SONO COMPETENTE - L’arte della memoria

SONO COMPETENTE

L'arte della memoria

Fino a tempi relativamente recenti una memoria ben allenata era considerata una delle principali facoltà umane. Per potenziarla ci si poteva affidare alla mnemotecnica, ovvero l’arte che permetteva di fissare i ricordi ricorrendo a luoghi e immagini. Questa tecnica è stata inventata dai greci e, precisamente, dal poeta Simonide di Ceo (556-468 a.C.). È stata trasmessa poi ai romani e da qui si è diffusa in tutta Europa.

La mnemotecnica

La mnemotecnica classica era considerata parte della retorica e fu ampiamente usata dagli oratori per potenziare le proprie abilità mnemoniche. Tra le testimonianze più illustri di questa arte possiamo annoverare il De oratore di Cicerone (106-43 a.C.), l’Institutio oratoria di Quintiliano (35-40 ca.-96 d.C.) e il manuale di retorica anonimo Ad Herennium (86-82 a. C), attribuito per lungo tempo a Cicerone. Da queste fonti apprendiamo che c’è una distinzione tra memoria naturale, legata al pensiero della persona, e memoria artificiale, frutto dell’educazione. Inoltre, emerge che il sistema mnemonico più comune era quello basato sui loci o “luoghi” ed era di tipo architettonico, per cui si potevano associare le parti di un discorso ai vari ambienti di un edificio (atrio, soggiorno, camere da letto, sale e così via) o a un sistema di edifici. L’oratore, richiamando alla mente le immagini di quei luoghi, poteva proferire il suo discorso nel giusto ordine. Il sistema mnemonico “per immagini”, imagines agentes, invece, si prefiggeva di associare concetti o parole a immagini precise, rappresentate per lo più da figure umane di singolare bruttezza o bellezza (in modo da rimanere meglio impresse nella memoria) o da simboli (per esempio un’ancora, un’arma e così via).

Nel Medioevo

La mnemotecnica classica trovò la sua collocazione all’interno del sistema educativo medievale, basato sulle sette arti liberali (grammatica, retorica, dialettica, aritmetica, geometria, musica, astronomia), grazie a Marziano Capella (IV-V secolo), che scrisse il De nuptiis Philologiae et Mercurii (“Le nozze di Filologia e Mercurio”). Capella considerò la memoria come parte della virtù cardinale della prudenza e sulla base di questa interpretazione si mossero due esponenti di spicco della scolastica, come Alberto Magno (1206-80) e Tommaso d’Aquino (1225-74). La mnemonica classica fu reinterpretata alla luce delle esigenze di edificazione morale del pensiero cristiano e fu creato un nuovo repertorio di immagini, capace di venire in soccorso ai predicatori chiamati a memorizzare un’ampia gamma di precetti (per esempio articoli di fede, la serie dei vizi e delle virtù e le punizioni e ricompense a questi connesse). Tali immagini furono ampiamente adottate anche nell’arte figurativa medievale che, in un’epoca in cui i livelli di alfabetizzazione erano ridotti e non si conosceva ancora l’invenzione della stampa, appariva come uno dei canali comunicativi più efficaci per evocare nella mente del fedele un’idea precisa di vizio e di virtù.

Un altro tipo di mnemotecnica nata nel Medioevo si fa risalire al mistico spagnolo Raimondo Lullo (1233-1315). Egli mise a punto un sistema di memoria basato su numeri e lettere e su ruote concentriche girevoli, che simboleggiavano la concatenazione dei concetti e la dinamicità della psiche. Il pensiero di Lullo ebbe una notevole influenza nei posteri e al suo sistema attinsero Giordano Bruno e Leibniz.

La rinascita

Nel corso del XV e del XVI secolo la trattatistica sull’arte della memoria conobbe una stagione particolarmente fortunata. In questo periodo furono recuperate le regole classiche della memoria e la funzione pratica dell’arte della memoria. Nel corso del Cinquecento si svilupparono, inoltre, nuovi sistemi di arte mnemonica come quelli ideati dal monaco domenicano Giordano Bruno, noto per essere stato condannato a morte dall’Inquisizione romana nel 1600, dal filosofo calvinista francese Pierre de la Ramée (italianizzato Pietro Ramo, 1515-72) e dal filosofo ermetico e medico inglese Robert Fludd (1574-1637). Questi tre personaggi svilupparono nuove forme di arte della memoria, completamente distanti dalla tradizione scolastica, che ebbero grande influenza presso i contemporanei. In particolare, Bruno scrisse numerosi trattati sulla memoria, in cui riuscì a combinare il sistema delle ruote girevoli di Lullo con i segni astrali; mentre Pietro Ramo elaborò un metodo basato sull’analisi dialettica dei concetti, che permetteva la schematizzazione della materia studiata. Fludd, invece, stabilì una distinzione tra una memoria naturale (ars rotunda), che ricorreva a immagini come stelle, statue divine e talismani, e memoria artificiale (ars quadrata), che utilizzava invece immagini di cose corporee.

Si cimentarono nello studio dell’arte della memoria anche personaggi comunemente associati alla rivoluzione scientifica dell’età moderna come Francis Bacon e René Descartes. Tuttavia, va rilevato che la mnemotecnica, dopo la grande stagione di “rinascita” del Cinquecento, iniziò a essere poco frequentata e attualmente non gode di molta attenzione.

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