il razzismo, che possono manifestarsi nelle forme gravi della disumanizzazione dell altro. Per i migranti, invece, si pone la complessa sfida di ricercare un equilibrio tra i propri riferimenti culturali e il nuovo contesto, spesso a 330 | SEZIONE 3 | Tra presente e futuro: le sfide della pedagogia contemporanea |

I colori della Pedagogia - volume 3
I colori della Pedagogia - volume 3
L’educazione dall’Ottocento a oggi - Quinto anno del liceo delle Scienze umane