1.3 L’EPICA OMERICA: INSEGNARE LA VIRTÙ
I poemi omerici sono stati definiti una “enciclopedia tribale” (E.A. Havelock, filologo classico 1903-1988), perché in essi sono custoditi i valori, le conoscenze, i modi di pensare e i modelli di comportamento di un’intera civiltà: tutti i contenuti dei poemi, infatti, trovano uno specifico significato come oggetto di conoscenza. Il filosofo Platone | ▶ unità 4, p. 126 | afferma nella Repubblica che «Omero ha educato la Grecia», poiché i poemi che gli sono stati attribuiti rappresentavano il testo canonico per l’istruzione della gioventù greca. In effetti, in essi è espresso in forma narrativa un sapere che «comprende la totalità dell’esperienza: la dettagliata descrizione di comportamenti individuali e collettivi, quali i riti, i discorsi, le riunioni pubbliche, i giochi, le fasi della battaglia e i modi di combattimento; inoltre l’esposizione delle varie tecniche attinenti alla lavorazione dei metalli, alla coltivazione della terra, all’allevamento del bestiame, alla navigazione; e infine i riferimenti alle conoscenze geografiche e cosmologiche» (D. Del Corno, grecista, 1933-2010). E anche la presentazione dei diversi personaggi viene proposta agli ascoltatori come modello di comportamento positivo o negativo.
Se consideriamo i poemi omerici come testi che trasmettono il sapere e la memoria della cultura nella sua globalità, possiamo mettere in evidenza i principali valori e modelli di apprendimento che essi tramandavano.
Nei poemi omerici la maggior parte dei personaggi esemplari è rappresentante di una aristocrazia di guerrieri; non stupisce, pertanto, che le figure di educatori siano incaricate di insegnare agli uomini attività come la caccia, l’equitazione e il lancio del giavellotto. L’apprendimento fisico dell’arte della guerra procede di pari passo con l’acquisizione dell’abilità oratoria. Il fine della relazione educativa è condensato in una formula ricorrente, secondo la quale colui che apprende deve diventare bravo nell’usare le parole come nel compiere imprese. Questi due elementi costituiscono la base dell’areté eroica, la virtù per eccellenza: chi dimostra coraggio sul campo di battaglia, capacità di prendere parola in assemblea, spirito competitivo spinto all’estremo e senso dell’onore riceverà la pubblica stima e il riconoscimento collettivo.
Un valore molto importante nella cultura eroica dei poemi omerici è quello dell’ospitalità. Si tratta di un vincolo personale di solidarietà tra individui di paesi diversi che si estende fino ai loro discendenti, un accordo tra famiglie aristocratiche suggellato da uno scambio di doni.
Nel VI libro dell’Iliade si narra dell’incontro, sul campo di battaglia, tra Diomede, uno dei più valorosi eroi greci, e Glauco, un guerriero alla guida dei lici, popolo alleato dei troiani. I due sono pronti a scontrarsi in duello, ma quando scoprono di essere legati da vincoli di ospitalità, decidono di non affrontarsi più e addirittura si scambiano le armature. Nell’Odissea, fuori dagli scenari della guerra, è testimoniato come gli ospiti e gli stranieri godano di uno statuto speciale, che garantisce loro accoglienza e rispetto anche al di là della propria identità. In questo senso, l’ospitalità non era considerata un atto di cortesia ma un dovere sacro.