T1 - Martin Lutero, Il nuovo corso delle scuole cristiane

PAROLA D’AUTORE

|⇒ T1  Martin Lutero

Il nuovo corso delle scuole cristiane

Lutero esorta le autorità cittadine a istituire e mantenere scuole pubbliche, capaci di formare le nuove generazioni nell’assolvimento dei propri doveri di cittadini e di cristiani. Nell’appello che rivolge ai responsabili del governo cittadino, propone degli orientamenti per l’ordinamento degli studi, criticando apertamente il vecchio sistema di istruzione pedante e cavilloso, pensato per affliggere le menti dei giovani per anni interminabili senza promuoverne realmente la crescita intellettuale e spirituale.

Ora le nostre scuole non sono più quell’inferno e quel purgatorio, in cui noi siamo stati torturati con le declinazioni e le coniugazioni, senza aver tuttavia imparato niente di niente, nonostante tutte quelle botte, quella tremarella, quella paura e quell’affanno. Se s’impiega tanto tempo e fatica per insegnare ai bambini a giocare a carte, a cantare e a danzare, perché non se ne impiega altrettanto per insegnar loro la lettura ed altre scienze, finché sono giovani e senza impegni, capaci e desiderosi di farlo? Parlo per me: se avessi figli e mezzi, non li farei solo studiare lingue e storia, ma anche apprendere il canto, la musica con tutta la matematica. Infatti che altro è questo se non il gioco dei bambini? Nel passato i greci formavano in questo modo i loro figli, e ne sono venute fuori persone straordinariamente capaci, che in seguito erano in grado di svolgere ogni tipo di attività. Quanto mi dispiace adesso di non aver letto più i poeti e i libri di storia, e di non aver avuto nessuno che me li insegnasse! Invece ho dovuto leggere lo sterco del diavolo, i filosofi e i sofisti, con grandi spese, fatica e danno, per cui ho cose a sufficienza da spazzar via1.

Tu dirai: “Ma chi può fare a meno dei suoi figli, ed educarli come nobiluomini? Devono lavorare a casa, ecc.”. Risposta: […] La mia idea è di mandare i ragazzi un’ora o due al giorno in una di queste scuole e nondimeno di farli lavorare in casa il resto del tempo, di far loro imparare un mestiere o ciò che dovranno fare, in modo che le due cose vadano insieme, visto che si tratta di giovani e che possono applicarsi […].

Allo stesso modo una ragazzina può aver tempo per dedicarsi un’ora al giorno alla scuola, e tuttavia attendere alle sue faccende di casa […].

Ma quelli fra i ragazzi che costituiscono un’eccezione, per cui si spera che divengano capaci di fare i maestri e le maestre, i predicatori e gli addetti ad altre funzioni ecclesiastiche, bisogna consentir loro di applicarsi allo studio tanto più intensamente e a lungo, oppure destinarli completamente a questi studi2 […].

Perciò è della massima necessità, non solo per i giovani, ma anche per conservare i due ambiti della nostra società, quello ecclesiastico e quello civile, che in questo campo si intervenga in modo serio e tempestivo, affinché poi, una volta che ci siamo lasciati sfuggire l’occasione, non ci troviamo nell’impossibilità di fare qualsiasi cosa, anche se lo vogliamo, abbandonandoci inutilmente e per nostro solo danno a eterni rimorsi di coscienza3 […].

Perciò, cari signori, prendete a cuore l’opera che Dio così insistentemente vi richiede e di cui voi siete debitori in ragione della vostra carica: essa è molto necessaria alla gioventù, e non possono farne a meno né la società civile né quella religiosa4 […].

Rispondi

1. Quali critiche muove Lutero alla scuola del suo tempo?

2. Che tipo di indicazioni concrete fornisce alle autorità cittadine per l’istituzione delle scuole?

3. Che funzioni attribuisce all’educazione e istruzione pubblica rispetto alla società?

 >> pagina 136

|⇒ T2  Melantone

Il valore dei «rinascenti studi»

Melantone parla davanti ai professori e agli studenti dell’università di Wittenberg e saluta con gaudio il tempo presente, che si può fregiare della bellezza della cultura classica restituita all’originario splendore. Il suo è un appassionato elogio delle belle lettere, nel quale fornisce indicazioni sull’iter studiorum che devono seguire i giovani che intendono coltivare il vero sapere.

Gli studi infantili […], grammatica, dialettica, retorica, si devono studiare per quel tanto per cui, divenuti abili nel parlare e nel pensare, possiate non sconsideratamente accostarvi alle vette più alte degli studi. Bisogna associare alle lettere latine anche le greche, affinché, accingendoci a leggere filosofi, teologi, storici, oratori, poeti, da qualunque parte ci si volga, si abbia a raggiungere la vera essenza della cultura e non una vaga ombra di essa […]1.

Dopo esservi procurata questa, per dir così, provvista di viaggio, in modo sommario e agevole, come dice Platone, avvicinatevi alla filosofia, giacché sono assolutamente del parere che chi vuol raggiungere qualcosa di grande o nelle scienze sacre o nelle profane, riuscirà a poco se non avrà esercitato prima con prudenza e nella misura sufficiente il suo spirto in quelle umane discipline che si comprendono nella filosofia. Non voglio però che nel filosofare si cada in eccessive sottigliezze, perché si rischia con esse di perdere alla fine il senso comune; occorre cogliere da ottimi autori i migliori insegnamenti relativi sia alla scienza della natura sia alla formazione dei costumi. E perciò è necessaria innanzi tutto la cultura greca, che ci permette di abbracciare tutta la scienza della natura, per dissertare dei costumi con competenza e abbondanza di argomenti. A ciò servono moltissimo le opere morali di Aristotele, le Leggi di Platone, i poeti, i migliori naturalmente e i più formativi dal punto di vista spirituale: Omero, fonte di ogni sapere per i greci, Virgilio e Orazio per i latini2.

Necessaria assolutamente la storia, alla quale sola oserei, per Ercole! attribuire i meriti dell’intero mondo delle arti. La storia insegna meglio e più completamente di Crisippo e Cratone che cosa sia bello e turpe, utile o no; ad essa va anche debitrice l’amministrazione delle cose civili e domestiche. E non so se con maggior disturbo possa venir privato questo mondo del sole, che è la sua anima, o invece della storia, che è guida degli affari civili. Per concorde giudizio dei nostri avi si fecero nascere le Muse dalla memoria, volendosi con ciò significare, se non erro, che dalla storia origina ogni tipo di arte.

Comprendendo dunque nell’ambito della filosofia la scienza della natura, i principi della morale e gli esempi della storia, chi saprà avvalersi del suo aiuto, si sarà procurata la via alle maggiori altezze: se avrà cause da discutere, sarà in grado di costruire un’orazione ampia e ricca di materiale; se dovrà governare lo stato, avrà la fonte da cui attingere i principi dell’onesto, del buono, e del giusto3.

Rispondi

1. In che cosa consistono gli «studi infantili» per Melantone?

2. In che termini parla dello studio della filosofia, della storia e delle lingue?

3. La posizione di Melantone rispetto allo studio di queste discipline coincide perfettamente con quella di Lutero?

 >> pagina 137

|⇒ T3  Giovanni Calvino

Gli insegnamenti dei pastori

I pastori della Chiesa sono investiti da Calvino di un alto compito: ammaestrare il popolo attraverso la parola di Dio. Il ministero della predicazione per Calvino è l’anima della Chiesa, ma l’alto significato di questa missione non deve far insuperbire i ministri, perché l’onore è tutto del ministero e non dei ministri.

Poiché il Signore ha voluto che tanto la sua parola quanto i suoi sacramenti venissero dispensati mediante il ministero degli uomini, è necessario che vi siano pastori ordinati nelle chiese, i quali ammaestrino il popolo in pubblico e in privato nella pura dottrina, amministrino i sacramenti e col bon esempio istruiscano tutti a santità, purezza di vita. Quelli che disprezzano questa disciplina e quest’ordine sono ingiuriosi non solo verso gli uomini, ma anche verso Dio e perfino come eretici si ritraggono dalla società della chiesa, che in nessun modo può sussistere senza ministero. Poiché non è di poca importanza quel che il Signore ha attestato una volta (Matteo 10, 40), cioè che quando i pastori ch’egli invia sono ricevuti lui stesso è ricevuto, e parimenti che egli è respinto quand’essi sono respinti. E affinché il loro ministero non fosse disprezzabile, sono stati rivestiti d’un notevole mandato, cioè di legare e di sciogliere avendo avuto la promessa che qualunque cosa avranno legata o sciolta in terra sarà legata o sciolta in cielo (Matteo 16, 19). E Cristo stesso in un altro passo (Giovanni 20,23) spiega che legare vuol dire ritenere i peccati e sciogliere rimetterli. Ora l’apostolo dichiara qual è il modo di sciogliere, quando (Romani 1,16) insegna che il Vangelo è potenza di Dio a salvezza di ogni credente, e così pure di legare ove dice (2 Corinzi 10, 4-6) che gli apostoli hanno la vendetta pronta contro ogni disobbedienza. Infatti, il sommario del Vangelo è che noi siamo schiavi del peccato e della morte e che siamo sciolti e liberati mediante la redenzione che è in Cristo, mentre quelli che non lo ricevono come redentore sono vincolati da nuovi legami d’una dannazione più grave1.

Ma ricordiamoci che quel potere che nella Scrittura viene attribuito ai pastori è tutto contenuto e limitato al ministero della parola. Infatti, Cristo non ha dato questo potere propriamente agli uomini, ma alla sua parola, della quale egli ha fatto ministri gli uomini. Pertanto, osino pure arditamente ogni cosa mediante la parola di Dio, di cui sono costituiti dispensatori; costringano ogni potenza, ogni gloria e ogni altezza del mondo a cedere e ad obbedire a questa parola; comandino per mezzo d’essa a tutti, dal più grande al più piccolo; edifichino la chiesa di Cristo; demoliscano il regno di Satana; pascolino le pecore, uccidano i lupi, ammaestrino ed esortino i mansueti; redarguiscano, riprendano, rimproverino e convincano i ribelli, ma tutto mediante la parola di Dio. Ma se si volgono da essa ai loro sogni e alle invenzioni della loro mente, non sono più da accogliere come pastori, ma, essendo piuttosto lupi rapaci, bisogna cacciarli via. Poiché Cristo non ci ha comandato d’ascoltare, se non quelli che c’insegnano ciò che hanno tratto dalla sua parola2.

Rispondi

1. Quali sono le funzioni dei pastori della Chiesa?

2. In che senso Calvino afferma che i pastori hanno il potere di «legare» e di «sciogliere»?

3. Quando i pastori assumono le sembianze di «lupi rapaci» da cacciare via?

I colori della Pedagogia - volume 2
I colori della Pedagogia - volume 2
L’educazione dal basso Medioevo al positivismo - Secondo biennio del liceo delle Scienze umane