3.2 La pedagogia vichiana
Le idee pedagogiche di Vico sono contenute in particolare in un’orazione inaugurale pronunciata presso l’università di Napoli, intitolata De nostri temporis studiorum ratione (“Il metodo degli studi del nostro tempo”), pronunciata nel 1708, e nell’Autobiografia del pensatore napoletano.
Vico condanna l’educazione del suo tempo, che si rifà al razionalismo cartesiano. Egli ritiene che l’uomo non sia solo un essere razionale e che il fanciullo, in particolare, non lo sia affatto, ma sia invece soprattutto fantasia e sensibilità. Pertanto, egli critica lo studio prematuro della logica e dell’algebra, che inverte il naturale sviluppo umano e che
assidera tutto il più rigoglioso delle indoli giovanili, lor accieca la fantasia, spossa la memoria, infingardische l’ingegno, rallenta l’intendimento.
G. Vico, Vita dell’autore, in Opere di Giambattista Vico, precedute da un discorso di H. Michelet sul sistema dell’autore, vol. I, Tipografia della Sibilla, Napoli 1834, p. 39.
Il filosofo napoletano recupera la tradizione umanistico-letteraria ed esorta a educare prima la memoria, con lo studio delle lingue, e la fantasia, con lo studio dei poeti, degli storici e degli oratori, e solo più tardi la ragione con le scienze di carattere intellettualistico, come la matematica e la fisica e, infine, la metafisica, la morale e la teologia. Dunque, per Vico la cultura storico-letteraria è la sola in grado di preparare i fanciulli a un uso concreto e rigoroso della ragione, proprio dell’età matura.
Inoltre, Vico, convinto fautore della spontaneità della vita spirituale, sostiene il principio dell’imparare facendo, asserendo che l’educando non deve ricevere la conoscenza in modo passivo, al di fuori di sé, né cercarla in sé come dono divino, ma deve attivarsi per costruirla in modo personale attraverso la ricerca. Il verbalismo per Vico è infruttuoso e non porta ad alcuna sapienza. Il fanciullo va incoraggiato a scoprire le cose che poi dovrà giudicare. Per Vico, dunque, l’individuo deve essere educato a stretto contatto con la società, perché solo giungendo a una conoscenza piena della medesima, con le sue tradizioni, può conquistare un’autentica libertà.
Vico rivela una grande sensibilità psicologica, esortando a educare il fanciullo secondo le sue possibilità e caratteristiche, senza precorrere i tempi, nel rispetto di quel bisogno di concretezza e di contatto diretto con la realtà, che è indispensabile per il soggetto in formazione, al quale assegna un assoluto protagonismo nel processo educativo. Purtroppo, queste importanti intuizioni riusciranno ad attecchire propriamente solo in tempi recenti.