4 - Montaigne e la vera educazione

4. Montaigne e la vera educazione

4.1 La formazione dell’uomo saggio

Montaigne ▶ L’AUTORE | è certamente una delle figure di maggior rilievo del Cinquecento francese, ma l’influenza dei suoi Essais (“Saggi”), un’opera che ha per oggetto la condizione umana nella sua dimensione reale in rapporto con le cose e con il mondo, va ben oltre i confini del suo paese. Il pensiero di Montaigne ha un carattere eclettico, nel senso che non si lega ad alcuna scuola di pensiero particolare, ma sviluppa le sue riflessioni armonizzando indirizzi diversi.

Montaigne non ha elaborato una precisa teoria educativa, ma le sue riflessioni sull’educazione e l’istruzione hanno lasciato un segno profondo nella storia del pensiero pedagogico occidentale. Egli parla di formazione in due libri degli Essais. Come Erasmo e Vives, critica i metodi educativi del suo tempo, basati sulla logica del nozionismo fine a stesso e sul principio di autorità, che spingono ad accumulare acriticamente contenuti. Un nozionismo contro il quale si era espresso sarcasticamente, con il suo Gargantua e Pantagruel, anche Rabelais ▶ APPROFONDIAMO, p. 110 |.

Montaigne ritiene che il compito principale dell’opera educativa sia quello di formare non grammatici o eruditi, ma uomini in grado di esercitare le proprie capacità di riflessione e di giudizio.

L'AUTORE  Michel Eyquem de Montaigne

Michel Eyquem de Montaigne nasce nel 1533 nel castello di Montaigne nel Périgord, nel Sud-Ovest della Francia. Non si hanno molte notizie sulla sua infanzia, ma sappiamo che svolse un ruolo importante nella sua formazione il padre Pierre Eyquem che, a seguito di un periodo trascorso in Italia nell’esercito di Francesco I, ebbe modo di apprezzare la cultura umanistica e si impegnò affinché divenisse fin da subito parte integrante dell’educazione di suo figlio.

Michel è educato inizialmente da un precettore tedesco con il quale parla solo in latino, tant’è che apprenderà il francese solo in un secondo momento presso il collegio di Guyenne. Sappiamo anche che frequenta la Facoltà di Arti e che studia diritto presso l’università di Tolosa.

A ventuno anni inizia la sua carriera politica, prima come consigliere presso il consiglio municipale di Périgueux, carica ereditata dal padre, e poi presso il parlamento di Bordeaux. Il suo temperamento calmo e riflessivo gli fa vivere con disagio il suo tempo, dominato dagli scontri religiosi e dalle guerre civili. Pertanto, a trentotto anni decide di ritirarsi a vita privata presso il castello di famiglia, dove si dedicherà completamente alla scrittura degli Essais (“Saggi”): opera che inizia nel 1572 e che interrompe e riprende più volte a causa dei suoi numerosi viaggi per l’Europa (Svizzera, Germania, Italia) e dei suoi impegni politici.

Muore nel 1592.

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per immagini

La fugacità delle cose terrene

Questo celebre dipinto raffigura Jean de Dinteville e Georges de Selve, due ambasciatori francesi della corte di Francesco I. L’opera è nota soprattutto per la figura in basso al centro, che rappresenta un teschio ma appare deformata e si può vedere correttamente solo se si è posizionati sul lato destro del dipinto. Da questa angolazione risulta visibile anche un crocifisso. I due simboli stanno a ricordare la fugacità delle cose terrene, che acquistano senso solo se si confida nella salvezza divina. Fra gli oggetti che Holbein pone sul tavolo come simboli della vanità della conoscenza umana vi sono strumenti scientifici e libri. Montaigne critica l’erudizione fine a se stessa, il sapere libresco: l’educazione deve formare uomini che siano in grado non tanto di citare a memoria ciò che pensano gli altri, ma piuttosto di riflettere autonomamente, e per far ciò devono valersi dell’esperienza diretta e del confronto con gli altri.

4.2 La «severa dolcezza» dell’educatore

Montaigne condanna aspramente i metodi educativi dell’epoca, impartiti da maestri collerici, che incutono terrore e ricorrono spesso a castighi crudeli e umilianti.

In linea con il sentire della sua epoca, Montaigne ritiene che un buon maestro deve essere in grado di mettersi “in sintonia” con l’effettiva natura dell’educando. Secondo l’intellettuale francese non si può proporre un metodo educativo uguale per tutti, perché ogni soggetto ha bisogno di essere accompagnato in un percorso formativo adatto alle sue specifiche caratteristiche. Questo non significa che per Montaigne il maestro debba rinunciare a un’azione educativa vigorosa. Egli ritiene che il maestro debba essere guidato da una «severa dolcezza», che permetta di conquistare l’animo dei giovani all’amore degli studi, ricorrendo a ben altre armi che quelle avvilenti della verga e della spietatezza.

Tra gli “strumenti didattici” di cui il buon maestro si deve servire, Montaigne annovera l’esperienza diretta e il confronto con gli altri, se possibile anche attraverso il viaggio, al quale l’umanista francese attribuisce un grande valore formativo. A questo proposito, infatti, afferma:

la visita dei paesi stranieri, non per riportarne soltanto, secondo la moda della nobiltà francese, quanti passi misura la Santa Rotonda [il Pantheon di Roma] […], ma per riportarne soprattutto le indoli di quei popoli e la loro maniera di vivere, e per sfregare e limare il nostro cervello contro quello degli altri.

M. de Montaigne, Saggi, a cura di F. Garavini, vol. I, Adelphi, Milano 1966, p. 201.

La portata dell’influsso del pensiero di Montaigne in ambito pedagogico è ben visibile in autori successivi come Locke e Rousseau, che hanno attinto ampiamente alle riflessioni tratte dagli Essais per definire le loro proposte educative, tutte indirizzate verso l’idea di individui capaci di esercitare liberamente e criticamente il proprio pensiero.

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approfondiamo  L’ENCICLOPEDISMO DI RABELAIS

Un esponente di spicco dell’Umanesimo francese è François Rabelais (1494-1553), che deve la sua fama al romanzo satirico-pedagogico Gargantua e Pantagruel. La prima parte dell’opera, articolata in cinque libri, esce nel 1532; l’ultima viene pubblicata postuma. In questo scritto Rabelais riassume la sua visione del mondo e critica apertamente tutte le ipocrisie del suo tempo. L’opera suscita subito molte polemiche e Rabelais riesce a evitare il carcere grazie ai suoi numerosi viaggi.

Il romanzo può essere considerato come una difesa appassionata della cultura umanistica e una critica severa alla cultura di stampo medievale. È la trama stessa dell’opera che fa giungere a queste conclusioni. Gargantua è un gigante, la cui formazione viene seguita inizialmente da maestri dotti e pedanti, che gli infarciscono la mente di nozioni tratte dalla vecchia cultura medievale. Il risultato è che Gargantua rimane ignorante e inetto, soprattutto quando viene messo a confronto con il paggio Eudémone, che ha ricevuto una cultura umanistica.

Allora il padre di Gargantua decide di affidare il figlio a un nuovo maestro, Ponocrate. Questi procede prima con la purificazione della mente di Gargantua, liberandola da tutte le incrostazioni derivanti dai precedenti insegnamenti, e poi lo introduce a una nuova metodologia educativa, incentrata sullo studio diretto dei classici, sul confronto con l’ambiente circostante e con il prossimo, nella quale c’è spazio anche per l’esercizio fisico e lo svago. L’impegno richiesto a Gargantua nello studio è significativo, ma viene affrontato con maggior soddisfazione e ben altri risultati rispetto al percorso formativo precedente.

A un certo punto Gargantua deve far ritorno nel regno di suo padre, per partecipare alla guerra scoppiata con il regno vicino. Il giovane gigante si fa onore sul campo di battaglia e sconfigge l’esercito nemico. Egli si mostra generoso con gli sconfitti e per porre le basi di una convivenza pacifica tra i due regni fonda una comunità educativa, l’abbazia di Thélème. L’abbazia è un luogo ideale, come la Città del Sole di Tommaso Campanella o Utopia di Tommaso Moro, in essa gli uomini vivono liberi e in pace, senza rispondere ad alcuna autorità.

Divenuto padre, Gargantua, consapevole del valore di una buona educazione, fa frequentare al figlio Pantagruel le più importanti facoltà universitarie. Mentre il figlio è a Parigi gli invia una lettera affettuosa, nella quale sottolinea l’importanza dello studio delle lingue (latino, greco, ebraico, caldaico e arabo) ed esorta Pantagruel a dedicarsi a numerose altre discipline: la storia, la cosmografia, l’astronomia, il diritto, la filosofia, la geografia, le scienze, la medicina e le Sacre Scritture.

Il modello di sapere a cui guarda Gargantua e, attraverso lui, Rabelais è di tipo enciclopedico, si propone cioè di raggiungere una conoscenza generale relativa a diversi ambiti di sapere, consapevole però che la sapienza deve essere nutrita dall’esperienza e sostenuta da una salda educazione religiosa.

per lo studio

1. Quali critiche muove Montaigne ai metodi educativi del suo tempo?

2. Per Montaigne a quale obiettivo deve mirare principalmente l’opera educativa?

3. Come deve essere un buon maestro secondo Montaigne?


  Per discutere INSIEME 

Come vivi di solito l’esperienza del viaggio? Ritieni che abbia un potenziale formativo?

I colori della Pedagogia - volume 2
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