1.1 Umanesimo e Rinascimento
I concetti di Umanesimo e Rinascimento sono stati da alcuni studiosi distinti, limitando il concetto di Umanesimo all’aspetto letterario del fenomeno (riscoperta delle humanae litterae) e quello di Rinascimento agli aspetti artistici e, più in generale, culturali (rinascita delle arti e conquista dell’autonomia della scienza). Gli studi critici recenti, tuttavia, hanno messo in evidenza tutte le criticità di tale distinzione, rilevando come i termini Umanesimo e Rinascimento costituiscano due aspetti di un complesso fenomeno culturale, iniziato in Italia a partire dalla seconda metà del XIV secolo e diffuso poi in tutta Europa nel corso del Cinquecento, che si fonda sulla riscoperta delle lettere e della dignità dell’uomo.Al centro di questo periodo c’è l’idea di rinascita, di nascita a nuova vita, che attraversa tutti gli ambiti, dalle arti alla vita civile (per dirla con il filosofo Eugenio Garin), e che muove dal rinnovato interesse per l’uomo e per tutte le attività che lo vedono protagonista.
I primi umanisti (Francesco Petrarca, Coluccio Salutati e Lorenzo Valla | ▶ I PERSONAGGI, p. 64 |, Leon Battista Alberti, poi Pico della Mirandola) esprimono una profonda fiducia nelle capacità dell’uomo, nella sua possibilità di creare il proprio destino, di dominare il caso e la fortuna, in virtù dell’ingegno e delle abilità personali. Si fa strada un nuovo modello antropologico, che pone l’uomo al centro dell’universo ed esalta le espressioni del suo intelletto. Questa prospettiva non porta a rinnegare Dio e i valori cristiani, ma a definire un sistema culturale che non vede più al vertice la teologia quanto l’individuo, inteso come essere autonomo e razionale che vive in maniera personale l’esperienza religiosa, cercando di conciliarla con i nuovi stimoli culturali del suo tempo.
Gli umanisti non solo si fanno promotori della dignità dell’uomo faber fortunae suae (“artefice di se stesso”, “artefice del proprio destino”, frase attribuita allo storico romano Sallustio), ma si sentono anche artefici della riscoperta dei classici (latini e greci). Non che il Medioevo non conoscesse il mondo classico, ma la civiltà dell’Umanesimo-Rinascimento lo riporta a nuova vita e approccia con spirito critico i documenti del passato grazie alla filologia. La cultura classica, inoltre, non viene percepita come un archetipo lontano per pochi eruditi, ma come un modello vivo, una fonte d’ispirazione a cui guardare costantemente, proprio per attuare al meglio quella rinascita dell’uomo artefice del mondo a cui aspira tutta l’epoca. È così che gli intellettuali del tempo iniziano a parlare del millennio che li ha preceduti come di un’età di mezzo (Medio-evo) buia e oscura, che si è frapposta tra il proprio presente e il luminoso esempio dell’età antica greca e latina. Un tipo di rappresentazione, questa, che graverà a lungo sull’interpretazione del periodo medievale, mettendo in ombra gli elementi di continuità con la stessa epoca umanistico-rinascimentale.