La familia romana

agenzia educativa: contesto (organismo, istituzione o associazione) deputato all educazione delle persone, espressa in termini formali (istruzione), non formali (da un educatore professionale) o informali. aspettative sociali: insieme di previsioni circa il comportamento delle persone, in relazione alle posizioni che ricoprono e alle funzioni che svolgono nella società. ruoli di genere: insieme di attributi e comportamenti che, all interno di un certo contesto socio-culturale, vengono associati alle persone in ragione della loro appartenenza di genere, cioè del loro essere maschi o femmine. 1.2 LA FAMILIA ROMANA | La famiglia è stata un agenzia educativa fon- damentale nell antica Roma lungo tutta la sua storia, poiché riproduceva in miniatura lo Stato, trasmettendone i valori, gli ideali, le aspettative sociali e i ruoli di genere. La familia romana era un istituzione molto diversa rispetto a ciò che oggi può essere per noi la famiglia, per due ragioni principali: perché comprendeva numerosi membri: oltre al pater familias ( il capofamiglia ), alla moglie (mater familias) e ai loro discendenti, anche le mogli dei figli maschi, le schiave e gli schiavi; per l autorità incontrastata che il padre poteva esercitare al suo interno. Questa autorità veniva chiamata in modo diverso a seconda dei soggetti coinvolti. La patria potestas riguardava i figli e le figlie. Per la sua straordinaria durata, questo istituto rappresenta un caso unico nell antichità. I figli romani, infatti, vi erano soggetti da quando venivano alla luce e spesso ben oltre la maggiore età, precisamente fino a quando avevano un ascendente maschio ancora in vita. E difatti la morte del pater familias non comportava la cessazione della patria potestas, bensì il suo trasferimento a un ascendente superstite. Quando nasceva, il bambino veniva deposto ai piedi del padre, che poteva sollevarlo da terra, e così dargli il benvenuto nella famiglia, oppure destinarlo all esposizione, cioè abbandonarlo lungo la strada, consegnandolo alla morte (il pater familias aveva infatti diritto di vita e di morte su tutti i membri della familia) o, nel caso in cui fosse stato raccolto da qualcun altro, a una vita di schiavitù. Inoltre, fino all epoca repubblicana, il padre poteva vendere i suoi figli. Le bambine erano le principali vittime della pratica dell esposizione. Un ulteriore espressione della loro soggezione al padre era la mancanza di un nome che le identificasse in modo esclusivo. Il sistema onomastico in uso a Roma, infatti, prevedeva che gli uomini avessero tre nomi: il nome individuale (praenomen), la scelta del quale era circoscritta a un numero ristretto di possibilità, il nome gentilizio (nomen), che richiamava la stirpe (gens) di appartenenza, e il nome del gruppo familiare (cognomen). Le donne, tuttavia, non avevano il nome individuale e venivano designate solo con il nome del padre o con il nome gentilizio femminilizzati (Aulia, Plautia, Saufeia, Cornelia, Tullia, Cecilia e così via). A seconda della longevità del pater familias, la patria potestas poteva comportare diversi problemi nella vita di un uomo, innanzitutto perché egli non disponeva di un suo patrimonio e dipendeva economicamente dal padre o da chi esercitava la patria potestas. La condizione di subordinazione vissuta in famiglia, inoltre, poteva confliggere significativamente con l autonomia che egli acquisiva nella sfera pubblica, quando, con la maggiore età, diventava a tutti gli effetti un cittadino romano. Era definito manus il potere del pater familias sulla propria moglie e sulle mogli dei discendenti. Con il matrimonio la donna passava dalla sfera di 168 | SEZIONE 2 | L educazione da Roma al Medioevo |

I colori della Pedagogia - volume 1
I colori della Pedagogia - volume 1
L'educazione dal mondo antico all’alto Medioevo - Primo biennio del liceo delle Scienze umane