La Mensa dei bambini proletari di Napoli

carattere repressivo della scuola e dei meccanismi di dipendenza attraverso cui si educano gli studenti alla passività. dunque una pratica allo stesso tempo distruttiva e liberatrice. La sfida antiautoritaria interessa non solo la scuola ma tutta la società, giacché l autoritarismo comincia dall infanzia, nella famiglia, e si estende ai vari ambiti della realtà. Chi comanda, infatti, usa tutti i sistemi a sua disposizione per plasmare individui obbedienti, rispettosi dell ordine costituito come del destino che è stato preparato per loro dalla cultura dominante. In questo contesto, secondo Elvio Fachinelli, la sola politica che abbia un orientamento liberatorio è una politica radicale, nel senso marxiano di prendere l essere umano alla radice . Non si tratta quindi di creare una scuola nuova, una sorta di isola felice, ma di innescare un processo politico che si prefigga come condizione essenziale un cambiamento della concezione e dell esercizio del potere, una messa in discussione della separazione tra decidere ed eseguire. L orizzonte dichiarato è l uscita dalla passività e dalla paura, la presenza e la partecipazione di coloro che sono esclusi dal potere, l abitudine alla pratica assembleare e alla decisione collettiva, l esercizio del potere tra individui uguali e sempre autonomi. 1.4 LA MENSA DEI BAMBINI PROLETARI DI NAPOLI | Nei primi anni Settanta, in un periodo di dure lotte politiche e sociali, Napoli vive un momento di grande rinascita culturale e di profondi cambiamenti, però nei quartieri più poveri molte famiglie soffrono ancora la fame. Per sopravvivere si è costretti a fare i mestieri più umili, spesso anche al di fuori della legalità (come il guardiamacchine o il contrabbandiere di sigarette). Molti ragazzini sono IN V ITO A L L ASC OLTO Fabrizio De André STORIA DI UN IMPIEGATO 1973 Storia di un impiegato è un concept album del cantautore Fabrizio De André (1940-99), scritto in collaborazione con il paroliere Giuseppe Bentivoglio e il compositore Nicola Piovani. I nove pezzi di cui si compone narrano il percorso esistenziale e politico di un impiegato trentenne, scosso nella sua tranquilla quotidianità da una canzone sulle lotte studentesche, Canzone del maggio (liberamente tratta da un canto degli studenti parigini in rivolta), che all ultima strofa recita: «E se credete ora / che tutto sia come prima / perché avete votato ancora / la sicurezza, la disciplina, / convinti di allontanare / la paura di cambiare, / verremo ancora alle vostre porte / e grideremo ancora più forte: / per quanto voi vi crediate assolti / siete per sempre coinvolti . Egli è dunque spinto a un profondo ripensamento, che lo condurrà a mettere in discussione i molteplici volti del potere con cui si confronta nella vita personale e sociale, e infine a compiere un individuale e fallimentare azione terroristica. Nell ultima canzone, Nella mia ora di libertà, l impiegato si trova in carcere, ma proprio da questa istituzione, che più di ogni altra limita la libertà, eleva insieme «agli altri vestiti uguali un grido di rivolta collettivo, che rilancia le ultime lapidarie parole della Canzone del maggio. 232 | SEZIONE 2 | Dalla Resistenza agli anni Ottanta del Novecento: educazione e cambiamento sociale |

I colori della Pedagogia - volume 3
I colori della Pedagogia - volume 3
L’educazione dall’Ottocento a oggi - Quinto anno del liceo delle Scienze umane