APPROFONDIAMO - La risposta delle professoresse alla lettera

La scuola pubblica viene descritta come un organismo elitario e razzista: è tagliata «su misura dei ricchi (i cosiddetti «Pierini ), è fatta per quelli che scrivono e parlano bene la lingua del dominio , mentre condanna al silenzio e all emarginazione i figli delle classi subalterne. In particolare, la riproduzione dei rapporti sociali ingiusti si realizza per mezzo di una severa selezione scolastica, che attraverso le bocciature taglia fuori dall istruzione i figli e le figlie di operai e contadini. La Lettera mostra che nel sistema della bocciatura è insita una profonda ingiustizia: bocciando, gli insegnanti credono di essere imparziali ma in realtà fanno parti uguali tra disuguali, ignorando il dislivello socioculturale di partenza che separa gli alunni e le alunne di classi sociali diverse. I propositi della Lettera non sono populisti o concilianti, non si basano su un ideologia interclassista (cioè che mira a creare armonia tra le classi sociali), bensì incitano a lottare contro la selezione culturale e sociale. Tutto il libro è costruito sul contrasto tra: la scuola di Barbiana, che accoglie i deboli, gli esclusi, e la scuola dominante, che boccia i poveri e promuove i ricchi; una scuola utile, che serve alla vita ed è basata sul servizio al prossimo, e una scuola impostata sul voto, sul registro e sui programmi, in cui è vietato interessarsi di politica; coloro che vengono rigettati nei campi o nelle fabbriche e non hanno il diritto di parlare, e quelli che invece sono predestinati a essere continuamente promossi, a far carriera, a occupare i posti di prestigio. APPROFONDIAMO LA RISPOSTA DELLE PROFESSORESSE ALLA LETTERA Il libro Lettera a una professoressa è concepito come una lunga lettera indirizzata dalla scuola di Barbiana a una generica insegnante donna, che quindi, indirettamente, è presa a emblema della cattiva scuola. Malgrado la Lettera sia divenuta in poco tempo uno dei libri di culto della nuova sinistra e della generazione del Sessantotto arrivando a vendere in un anno un milione di copie , già negli anni Settanta è stata molto criticata dalle femministe per quello che suonava come un ingiustificato atto d accusa contro il genere femminile. Le femministe hanno considerato un espressione di disprezzo nei confronti delle donne il giudizio della Lettera sulle insegnanti (apostrofate come mamme a mezzo servizio, mogliettine incoscienti di uomini di sinistra). Secondo Vita Cosentino (insegnante e saggista, n. 1947), don Milani non è consapevole che la scuola contro cui egli lotta è una struttura pensata da maschi e per maschi, nella quale le professoresse, loro malgrado, sono costrette a mimetizzarsi. Dal punto di vista dell autrice, la «rivoluzione a metà operata dalla Lettera si riflette anche nell attenzione marginale dedicata al tema dell istruzione delle donne e alla scarsa presenza delle bambine nella scuola popolare. unità 6 | Pedagogia popolare | 191

I colori della Pedagogia - volume 3
I colori della Pedagogia - volume 3
L’educazione dall’Ottocento a oggi - Quinto anno del liceo delle Scienze umane