1 - Rousseau e l'educazione naturale

1. Rousseau e l’educazione naturale

1.1 Jean-Jacques Rousseau e l’Illuminismo

Jean-Jacques Rousseau ▶ L’AUTORE | è una delle personalità che meglio hanno saputo interpretare lo spirito del secolo dei “lumi” ▶ APPROFONDIAMO, p. 234 |, in particolare per quanto riguarda la centralità da lui attribuita al ruolo della formazione del “nuovo individuo”. La sua visione del progresso, come vedremo, è però agli antipodi rispetto a quella ottimistica degli illuministi.

L'AUTORE  Jean-Jacques Rousseau

Nasce a Ginevra nel 1712. La madre muore nel darlo alla luce e il padre, un modesto orologiaio, riversa su di lui tutto il suo affetto, stimolando la fertile immaginazione del figlio con la lettura assidua dei romanzi lasciati dalla moglie.

Nel 1728 Rousseau lascia Ginevra e si rifugia in Savoia, presso Madame de Warens: a questa nobildonna, che sarà per lui allo stesso tempo madre, amica e amante, resterà legato per undici anni (1729-40). In questo periodo, decisivo per la sua formazione, si dedica allo studio di letterati e filosofi, senza però applicarsi in modo sistematico.

Nel 1740 è a Lione come precettore e poi a Parigi, dove entra in contatto con la cultura illuminista, in particolare con Diderot e Voltaire. Nel 1745 conosce Thérèse Levasseur, una donna umile che sarà la compagna di tutta la vita; con lei avrà cinque figli, tutti affidati all’orfanotrofio. In questi anni scrive alcune voci per l’Encyclopédie e acquista una certa popolarità con la vittoria del concorso bandito dall’Accademia di Digione sul tema: “Il progresso delle scienze e delle arti ha contribuito al miglioramento del costume?”. Tuttavia, la risposta di Rousseau, contenuta nel Discorso sulle scienze e le arti (1750), si pone agli antipodi della concezione illuminista di progresso. Rousseau teorizza l’idea di uno stato di natura in cui l’uomo viveva felice e innocente, guastato dall’avvento della società e della cultura.

La rottura con il mondo dei philosophes (i pensatori illuministi) diviene ancora più netta con la pubblicazione del Discorso sull’origine e i fondamenti della disuguaglianza fra gli uomini, del 1754. In esso Rousseau approfondisce il discorso relativo al rapporto tra stato di natura e società e ribadisce l’idea di una condizione originaria dell’umanità felice, poi corrotta dalla società e dalla cultura.

Nel 1758 lascia definitivamente Parigi e si rifugia a Montmorency, dove scrive le sue opere più importanti: il romanzo epistolare Giulia o la Nuova Eloisa (1761), il suo capolavoro di filosofia politica il Contratto sociale (1762) e il best-seller pedagogico Emilio o dell’educazione (1762). Con queste opere raggiunge il massimo della fama, ma anche della contestazione. Il contrasto con le autorità politiche e religiose è fortissimo. Costretto ad abbandonare la Francia, si rifugia in Svizzera, a Neuchâtel, dove inizia a scrivere le Confessioni, una raccolta di riflessioni autobiografiche che sarà pubblicata postuma tra il 1782 e il 1789. Nel 1765 si trasferisce in Inghilterra, ospite dell’illustre filosofo David Hume, con il quale però rompe di lì a poco, accusandolo ingiustamente di tramare alle sue spalle. La mania di persecuzione lo porta a fuggire da un paese all’altro. Nel 1778 accetta l’invito del marchese de Girardin e si ritira a Ermenonville, dove muore in quello stesso anno.

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approfondiamo  L’ILLUMINISMO

La peculiarità del movimento culturale dell’Illuminismo consiste nella fiducia di poter risolvere i problemi dell’umanità, specie quelli di natura sociale e politica, mediante i “lumi” della ragione, senza far ricorso a supporti esterni, come la religione e le tradizioni.

Il movimento illuminista è frutto di un lungo percorso storico, le cui radici possono essere rintracciate nel pensiero critico dell’Umanesimo-Rinascimento, nella messa in discussione dell’autorità e della tradizione operata dalle confessioni riformate, nello sviluppo del metodo induttivo realizzato da Bacone e Galileo, nel razionalismo cartesiano e nell’empirismo di Locke.

Le istanze principali su cui si fonda il movimento illuminista sono: istruzione, progresso e felicità. Si afferma una nuova concezione antropologica, libera dai lacci del peccato originale, per cui l’uomo è buono per natura. Si ha fiducia nelle capacità di miglioramento dei singoli attraverso l’opera educativa e lo Stato è investito del compito di ricercare il progresso e la felicità dei sudditi attraverso la diffusione dell’istruzione.

Lo spirito innovatore del secolo dei “lumi” attecchisce in tutti i maggiori paesi d’Europa, ma i suoi principali promotori sono i filosofi francesi (i cosiddetti philosophes). Anche se la Francia rappresenta il maggior centro propulsore del pensiero illuminista, la monarchia francese – a differenza di alcuni sovrani europei “illuminati”, che accolgono le idee dell’Illuminismo per procurare il beneficio del loro Stato e dei loro sudditi – non accoglie le idee dei suoi intellettuali, lasciando il paese in quello stato di declino sociale ed economico che sfocerà nella Rivoluzione francese.

L’espressione più compiuta del secolo è certamente l’Encyclopédie, un’impresa letteraria iniziata da d’Alembert nel 1751 e portata a termine da Diderot, che è l’emblema di quella fiducia illimitata nella ragione caratteristica del secolo dei “lumi”, in quanto nasce dalla volontà di condensare tutto lo scibile umano in voci ordinate alfabeticamente e dal desiderio di reinterpretare criticamente il sapere attraverso il filtro della ragione, lasciando spazio anche alle più recenti conquiste in ambito filosofico, scientifico, tecnico e nel campo delle arti e dei mestieri.

1.2 L'Emilio: un romanzo rivoluzionario

Rousseau balza presto agli onori della cronaca grazie alla sua opera più nota: l’Émile. Le provocazioni contenute in questo romanzo pedagogico sono molto forti. Il testo viene subito condannato sia dalle autorità civili sia da quelle religiose, ma ottiene anche un enorme successo in tutta Europa, tanto che diviene ben presto una delle pietre miliari della letteratura pedagogica moderna.

L’Emilio o dell’educazione muove da un’idea di fondo rivoluzionaria: si propone di studiare la natura del fanciullo e di seguirne lo sviluppo, ponendosi dal punto di vista dell’educando (puerocentrismo) e non, come era stato fatto fino a quel momento, da quello dell’educatore (adultismo).

Un altro apporto fondamentale dell’opera di Rousseau si può rintracciare nel concetto di educazione naturale. Per il pensatore svizzero, infatti, l’educazione deve seguire i ritmi e le caratteristiche proprie dello sviluppo spontaneo del fanciullo.

Rousseau, che crede nello  stato di natura e nella bontà originaria dell’uomo, ritiene che ogni individuo sia portatore di capacità originali (oggi con linguaggio moderno diremmo “potenzialità soggettive”), che devono essere sviluppate per tramite di un processo educativo capace di permettere a ogni fanciullo di “diventare se stesso”. Questa prospettiva, secondo il pensatore ginevrino, si può realizzare solo all’interno di un progetto educativo attuato lontano dalla società, che rappresenta per Rousseau la fonte primaria dell’infelicità degli uomini. Pertanto, egli stabilisce che l’intero percorso formativo del protagonista della sua opera, Emilio, si debba svolgere in campagna e che solo in un secondo momento, quando Emilio avrà acquisito tutti gli elementi necessari per tutelarsi dalle corruttele della vita sociale, potrà fare il suo ingresso “tra gli uomini”.

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La figura del precettore
Il terzo elemento caratterizzante del trattato pedagogico di Rousseau riguarda la figura del precettore. Egli scardina la tradizionale visione dell’educatore che controlla ogni aspetto del processo educativo (educazione direttiva) e propone una soluzione del tutto nuova, in cui il maestro non impone mai direttamente nulla all’educando, ma predispone le esperienze educative più adatte a farlo maturare (educazione indiretta o negativa). Il compito principale del precettore è quello di educare l’allievo secondo natura e di farne un uomo in grado di interagire nel modo giusto con le cose, gli uomini e Dio.

Il modello educativo rousseauiano viene descritto all’interno di un’opera che segue le tappe evolutive di un fanciullo nobile e orfano, Emilio, che cresce a stretto contatto con la natura sotto la guida attenta ma discreta di un precettore. Si tratta di un romanzo sperimentale, in cui Rousseau segue la formazione di Emilio dalla nascita fino al matrimonio, proponendosi di descrivere tutte le fasi necessarie per realizzare il principio dell’educazione naturale.

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1.3 La struttura e i contenuti dell’Emilio

La formazione di Emilio si compie in cinque grandi tappe che Rousseau affronta nei cinque libri del suo romanzo. Di ognuna individua specifiche peculiarità e bisogni formativi, anticipando così l’impostazione che sarà fatta propria dalla psicologia dell’età evolutiva.
Libro I: la prima infanzia
Il primo libro abbraccia i primi due anni di vita del fanciullo. Per questa fase della vita Rousseau propone un’educazione concentrata sui bisogni fisici del bambino. Ritiene fondamentale curare in questo stadio, come già aveva sostenuto Locke, l’irrobustimento del corpo del fanciullo, favorendo la massima libertà nel movimento. A questo riguardo, in particolare, condanna l’uso delle fasce che considera una forma di “tortura” immotivata e nociva per un sano sviluppo naturale del neonato. Rousseau, inoltre, si pronuncia in favore dell’allattamento materno, che ritiene indispensabile soprattutto per quel particolare legame affettivo dal quale fa discendere la spontanea formazione dei sentimenti e dei costumi del fanciullo. Tuttavia, egli assegna la maggior parte della responsabilità educativa al padre, che deve essere il primo precettore dei suoi figli e che, solo se non è in grado di assolvere al suo dovere formativo, deve ricorrere a un educatore di eccezionale valore. Per quanto concerne l’opera educativa, Rousseau sottolinea come nella prima infanzia tutto si apprende attraverso i sensi e va favorita la naturale attività esplorativa dei bambini, che rappresenta la prima forma di conoscenza del mondo circostante. Rousseau riserva grande attenzione anche all’apprendimento del linguaggio. Afferma che i bambini «parlano prima di saper parlare» ed esorta gli adulti ad accompagnare le varie tappe di sviluppo linguistico del bambino, cercando innanzitutto di interpretare gesti e pianti e proponendo pochi e chiari termini, ben pronunciati e collegati a oggetti concreti.
Libro II: la fanciullezza
Il secondo libro si concentra sull’educazione di Emilio dai 2 ai 12 anni. L’azione educativa impartita in questo stadio dello sviluppo si basa ancora sui bisogni fisici e sui sensi del fanciullo, perché l’infanzia e la fanciullezza corrispondono all’ “età della necessità”, quando è fortemente sentita la dipendenza dalle cose. In questa fase, per Rousseau, bisogna favorire al massimo l’azione e il gioco, così come lo sviluppo della ragione sensitiva, che non consiste nella semplice registrazione di impressioni, ma nella capacità di collegare e comparare gli oggetti sensibili. Per il filosofo, Emilio non deve sapere fino a 12 anni che cosa sia un libro, perché in questo stadio il bambino è ancora incapace di ragionare. Si tratta di un paradosso, che Rousseau introduce in aperta polemica con i tradizionali metodi educativi concentrati esclusivamente sulle lezioni verbali. È in questo libro che egli fornisce una chiara definizione di educazione negativa:

La prima educazione deve essere dunque puramente negativa. Non consiste nell’insegnare la virtù o la verità, ma nel preservare il cuore dal vizio e la mente dall’errore. Se poteste non fare nulla e non lasciar fare nulla agli altri, se poteste condurre il vostro allievo sano e robusto fino all’età di dodici anni, senza che sappia distinguere la mano destra dalla mano sinistra, gli occhi del suo intelletto, fin dalle vostre prime lezioni, si aprirebbero alla ragione; privo di pregiudizi e libero dalle cattive consuetudini non ci sarebbe più nulla che possa contrastare le vostre cure. Ben presto, nelle vostre mani, diverrebbe il più saggio degli uomini e, così, cominciando con il non fare nulla, avreste realizzato un processo educativo straordinario.

J.-J. Rousseau, Emilio o dell’educazione, Edizioni Studium, Roma 2016, p. 161.

L’educatore non deve fornire precetti, ma fungere da mediatore tra Emilio e l’ambiente circostante, predisponendo accuratamente le esperienze educative dell’alunno, in modo da allontanare da lui tutti quegli elementi che potrebbero indurlo in errore o turbare il suo corretto sviluppo. Si tratta di una forma di educazione indiretta, alla quale bisogna ricorrere in ogni frangente, anche per scoraggiare i cattivi comportamenti del fanciullo (come la menzogna). In questo modo, senza ricorrere alle punizioni, Emilio sarà guidato a comprendere il reale significato delle sue azioni e le conseguenze che queste provocano, orientandosi verso una condotta di vita sana e retta.

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Libro III: l’età dell’utile
Il terzo libro concerne l’educazione di Emilio dai 12 ai 15 anni di età. Entriamo nella cosiddetta “età dell’utile”, quando le forze del ragazzo superano i bisogni. Questa fase è contrassegnata dalla ragione, pertanto il precettore potrà dar luogo a una forma di educazione più diretta. Così, all’educazione indiretta si affiancherà l’intervento positivo dell’educatore, che andrà a stimolare in Emilio interrogativi riguardanti vari ambiti del sapere. Il tutto però, avverte Rousseau, dovrà muovere dagli interessi dell’allievo e produrre conoscenze utili, scaturite dal confronto diretto con l’esperienza e non dal ricorso ai libri. L’unico libro che è consentito a Emilio in questa fase è Robinson Crusoe di Daniel Defoe, che il pensatore ginevrino definisce come «il più bel trattato di educazione naturale».

In questo stadio, Emilio accanto all’osservazione della natura dovrà coltivare quella dei fatti umani, cominciando dalla conoscenza dei mestieri. Imparerà anche ad apprezzare le occupazioni manuali, facendo il suo apprendistato da falegname. Rousseau assegna un grande valore formativo al lavoro manuale e ritiene indispensabile praticare “esercizi materiali” per poter poi essere veramente liberi di applicarsi a quelli “spirituali”. In tal modo sdogana la vecchia distinzione tra occupazioni manuali e occupazioni intellettuali, stabilendo uno stretto legame tra le une e le altre.

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Libro IV: la “seconda nascita”
Il quarto libro si occupa dell’educazione di Emilio dai 15 ai 20 anni di età. Si tratta della fase più delicata e decisiva del percorso formativo del ragazzo, che viene preparato all’ingresso in società. È questo il tempo della “seconda nascita”, quando si compie la formazione sentimentale, morale, religiosa ed estetica di Emilio.

Il precettore dovrà guidare il ragazzo alla conoscenza delle passioni, fornendogli gli strumenti atti a distinguere il bene dal male. Il primo passo per Rousseau è l’amore di sé: questa è la prima e naturale passione che Emilio è invitato a coltivare. Il precettore lo dovrà tenere lontano dalle degenerazioni dell’amore di sé (amor proprio ed egoismo), educandolo all’amore per il prossimo, al quale Emilio sarà condotto attraverso la constatazione delle disuguaglianze sociali, che faranno scaturire in lui sentimenti di empatia e solidarietà nei confronti dei meno fortunati.

Per favorire questo passaggio, l’educatore ricorrerà ai libri, in primis alle narrazioni storiche, proponendo a Emilio soprattutto la lettura di biografie come le Vite di Plutarco, e alle favole, facendo in modo che il ragazzo ricavi da sé le massime in esse contenute.

A 18 anni inizierà la formazione religiosa di Emilio. Prima di allora, per Rousseau, non si deve introdurre in alcun modo l’argomento, per preservare la spiritualità del ragazzo, che nell’età della fanciullezza e dell’adolescenza non ha ancora la maturità necessaria per accostarsi ai fondamenti religiosi. Emilio non sarà educato ad alcuna religione positiva, ma sarà messo nella condizione di scegliere quella a lui più confacente attraverso l’uso della ragione. Il ragazzo sarà accostato ai principi della religione naturale, fondata su tre concetti chiave: l’esistenza di Dio, l’immortalità dell’anima e la libertà dell’uomo. Questa prospettiva farà incorrere l’opera di Rousseau nell’immediata condanna delle autorità religiose, sia da parte protestante sia cattolica.

Al termine del percorso formativo di Emilio si colloca l’educazione estetica. Il ragazzo sarà iniziato alla bellezza dell’eloquenza e della dizione soprattutto attraverso gli scrittori antichi, coltiverà il latino, il greco e l’italiano e l’educatore lo accompagnerà a spettacoli teatrali, che lo aiuteranno ad acquisire il senso del bello.

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Libro V: l’educazione femminile
Il quinto libro dell’opera è dedicato principalmente all’educazione di Sofia, la sposa destinata a Emilio. Per Rousseau la donna è fatta per piacere all’uomo e la sua educazione deve essere modulata in funzione del futuro ruolo di madre e moglie. Essa, pertanto, deve essere abituata alla soggezione sin da piccola, in modo da riuscire più docile alla volontà del marito. Deve essere aggraziata e mostrarsi più incline all’ago che allo studio. Sarà utile che impari qualche nozione di canto e di danza, per allietare le serate dello sposo, e qualche forma di istruzione, ma andrà scoraggiata qualsiasi velleità culturale. L’educazione religiosa inizierà molto presto per Sofia, perché per Rousseau le donne sono dotate di un intelletto essenzialmente pratico e la formazione religiosa contribuisce a far accettare loro la posizione subalterna rispetto ai mariti.

Emilio convolerà a nozze con Sofia solo dopo un lungo viaggio all’estero, nel corso del quale si compirà la sua formazione politica. Questo periodo permetterà al giovane di acquisire una conoscenza più profonda degli uomini e dei sistemi di governo e di maturare quel sentimento di nostalgia per la patria, che lo farà tornare a casa con una rinnovata coscienza dei suoi diritti e dei suoi doveri di cittadino.

per immagini

Il “Benedicite

In una modesta sala da pranzo una madre sta appoggiando una scodella di minestra sul tavolo. Attorno alla mensa ci sono le sue due figlie, che si accingono a recitare l’abituale preghiera che precede i pasti, la cui prima parola è Benedicite (“Benedicete”). Gli oggetti della vita quotidiana, le stoviglie, i giochi appena abbandonati dalla bimba più piccola raccontano la calda intimità del contesto familiare.

Rousseau assegna alla donna il ruolo di madre e di docile moglie, al quale essa deve essere preparata attraverso un’educazione religiosa con l’aggiunta di nozioni (per esempio musicali) che ne rendano piacevole la compagnia per il marito.

 >> pagina 240

1.4 L’eredità dell’Emilio

L’ultimo libro dell’Emilio è il meno felice di tutta l’opera, quello in cui l’autore non propone nulla di nuovo, ma si adegua semplicemente alla mentalità dell’epoca. Al capolavoro pedagogico di Rousseau, però, va certamente riconosciuto il merito di aver considerato l’educazione come un processo naturale e spontaneo, di cui il fanciullo deve essere protagonista. Certo l’idea astratta della natura umana e la proposta di un percorso educativo sviluppato al di fuori della società per tappe rigidamente separate, così come la concezione religiosa e la scarsa attenzione per i contenuti culturali, rappresentano dei limiti importanti, che hanno suscitato nei secoli numerose critiche al pensiero di Rousseau. Ma la dottrina pedagogica dell’intellettuale ginevrino va accostata evitando l’applicazione di rigide schematizzazioni e va apprezzata soprattutto per la novità dell’impostazione data al problema educativo, in quanto determinante per il costituirsi stesso della personalità dell’individuo. In questa prospettiva l’Emilio di Rousseau può essere considerato il “manifesto” della pedagogia moderna.
  esperienze attive

Indagine sulla funzione del docente Rousseau propone una concezione nuova del ruolo del maestro introducendo il concetto di educazione negativa. Prova a realizzare un’indagine “interna” sull’opinione che le persone più vicine a te (genitori, parenti, amici, insegnanti e così via) hanno sulla funzione del docente. Condividi in classe i risultati di questa “inchiesta”, giovandoti di grafici e mappe concettuali.

per lo studio

1. Com’è l’uomo per natura secondo Rousseau?

2. Perché Rousseau immagina l’educazione di Emilio lontano dalla società?

3. Quando e come avviene il primo contatto di Emilio con i libri?


  Per discutere INSIEME 

Rousseau attribuisce un primato assoluto all’esperienza diretta nel processo educativo. Avanza, insieme ai tuoi compagni, alcune proposte concretamente applicabili all’interno del tuo programma scolastico, che permettano di valorizzare questa modalità di apprendimento.

I colori della Pedagogia - volume 2
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L’educazione dal basso Medioevo al positivismo - Secondo biennio del liceo delle Scienze umane