T1 - Giovanni Gentile, Autoeducazione

PAROLA D AUTORE | T1 Giovanni Gentile La riforma dell educazione. Discorsi ai maestri di Trieste, Sansoni, Firenze 1955, pp. 61-62 Autoeducazione Nel seguente brano, attraverso un esempio molto efficace, Gentile illustra il suo modello di educazione come autoeducazione, argomentando che la concezione realista della cultura, ovvero l idea che essa esista indipendentemente e fuori di noi, è erronea, anche se appare ovvia. La Divina Commedia è realisticamente concepita rispetto a noi che l apriamo e vogliamo leggerla, perché essa c è già, e suscita il nostro desiderio; e se noi non l avessimo tratta dallo scaffale dov era riposta, vi sarebbe rimasta, e sarebbe stata ugualmente; e quello che noi troviamo nel libro, leggendolo, tutto quel mondo di morti che sono più vivi, la maggior parte, di quanti vivi ci circondano nelle nostre città e nella vita quotidiana, tutto vi sarebbe rimasto dentro ugualmente, anche se noi non avessimo preso in mano il volume. Ma, tutto, proprio tutto? No, riflettete. Il libro contiene né più né meno di quello che vi troviamo, e sappiamo trovarvi. Certo, non tutti vi sanno trovare lo stesso: ma, è ovvio, per ognuno il libro non contiene se non quello che egli vi trova; e per poter dire a uno che nel libro ci sia di più di quel che vi legge lui, bisogna che un altro sappia trovarvi questo di più; e che contenga di più potrà dirlo lui, e chi ve lo trovi dopo di lui. Dante aspettò secoli che sorgesse un De Sanctis1 a dimostrare che cosa dice Francesca2. E perciò fu detto che intendere Dante è segno di grandezza. Egli, in astratto, certamente è quello che è; ma in astratto. In concreto, Dante è quel Dante che ammiriamo e gustiamo secondo la misura delle nostre forze; perché a seconda della nostra preparazione spiritua1. Francesco De Sanctis (1817-1883) è stato uno dei più importanti critici della letteratura italiana. le, dello svolgimento della nostra personalità, Dante per noi s innesta, leggendo il suo poema, in un tronco che non preesiste, anzi è la nostra vita: e prima che questa vita si realizzi, è chiaro che nulla può esservi di ciò che vi troviamo dentro, perché in essa ha la sua realtà. Sicché, al far dei conti, nel libro, se non l avessimo letto, non solo non ci sarebbe rimasto tutto quello che noi vi troviamo, ma di quello non ci sarebbe stato nulla, assolutamente nulla. Di quello, si badi. Ma si badi anche, che quello poi è tutto: tutto per me, tutto per ciascuno. Sempre, da un libro si caverà soltanto quello che il lettore con la sua anima e con la sua fatica saprà cavarne: e per effetto di questa fatica e in virtù della sua anima egli potrà dire che il libro abbia un contenuto, e sia, per esempio, la Divina Commedia. Rispondi 1. Esponi sinteticamente il contenuto di questo brano. 2. Commenta la seguente frase alla luce di ciò che hai imparato studiando il paragrafo 1.1: «Sempre, da un libro si caverà soltanto quello che il lettore con la sua anima e con la sua fatica saprà cavarne: e per effetto di questa fatica e in virtù della sua anima egli potrà dire che il libro abbia un contenuto, e sia, per esempio, la Divina Commedia . 2. Riferimento al commento di Francesco De Sanctis ai versi del V Canto dell Inferno della Divina Commedia dedicati alla storia di Paolo Malatesta e Francesca da Polenta. unità 3 | Orientamento politico e appartenenze in educazione | 105

I colori della Pedagogia - volume 3
I colori della Pedagogia - volume 3
L’educazione dall’Ottocento a oggi - Quinto anno del liceo delle Scienze umane