3 - Fénelon e l’educazione delle fanciulle e del principe

3. Fénelon e l’educazione delle fanciulle e del principe

3.1 L’educazione delle fanciulle

L’arcivescovo francese François de Salignac de la Mothe, detto Fénelon ▶ L’AUTORE, p. 190 |, fu un rinomato teologo, che ebbe modo di occuparsi da vicino di tematiche pedagogiche, sia nella veste di direttore dell’istituto femminile delle Nouvelles Catholiques, sia come precettore del duca di Borgogna.

Fénelon si occupa di educazione femminile in un’epoca in cui l’opinione comune non ritiene l’educazione della donna importante e necessaria quanto quella dell’uomo. Egli raccoglie le sue riflessioni su questo tema nel Trattato sull’educazione delle fanciulle (1687), nel quale si coglie una prospettiva positiva verso l’educazione femminile.

L’opera manca di unità sistematica, in quanto non nasce per il vasto pubblico, ma questo aspetto non toglie nulla alla carica innovativa con cui l’autore affronta l’argomento. In essa Fénelon dà alcuni suggerimenti, dettati dall’esperienza, alla duchessa di Beauvilliers, che si era rivolta a lui per avere indicazione sull’educazione delle figlie.

L’educazione della donna per Fénelon rappresenta una questione fondamentale e ineludibile per il benessere della società tutta, in quanto la donna, sebbene non sia destinata a governare Stati, a condurre guerre o a impegnarsi nel sacro ministero, deve occuparsi della cura della casa e, cosa ancora più importante, della formazione dei figli.

L’educazione, allora, diviene condizione indispensabile proprio per consentire alla donna di capire l’indole dei figli e di scegliere il metodo che assecondi e corregga nel modo giusto la loro natura. Fénelon infatti, come Locke, ritiene che un buon progetto educativo debba partire da una conoscenza approfondita del fanciullo e afferma che questo obiettivo si può raggiungere osservando il bambino, specie nel momento del gioco, in cui il fanciullo esprime se stesso nella massima libertà.

Ma le osservazioni più interessanti dell’ecclesiastico francese riguardano la metodologia educativa da adottare. Per Fénelon il fanciullo non va tediato con noiosi precetti, lezioni pedanti e imposizioni calate dall’alto, né tanto meno va intimorito con atteggiamenti scostanti e autoritari. Egli insiste molto sul valore educativo dell’esempio, su come ciò che viene insegnato al fanciullo debba trovare corrispondenza nella condotta di vita di chi si occupa della sua formazione e indica, in particolare, due strumenti educativi, che ritiene più efficaci di un’impostazione pedagogica severa e rigida: la fiducia e l’amore.

Non prendete mai senza estrema necessità un cipiglio severo e imperioso, che fa tremare i fanciulli. Spesso è affettazione e pedanteria negli istruttori; giacché i fanciulli per loro conto sono il più delle volte fin troppo timidi e vergognosi. In quel modo si chiude loro il cuore, e si toglie la confidenza, senza la quale non v’è alcun frutto a sperare dall’educazione. Fatevi amare da loro: che con voi siano liberi, e non temano di lasciarvi vedere i loro difetti. Per riuscire a questo, siate indulgenti quando non s’infingono davanti a voi. Non mostratevi né stupefatti né irritati delle loro cattive inclinazioni: compatite anzi la loro debolezza. Qualche volta ne verrà questo inconveniente, che saranno meno ritenuti dal timore; ma, tutto considerato, la confidenza e la sincerità sono più utili che l’autorità e il rigore.

Fénelon, L’educazione delle fanciulle, studio introduttivo, traduzione e note di L. Nutrimento, ed. Canova, Treviso 1971, p. 70.

Fénelon ritiene, pertanto, che il fanciullo vada prima di tutto osservato, accolto e capito. Il soggetto non deve provare timore di coloro che si occupano della sua educazione, ma amore, perché solo così può rivelare loro la sua vera natura, con i suoi pregi e i suoi difetti. In questo Fénelon anticipa una sensibilità educativa che comincerà a farsi strada propriamente negli scritti pedagogici e nelle esperienze educative dell’Ottocento.

Certamente Fénelon non è immune dai soliti pregiudizi dell’epoca e non esita a etichettare come «ridicole» quelle donne che discettano di scienza, considerando le capacità razionali femminili inferiori a quelle maschili. Ma la sua proposta educativa si fa apprezzare soprattutto per l’alto valore sociale assegnato all’educazione femminile. Egli non mira a fare della donna un semplice “ornamento” da salotto e assegna a essa un ruolo chiave sul piano della salvaguardia morale della collettività. Fénelon, infatti, ha in mente una donna equilibrata, dotata di un forte senso religioso, istruita quanto basta per poter contribuire alla stabilità della propria famiglia ed esercitare, in questa direzione, un ruolo socialmente rilevante.

per immagini

Madre di famiglia

Rubens ritrae in questo quadro la sua seconda moglie mentre si prende amorevolmente cura di due dei loro figli. In controtendenza con il pensiero del suo tempo, Fénelon assegna grande importanza all’educazione della donna, che ha il compito di condurre la casa e, soprattutto, occuparsi della formazione dei figli. La donna, attraverso l’istruzione, deve dunque essere messa in grado di comprendere l’indole dei propri figli e di scegliere il metodo educativo più adatto per loro: contribuendo alla stabilità della propria famiglia, essa svolge un ruolo importante per la società.

L'AUTORE  Fénelon

François de Salignac de la Mothe Fénelon nasce nel castello di Fénelon nella regione del Périgord, nel Sud-Ovest della Francia, nel 1651. Appartiene a una famiglia di antico lignaggio, ma povera.

Ultimo di molti fratelli e di salute cagionevole, compie i primi studi nella tranquillità dell’ambiente domestico. A dodici anni entra nel prestigioso seminario parigino di Saint-Sulpice.

Nel 1675 è ordinato sacerdote e tre anni dopo assume la direzione dell’Institut des Nouvelles Catholiques, destinato alle ragazze protestanti desiderose di convertirsi al cattolicesimo. Da questa esperienza (che dura per undici anni) trae spunto il Trattato sull’educazione delle fanciulle edito nel 1687. Successivamente gli sono affidate molte missioni di conversione, ma la sfida più ardua arriva nel 1689, allorché diviene precettore del duca di Borgogna, nipote del re e destinato al trono. Il giovane ha un carattere molto difficile da gestire, ma Fénelon riesce a “domarlo”, trasformandolo in un principe colto, giusto e tollerante. Per il duca, scrive diverse opere, tra cui il romanzo educativo Le avventure di Telemaco.

Questo importante incarico gli fa guadagnare l’accesso all’Académie française (fondata nel 1635 dal cardinale Richelieu per promuovere la lingua francese), nonché (nel 1695) l’arcivescovado di Cambrai. Tuttavia, la sua fortuna tramonta quando si apre la controversia con Bossuet sulla dottrina del quietismo, a cui Fénelon aderisce. La situazione si aggrava nel 1699 quando, a sua insaputa, sono pubblicate le Avventure di Telemaco: Luigi XIV vi legge una condanna alla sua politica assolutistica e lo allontana dalla corte.

Trascorre gli ultimi anni nella diocesi di Cambrai, prodigandosi nella cura della popolazione. Muore nel 1715.

 >> pagina 192

3.2 Educare dilettando

Fénelon insiste molto sulla necessità di mescolare costantemente l’istruzione al gioco, affinché il fanciullo non senta il peso dello studio e abbia la possibilità di apprendere in situazioni apparentemente libere e piacevoli. La traduzione più esplicita di questa prospettiva pedagogica si può riconoscere nelle opere che egli scrive per il duca di Borgogna, nelle quali unisce il forte contenuto morale alla forma narrativa accattivante.

Per il suo illustre allievo, Fénelon scrive le Favole, i Dialoghi dei morti e Le avventure di Telemaco.

Le Favole sono una raccolta di racconti, apologhi e novelle, pensati da Fénelon per correggere i difetti del suo augusto alunno. Ogni testo si propone di focalizzare l’attenzione su un particolare comportamento o sentimento sbagliato e di mettere in evidenza le contraddizioni tra questo e la particolare posizione sociale e destino del piccolo duca di Borgogna.

I Dialoghi dei morti, invece, introducono a parlare personaggi della mitologia e della storia, che giungono dall’oltretomba per fornire insegnamenti morali e mostrare le doti che deve avere un buon principe.

Infine, Le avventure di Telemaco raccontano il viaggio che il mitico figlio di Ulisse, Telemaco per l’appunto, compie insieme al precettore Mentore alla ricerca del padre. L’opera condanna apertamente ogni forma di governo dispotico, biasima le guerre e ogni tipo di ingiustizia e immoralità, propone lunghe disquisizioni sulla virtù e sulla gloria, mostrando quali devono essere i veri valori guida di un principe. L’intento è quello di indicare al giovane allievo la retta via da seguire nell’arte del governare.

Questa opera però (unita al discredito diffuso contro di lui a corte da Jacques-Bénigne Bossuet  APPROFONDIAMO, p. 193 | per la sua adesione al  quietismo) fece cadere Fénelon in disgrazia presso Luigi XIV, che incarnava palesemente l’antimodello del monarca giusto ed equilibrato celebrato nelle Avventure di Telemaco. Ma è proprio a questo romanzo pubblicato a sua insaputa che l’ecclesiastico francese deve la sua fama. L’opera, infatti, conobbe un’enorme diffusione in Europa ed è considerata uno dei primi esempi di letteratura per l’infanzia in chiave moderna.

 >> pagina 193

approfondiamo  BOSSUET, UN ALTRO PRECETTORE ILLUSTRE DI FRANCIA

Tra le personalità del XVII secolo che si occupano dell’educazione della nobiltà si distingue la figura di Jacques-Bénigne Bossuet (1627-1704).

Questo noto teologo e vescovo francese, dapprima sostenitore e amico di Fénelon, ne diviene acerrimo avversario quando emerge l’adesione di questi al quietismo, screditandolo presso il re e spingendo per il suo esilio nel vescovado di Cambrai.

Anche Bossuet, come Fénelon, è un precettore illustre della corte di Francia. Egli infatti si occupa dell’educazione di Luigi di Francia, primogenito del re Luigi XIV, detto Gran Delfino. Per questo insigne allievo egli scrive il Discorso sulla storia universale, sintesi della storia dell’umanità riletta in chiave religiosa, e il Trattato sulla conoscenza di Dio e di se stessi, nel quale aderisce alla dottrina di Cartesio.

Sul piano dell’educazione intellettuale Bossuet predispone per Luigi di Francia un programma di studi di tipo enciclopedico, nel quale, accanto alle tradizionali discipline del programma umanistico, propone materie direttamente connesse con i doveri e le funzioni di un sovrano, come l’educazione politica. Il curriculum da lui studiato per il futuro sovrano è accuratamente pianificato. Lo stesso Bossuet si occupa di preparare per il giovane principe versioni “purgate” (decurtate cioè dei passi più sconvenienti) dei testi classici.

Bossuet intende preparare Luigi di Francia alle future responsabilità di governo in modo tale che egli sappia coniugare l’idea di potere assoluto esercitato per diritto divino al rispetto per il magistero della Chiesa. I risultati di questa proposta educativa non saranno mai concretamente sperimentati, poiché Luigi, come il duca di Borgogna, morirà molto giovane e non arriverà mai a sedere sul trono di Francia.

per lo studio

1. Perché Fénelon ritiene importante l’educazione delle donne?

2. Che ruolo è assegnato da Fénelon alla fiducia e all’amore nell’azione educativa?

3. In che termini, secondo Fénelon, il gioco si deve combinare con l’azione formativa?


  Per discutere INSIEME 

Fénelon assegna un grande valore formativo alla lettura. Che tipo di rapporto hai con i libri? Leggi nel tempo libero e, se sì, quali sono le tue letture preferite (fumetti, narrativa per ragazzi)? Ci sono libri che hai amato particolarmente, di cui consiglieresti la lettura ai tuoi compagni?

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