CITTADINI RESPONSABILI - I diritti delle donne e la Costituzione

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I diritti delle donne e la Costituzione

La strada verso il riconoscimento dei diritti delle donne è stata molto tortuosa, perché per secoli le donne sono state considerate inferiori all’uomo. La Costituzione italiana all’art. 3 riconosce pari dignità sociale e uguaglianza davanti alla legge a tutti i cittadini «senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali»; e all’art. 37 afferma che «La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore», precisando inoltre che «Le condizioni del lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale e adeguata protezione».

Da settant’anni a questa parte si sono compiuti tanti passi in avanti, in diversi ambiti, anche se ci sono ancora molti obiettivi da conquistare.

Basti ricordare che i più recenti dati Istat registrano una differenza di ben venti punti percentuali tra occupazione femminile e maschile e che, nonostante l’introduzione delle “quote rosa” nel 1993, il mondo politico registra ancora una scarsa rappresentanza femminile.

Le leggi

La prima legge a favore delle donne in ambito lavorativo risale al 1950 e riguardava le madri lavoratrici. Con essa si faceva divieto di licenziamento a pochi mesi di distanza dalla nascita del figlio e si imponeva di esentare le donne incinte da lavori faticosi o pericolosi. Seguiva la legge n. 1444 del 1956 che permetteva alle donne di accedere alla magistratura. Per l’ingresso in polizia, invece, bisognava attendere il 1959, ma solo nel 1981 si garantiva un pari trattamento economico, di funzioni e di progressione di carriera alle donne impegnate nella pubblica sicurezza. Con la legge 380 del 1999 era concesso anche alle donne di svolgere il servizio militare.

Una tappa importante sul fronte dell’uguaglianza legislativa è rappresentata dalla cosiddetta legge Anselmi (dal nome del ministro del lavoro Tina Anselmi), che sanciva «il divieto di discriminazione nell’accesso al lavoro, nella formazione professionale, nelle retribuzioni e nell’attribuzione di qualifiche professionali». Ma solo nel 2007 si è arrivati a produrre una legge ad hoc per contrastare la drammatica pratica delle dimissioni “in bianco”.

Numerosi sono anche i provvedimenti legislativi che hanno cambiato il ruolo della donna in ambito familiare e sociale. Nel 1958 veniva emanata la nota e discussa legge Merlin (dal nome della senatrice socialista Lina Merlin) con la quale erano abolite le “case chiuse”. Nel 1971 veniva meno il divieto di uso e propaganda dei mezzi contraccettivi. Alla fine degli anni Settanta arrivava anche la norma sull’interruzione volontaria di gravidanza. Solo nel 1981 si abolivano gli istituti anacronistici e drammatici del matrimonio riparatore e del delitto d’onore, mentre per interventi legislativi contro la violenza sulle donne si è dovuto attendere il nuovo millennio (2001 per i maltrattamenti domestici, 2009 per lo stalking, 2013 per il femminicidio).

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Intervista le donne della tua famiglia (nonne, madri, zie), per approfondire la loro esperienza lavorativa e familiare. Condividi in classe gli esiti dell’intervista, cercando di cogliere la percezione di fondo delle intervistate sulla questione della parità dei diritti delle donne.

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