T1 - Ferrante Aporti, L’idea e lo scopo dell’educazione e dell’istruzione

PAROLA D’AUTORE

|⇒ T1  Ferrante Aporti

L’idea e lo scopo dell’educazione e dell’istruzione

Nel Manuale di educazione ed ammaestramento per le scuole infantili, uscito per la prima volta a Cremona nel 1833 e in una seconda edizione rivista e ampliata del 1846 a Lugano, Ferrante Aporti espone i tratti salienti del suo progetto pedagogico, fornendo indicazioni di carattere metodologico ed esemplificazioni di esercizi, canti e preghiere da proporre a lezione. Nel brano che segue sono presi in esame i concetti di educazione e istruzione e le loro declinazioni.

L’arte che insegna a sviluppare le facoltà del fanciullo ed a dirigerle colla maggior efficacia e sicurezza alla debita perfezione, chiamasi educazione. E poiché le facoltà dell’uomo sono di triplice ordine, fisiche, morali ed intellettuali, così di tre specie è pure l’educazione cioè fisica, morale ed intellettuale.

L’arte poi che insegna a comunicare alla mente dei fanciulli cognizioni ed abilità tali da poter agire da sé colle proprie facoltà chiamasi istruzione. Anche l’istruzione può dividersi in fisica, morale ed intellettuale, giusta le abilità parziali che si comunicano ai sensi, o all’intelletto, od al cuore1.

Sì l’educazione che l’istruzione può essere impartita ad un solo individuo, o ad una moltitudine d’individui, e di qui nasce la divisione tanto dell’educazione che dell’istruzione, in privata ed in pubblica compartendosi la prima ad un solo o a pochi, la seconda a molti. Inoltre sì l’educazione che l’istruzione può avere per iscopo o lo sviluppo o perfezionamento delle facoltà per tutti d’uso, e la comunicazione di qualità intellettuali a tutti necessarie, oppure un maggiore e speciale perfezionamento, e quindi un maggior cumulo di abilità. Da ciò nasce la seconda divisione sì dell’educazione che dell’istruzione, in universale e particolare: riguarda la prima tutti gli uomini insieme, i quali (niuno eccettuato) abbisognano di essere sani, ragionevoli, morali, la seconda alcune classi soltanto2.

Rispondi

1. Che distinguo stabilisce Aporti tra educazione e istruzione?

2. In che termini Aporti parla di istruzione ed educazione pubblica e privata?

3. In che cosa differenzia l’istruzione ed educazione universale da quella particolare?

 >> pagina 348

|⇒ T2  Raffaello Lambruschini

L’educazione indiretta

Nell’opera Della educazione Lambruschini espone i capisaldi della sua visione pedagogica, di cui un concetto cardine è rappresentato dalla distinzione tra educazione diretta e educazione indiretta. Per quest’ultima accezione individua due sottotipologie di azione educativa, una negativa e una positiva. Si sofferma in particolare sull’educazione indiretta positiva, che può essere esercitata in diversi modi, in primis attraverso l’esempio, che è per Lambruschini il canale più efficace per trasmettere insegnamenti ai fanciulli senza che essi se ne avvedano.

E che altro è quest’opera indiretta d’educazione, se non il porre le forze interiori dello spirto del fanciullo in quelle estrinseche condizioni, nelle quali non sia contrariata, sia anzi agevolata l’operazione della natura? Così, perché il corpo sia sano e cresca e si fortifichi, noi dobbiamo allontanare le cagioni di morbosità, e ordinare un tenore di vita che conferisca alla sua salute e alla sua vigoria. Due cose dunque si voglion fare: remuovere [sic] ostacoli, disporre condizioni favorevoli. In ciò sta l’educazione indiretta; la quale è perciò di due maniere: negativa e positiva1. […]

Tra questi modi indiretti d’educazione [positiva], primo di tutti è l’esempio.

Noi vediamo giornalmente quanto i fanciulli sono inclinati all’imitazione. E per qual altro modo gli ammaestriamo noi in tutte le cose manuali? Le facciamo noi i primi; essi le rifanno, ci imitano, e a questa imitazione i fanciulli tanto più si danno, quanto meno l’imitazione è loro imposta: perciò l’esempio è una lezione che da loro è sempre ricevuta con animo volenteroso, perché appunto non sembra fatta per loro.

Certamente il fanciullo conosce la sua nativa dipendenza dai genitori; e nelle sue continue necessità si abbandona a loro come a proprio sostegno; di che viene che egli volenterosamente si sottomette a loro, come ad una potestà soccorritrice. Ma il fanciullo altresì al crescere delle proprie forze, all’aprirsi dell’intelletto, piglia a mano a mano il governo di sé, cioè l’uso di quel libero arbitrio, in che Iddio ha conceduto [sic] all’uomo la personale proprietà di sé stesso, e ha fondato l’umana dignità, e il dovere morale2. […]

Ecco perché l’autorità […] ha da procedere misurata e prudente, per essere riverita ed obbedita. Ecco perché è tanto grande, e non mai manchevole, la virtù dell’esempio, gli è che, mentre nelle espresse ammonizioni o prescrizioni, e negli aperti consigli, può l’educando scoprire o travedere cosa che inceppi il suo libero arbitrio: degli indiretti modi di volgerlo al bene, non può mai prender sospetto. Quando egli si lascia condurre da questa non veduta mano, gli par d’andare da sé. È pago e pronto, perché non diffida.

Rispondi

1. In che cosa consiste l’educazione indiretta secondo Lambruschini?

2. Che tipo di valore educativo è attribuito dall’autore all’esempio?

3. Perché egli sostiene che nell’esercizio della propria autorità l’educatore deve procedere con cautela, quale tipo di pericoli intravede?

 >> pagina 348

|⇒ T3  Antonio Rosmini

La religione e l’unità dell’educazione umana

Nel saggio Sull’unità dell’educazione Rosmini afferma che non esiste una vera educazione senza unità intrinseca e che tale forza unitaria risiede solo nella religione cristiana, che trova la sua massima espressione nella moralità del singolo e della società.

La religione infatti è quel solo principio che può dare all’educazione umana l’unità; ed è perciò che l’idea della vera educazione umana è germinata si può dire e fiorita al mondo dallo spirito del Cristianesimo. […]

Il Cristianesimo adunque diede spinta all’educazione primieramente perché pose in mano all’uomo il regolo, onde misurare le cose tutte, o sia il fine ultimo a cui indirizzarle.

Il Cristianesimo insegnò che bisognava tutti gli studii e le diligenze dell’ottima educazione a questo altissimo scopo rivolgere, di porre in mente al giovanetto altamente impresso e piantato quel vero: Dio solo è bene assoluto: tutti gli altri beni nell’uomo o fuori, ricchezze, potenza, onore, scienza, non gli valgono se non in tanto che giovano a farlo più puro e più verace adoratore dell’Eterno. […]

Il Cristianesimo dà ancora l’unità all’educazione umana in un altro modo. Oltre renderla una coll’indicare il fine unico a cui debbe tutte le sue cure rivolgere, la rende una altresì collo spirito d’unità che nella medesima infonde1.

Perciocché non si vuole già credere, che nella educazione basti l’insegnamento delle cose. Anzi tutta la forza di lei si spiega mediante due sommi precetti: 1. Che tutta l’istruzione morale sia condotta a pochissimi e generalissimi principii; 2. Che questi siano infusi nell’uomo non in modo storico, ma morale; sicché lo rechi ad operare consentaneo a que’ pochi e risplendenti principii! E veramente la brevità e la pochezza delle sentenze e quasi assiomi, dà più nerbo e costanza alle medesime, e fa l’uomo di carattere energico e solido2. Né ciò toglie punto all’integrità, né alla vastità della scienza che si vuole comunicare, ma non fa che diffinire [sic] alcuni punti eminenti ed a piena veduta, i quali accennino in che luogo sia ogni strada e veicolo di quella quasi ampia città del sapere. […]

Il Cristianesimo adunque colla sua spiritualità, coll’ampiezza delle sue idee che travalicano ogni materiale ristringimento, spira per così dire l’anima nelle dottrine, v’infonde l’ordine, stringe le loro parti fra loro, ed ecco un altro modo onde questa religione divina porta nell’educazione umana l’unità3.

Rispondi

1. Perché Rosmini afferma che la «vera educazione umana è germinata si può dire e fiorita al mondo dallo spirito del Cristianesimo»?

2. Che tipo di legame stabilisce Rosmini tra educazione religiosa e morale?

3. Perché ritiene che la religione conferisca ordine alle diverse dottrine che attraversano «l’educazione umana»?

 >> pagina 350

|⇒ T4  Don Giovanni Bosco

Il sistema preventivo vs quello repressivo

Il breve scritto Il sistema preventivo nella educazione della gioventù (1877) nelle intenzioni originarie dell’autore avrebbe dovuto rappresentare una sorta di indice di un lavoro più ampio, che tuttavia non fu mai realizzato. Nel testo don Bosco propone una reinterpretazione della tradizione culturale educativa cristiana, mettendo in risalto i vantaggi e l’utilità dell’applicazione di un sistema preventivo, incentrato su una relazione schietta e amorevole tra educando e educatore, di contro al vecchio e infruttuoso sistema repressivo, fondato sul controllo autoritario e sulle punizioni.

Due sono i sistemi in ogni tempo usati nella educazione della gioventù: preventivo e repressivo. Il sistema repressivo consiste nel far conoscere la legge ai sudditi, poscia sorvegliare per conoscerne i trasgressori ed infliggere, ove sia d’uopo, il meritato castigo. Su questo sistema le parole e l’aspetto del superiore debbono sempre essere severe, e piuttosto minaccevoli, ed egli stesso deve evitare ogni famigliarità coi dipendenti.

Il Direttore per accrescere valore alla sua autorità dovrà trovarsi di rado tra i suoi soggetti e per lo più solo quando si tratta di punire o di minacciare. Questo sistema è facile, meno faticoso e giova specialmente nella milizia e in generale tra le persone adulte ed assennate, che devono da sé stesse essere in grado di sapere e ricordare ciò che è conforme alle leggi e alle altre prescrizioni.

Diverso, e direi, opposto il sistema preventivo. Esso consiste nel far conoscere le prescrizioni e i regolamenti di un Istituto e poi sorvegliare in guisa, che gli allievi abbiano sempre sopra di loro l’occhio vigile del Direttore o degli assistenti, che come padri amorosi parlino, servano di guida ad ogni evento, diano consigli ed amorevolmente correggano, che è quanto dire: mettere gli allievi nella impossibilità di commettere mancanze1.

Questo sistema si appoggia tutto sopra la ragione, la religione, e sopra l’amorevolezza; perciò esclude ogni castigo violento e cerca di tenere lontano gli istessi leggeri castighi2.

Rispondi

1. Quali sono gli elementi cardine del sistema repressivo secondo don Bosco?

2. Che funzione ha il direttore nel sistema preventivo?

3. Quali sono le idee chiave su cui si poggia il sistema preventivo?

I colori della Pedagogia - volume 2
I colori della Pedagogia - volume 2
L’educazione dal basso Medioevo al positivismo - Secondo biennio del liceo delle Scienze umane