T1 - Ordinamento degli studi della Compagnia di Gesù, La lezione e le punizioni nelle scuole gesuitiche

PAROLA D’AUTORE

|⇒ T1  Ordinamento degli studi della Compagnia di Gesù

La lezione e le punizioni nelle scuole gesuitiche

Uno dei punti di forza delle scuole gesuitiche va rintracciato nell’organizzazione didattica. Nella Ratio studiorum si riserva una cura particolare alla struttura delle lezioni, che devono essere accuratamente preparate dai professori e presentate secondo un preciso ordine. Altro elemento chiave della metodologia educativa fissata nella Ratio è la disciplina, che va mantenuta attraverso un’assuefazione alla regola fondata sui premi e sul senso d’onore degli studenti più che sulle punizioni.

La lezione. Nelle lezioni si spieghino solo gli autori antichi, in nessun caso i più recenti. Sarà di gran giovamento che il professore non spieghi alla rinfusa e improvvisando, ma prepari per iscritto la lezione privatamente e legga prima tutto il libro o l’orazione che deve spiegare. La lezione si svolgerà più o meno nel modo seguente.

Primo: legga a voce alta tutto il passo senza interruzioni, a meno che, nella retorica e nell’umanità, debba esser alquanto lungo.

Secondo: esponga assai brevemente l’argomento e il collegamento con gli argomenti precedenti, se è necessario.

Terzo: considerando ciascun periodo, se si fa la spiegazione in latino, spieghi i passi più difficili, li colleghi l’uno all’altro, e chiarisca il pensiero non con una parafrasi inadeguata, sostituendo cioè ciascuna parola latina con un’altra parola latina, bensì rendendo lo stesso pensiero con frasi più chiare. Se invece si fa la traduzione nella lingua locale, conservi, per quanto è possibile, la collocazione delle parole. È così infatti che le orecchie si abituano al ritmo. Se però la lingua locale non vi si adatta, dapprima spieghi tutto quasi parola per parola, quindi secondo l’uso della lingua locale.

Quarto: riprendendo da capo il passo, faccia le osservazioni adatte per ciascuna classe1, a meno che non preferisca alternarle alla traduzione. Detti quelle che ritiene debbano esser conservate, che tuttavia non devono essere molte, sia durante la spiegazione, sia separatamente dopo aver svolto la lezione. […]

Cura della disciplina. Niente mantiene più efficacemente la disciplina dell’osservanza delle regole. Pertanto il professore abbia soprattutto cura che gli studenti osservino ciò che è riportato nelle loro regole e mettano in pratica ciò che è prescritto per gli studi; ciò si otterrà più facilmente con la speranza dell’onore e del premio e la paura del disonore che con le vergate2.

Modalità di punizione. L’insegnante non sia affrettato nel punire né eccessivo nell’inquisire; piuttosto dissimuli, quando può farlo senza danno di alcuno; non solo non batta nessuno (infatti ciò deve essere fatto dal corettore), ma si astenga del tutto da qualsiasi ingiuria, con parole o gesti; non chiami alcuno studente se non con il suo nome o cognome; talvolta sarà utile assegnare oltre al compito del giorno anche qualche altro esercizio scritto, per punizione. Invece deve rinviare al prefetto la decisione sulle punizioni eccezionali e più gravi, soprattutto se motivate da mancanze commesse fuori della scuola, o a carico di coloro che rifiutano le vergate, soprattutto se sono più grandi3.

Rispondi

1. Rifletti sulla struttura delle lezioni tenute presso i collegi della Compagnia di Gesù. Noti delle analogie con l’impostazione delle lezioni a cui sei abituato?

2. Che legame intercorre tra il rispetto della disciplina e «la speranza dell’onore e del premio e la paura del disonore»?

3. Quale atteggiamento deve tenere l’insegnante rispetto alle punizioni?

 >> pagina 160

|⇒ T2  Carlo Borromeo

Lettera ai padri di famiglia, capi di bottega e lavoranti

Nel brano proposto di seguito si riporta la lettera ai fedeli che introduce il Libretto de i ricordi al popolo della città et diocese di Milano scritto da Carlo Borromeo e pubblicato per la prima volta nel 1578. Il testo fu composto dall’arcivescovo all’indomani dell’epidemia di peste che aveva colpito l’Italia del Nord tra il 1576 e il 1577. Nella lettera è illustrato il fine principale dello scritto borromaico: offrire indicazioni ai fedeli per promuovere il rinnovamento interiore attraverso l’adesione a semplici regole di vita cristiana.

Salute nel Signore.

[…] O figlioli amatissimi, così special misericordia che ci ha fatto Dio nella liberatione di questa così gran città dalla calamitosa strage che egli minacciava dal principio di questa peste, non vi pare che meriti et ricerchi da noi simile proponimento: di una rinovatione di vita et costumi, confessioni de lodi et rendimento di gratie a sua divina Maestà, in regognitione di un tanto beneficio? Fermi pure nel suo cuore et dichi perpetuamente in questa memoria Milano: “questa è stata mutatione della mano destra de Dio excelso. Adesso faccio conto de incominciare a vivere al mio Dio, che mi ha di nuovo donato la vita; adesso rinoncio per sempre ai peccati, al vecchio Adamo, alla mia licenziosa vita, alle crapule1, all’otio, alle superbie, alle disordinate pompe mie, et a tutte l’altre invecchiate male usanze. Hora sia principio a quella vera spirituale rinnovazione, alla quale mi ha chiamato, et chiama Dio con tante voci”. […]

A questo fine et con speranza che quelli anco che non hanno fatto frutto nel passato flagello, debbano hora farlo nella consideratione di questa liberazione concessaci tanto fuor di quello che ci poteva persuadere la ragione humana, habbiamo raccolto alcuni ricordi per il vivere cristiano, communi a ogni stato di persone, et alcuni altri particolari di più per i padri di fameglia, et altri anco per i capi, et mastri di botega, suoi garzoni et lavoranti; et distintoli in tre tavolette stampate, et poi fatole ristampare tutti insieme in un libretto2, affinché così nell’uno, et l’altro modo possi ciascuno havergli, et più pronti alle mani, et quasi sempre avanti agl’occhi, et consequentemente in uno certo modo espressi et più vivi nella memoria, non solo per saperli, ma per praticarli, poiché nell’osservanza, et non nella sola cognizione della volontà de Dio, consiste il bene della vita nostra.

Dall’Arcivescovato il dì 20 Dicembre 1577.

Rispondi

1. Che tipo di visione della malattia emerge da questo testo?

2. Che cosa intende Borromeo, quando invita il fedele a pronunciare la promessa di rinuncia «ai peccati, al vecchio Adamo, alla mia licenziosa vita»?

3. Quali sono i destinatari del Libretto dei ricordi? Perché Borromeo si rivolge proprio a queste categorie di persone?

 >> pagina 161 

|⇒ T3  Silvio Antoniano

La gioventù cristiana e la cognizione delle lettere

Nei Tre libri dell’educatione christiana dei figliuoli Silvio Antoniano espone una precisa concezione della società cristiana, rispettosa degli ordini sociali costituiti. A questa visione si attiene nel momento in cui deve esprimersi sull’accesso alle lettere dei fanciulli e delle fanciulle, stabilendo precise differenze a seconda del ruolo che il singolo è destinato a ricoprire.

Se tutti i fanciulli devono imparar lettere. Cap. XLV

[…] la città è come un corpo composto di varie membra, che hanno varie operationi et offitii pii, et meno nobili, ma però tutti necessarii al sostentamento del corpo […]; hor applicando la similitudine al nostro proposito, non ha dubbio che la communità civile per conservarsi ha bisogno di molte maniere d’huomini, et che faccino differenti esercitii, come sono contadini, artigiani, mercanti et molti altri, perilche tutti non possono né debbono esser litterati, se bene di questi anchora vi sia bisogno, mi par però che saria cosa utile et laudabile, che i fanciulli di qual si voglia conditione, etiandio molto humile, imparassero almeno queste tre cose, cioè leggere, scrivere et numerare, sì perché imparandosi con non molta fatica almeno mediocremente, servono poi tutta in la vita a molti usi, sì anchora perché in quella prima età, per la debolezza del corpo, non si può quasi far altro, et si viene a dare una utile occupatione alla fanciullezza, et si fanno altri buoni effetti circa la educatione, andando il fanciullo alla scuola, sì come dalle cose dette di sopra si può raccogliere, anzi crederei essere espediente, che quei figliuoli che devono attendere alla mercatura, et a certe arti maggiori fossero introdotti nella grammatica et havessero qualche intelligenza del parlar latino, percioche è conditione, che può giovare spesse volte nei commertii con le nationi straniere et in molti altri modi. Quanto poi ai figliuoli de’ nobili et ricchi, non ha dubbio che sta molto bene, che faccino buon progresso nelle lettere humane, et sappiano et parlare et scrivere latino commodamente, et intendere gli oratori et gli historici et simiglianti1 […].


Se alle figliuole femine si devono far imparar lettere. Cap. XLVI

Quanto poi alle femine a me pare che, generalmente parlando, si habbia con esso loro a proceder del tutto diversamente; et quanto a quelle di humile et povero stato non fa bisogno che sappino né anco leggere; a quelle che sono di mezzana conditione certo non disdice il saper leggere; ma quanto alle nobili, che devono poi essere madri di famiglia di case maggiori, in ogni modo lodarei, che come si disse di sopra, apprendessero a leggere et scrivere et numerare mediocremente. Ma che insieme con i figliuoli et sotto la disciplina dei medesimi maestri, imparino le lingue et sappino orare et poetare, io per me non lo approvo, né so vedere che utilità ne possa seguire, né al ben publico, né al particulare delle medesime zitelle, anzi io temo, che essendo il sesso feminile vano per natura, non ne diventi tanto più superbo, et vogliano le donne far del maestro2 […]. Però il buon padre di famiglia si contenti che la sua figliuola sappia dir l’offitio della Santissima Vergine et leggere vite de’ santi et alcun libro spirituale, et nel resto attenda a filare et cucire, et a far gli altri esercitij donneschi, dei quali vediamo che la Santa Scrittura loda la donna virile et forte, nella cui diligenza et sollecitudine et buon governo delle cose domestiche, si riposa il cuor del marito suo […]. Perilche concludendo hormai questa parte, se ben non si nega, che ogni regola possa patire qualche eccettione, diciamo però che il miglior consiglio è communemente parlando, che le donne stiano contente à gli offitii proprii del sesso muliebre et lascino agli huomini quelli del sesso virile.

Rispondi

1. In che senso Silvio Antoniano paragona la società al corpo umano?

2. Come si esprime l’autore rispetto alla cognizione delle lettere dei fanciulli e delle fanciulle?

3. Che cosa pensa Silvio Antoniano delle fanciulle che sono avviate allo studio delle lingue classiche, alla retorica e alla poesia?

I colori della Pedagogia - volume 2
I colori della Pedagogia - volume 2
L’educazione dal basso Medioevo al positivismo - Secondo biennio del liceo delle Scienze umane