Trasformare se stessi trasformando il mondo

5.2 TRASFORMARE SE STESSI TRASFORMANDO IL MONDO | Per Ada dogmatismo: adesione acritica e intransigente a una convinzione. Marchesini Gobetti, il fine dell educazione è aiutare a vivere e a vivere insieme, il che significa preparare alla lotta, al lavoro, a un rinnovamento costante di se stessi e del mondo. In questo senso, la dimensione educativa è diffusa, non si restringe agli specialisti e ai luoghi esplicitamente deputati alla formazione, ma coinvolge tutti gli uomini e le donne, attraversa le diverse sfere della società (dalla famiglia alla strada, ai contesti ricreativi). A partire dal secondo dopoguerra, l impegno politico e sociale dell autrice si accompagna a un intensa attività giornalistica e editoriale. Attraverso le riviste che dirige ( Educazione democratica , Il Giornale dei Genitori ) e i quotidiani cui collabora ( l Unità , Paese Sera e Il Pioniere ), Ada cerca di attivare in ogni cittadina e cittadino la consapevolezza della sua responsabilità educativa e di stabilire con essi un confronto. La fiducia nella funzione educante della società, tuttavia, non si traduce in una svalutazione della scuola, che è anzi il contesto fondamentale in cui promuovere «la libera e cosciente formazione della personalità . La scuola deve essere profondamente radicata nella realtà sociale, avere legami molteplici e ampie aperture con il mondo, alimentare una relazione di senso con la politica. In particolare, la scuola repubblicana, che ha avuto origine dalla Resistenza e dall antifascismo, deve portarne il segno, promuovendo «ideali di pace, di lavoro, di giustizia sociale, anche se in un determinato momento la linea politica seguita dal governo dovesse trovarsi eventualmente in contrasto . Ribadendo il suo rifiuto del fascismo, che aveva diffuso un clima di paura nella scuola e soffocato la libera e feconda discussione, Ada sostiene la necessità che gli insegnanti esprimano con onestà la propria posizione, incoraggiando negli studenti una simile assunzione di responsabilità. Più volte nei suoi scritti ribadisce il valore delle differenze come base per la crescita personale e per la costruzione democratica della società. Nel suo pensiero è presente un forte rifiuto del dogmatismo. L educazione, infatti, non deve mirare a creare personalità inoffensive e obbedienti, conformiste e indifferenti, non deve adeguarle a obiettivi puramente personali. Piuttosto deve farle partecipi della costruzione di un mondo migliore. Il fine ultimo dell educazione, dunque, è la trasformazione dei soggetti e della realtà insieme. In questo percorso, non mancano validi esempi: dagli operai delle fabbriche in sciopero, ai combattenti nelle lotte di decolonizzazione, dagli scienziati che si mettono a servizio delle cause migliori, agli intellettuali che, in tutto il mondo, difendono il diritto/dovere di pensare con la propria testa. Ada rifiuta con altrettanta forza la pigrizia, il fatalismo, lo spontaneismo, che vorrebbe abbandonare a se stesse le giovani generazioni. E le sue riviste, scritte in un linguaggio divulgativo e accessibile, vogliono essere un banco di prova, un luogo in cui far confluire esperimenti, discutere dubbi, promuovere un vivo scambio di esperienze. In questa direzione, per esempio, dedica un numero del Giornale dei Geniunità 6 | Pedagogia popolare | 211

I colori della Pedagogia - volume 3
I colori della Pedagogia - volume 3
L’educazione dall’Ottocento a oggi - Quinto anno del liceo delle Scienze umane