T1 - L’insegnamento di Ptahhotep, Vivere secondo Maât

PAROLA D’AUTORE

|⇒ T1  L’insegnamento di Ptahhotep

Vivere secondo Maât

I testi sapienziali egizi erano rivolti soprattutto ai membri della classe elevata e contengono massime morali e norme di comportamento che regolavano i rapporti sociali. I più antichi risalgono alla fine del III millennio a.C. e affondano le radici nella tradizione orale. Nei testi sapienziali si distingue un autore – Ptahhotep, un alto funzionario del faraone Isesi, nel caso del testo che riportiamo – e un destinatario identificato genericamente come figlio. L’insegnamento di Ptahhotep è un testo risalente al Medio Regno.

Massima I
Egli [Ptahhotep] dice a suo figlio [spirituale]:
Che il tuo cuore non sia vanitoso a causa di
ciò che conosci;
prendi consiglio sia dall’ignorante sia dal sapiente,
perché non si raggiungono i limiti dell’arte,
e non esiste artigiano che abbia acquisito la
perfezione.
Una parola perfetta è più nascosta della pietra verde:
la si trova [tuttavia] presso le serve [che lavorano]
alla mola1.
[…]
Massima VI
Non dedicarti a una macchinazione contro il
genere umano,
poiché Dio castiga un simile intrigo.
Che un uomo dica [tuttavia]: «vivrò così»,
e sarà privato del pane per la sua bocca.
Che un uomo dica: «sarò ricco»,
e dirà poi: «le mie percezioni mi hanno preso
in trappola».
Che un uomo dica: «ruberò agli altri»,
e finirà per fare un dono a chi non conosce!2
Le manovre del genere umano non arrivano a
compimento,
è quello che Dio ordina che si compie.
Pensa a vivere in pace [con quello che hai]
e quello che essi [gli dèi] danno verrà da sé.
[…]
Massima XI
Segui il tuo cuore3 per il tempo della tua
esistenza,
non commettere eccessi rispetto a ciò che è
prescritto,
non abbreviare il tempo di seguire il cuore.
Sprecare il proprio momento di azione [del
cuore] è l’abominio del ka.
Non sviare la tua azione quotidiana
in modo eccessivo per l’amministrazione
della tua casa.
Avvengono le cose, segui il cuore;
le cose non gioveranno al negligente.
[…]
Massima XIX
Se desideri che il tuo comportamento sia
buono,
liberati da ogni male;
combatti ogni occasione di avidità di cuore.
L’avidità è la malattia grave di un incurabile;
penetrarvi [da parte del medico, per guarirla]
è impossibile.
L’avidità semina la sciagura tra padri e madri,
e tra i fratelli della madre,
essa separa la sposa dal marito.
L’avidità è la somma di ogni sorta di mali
è un sacco che contiene tutto ciò che è odioso.
L’uomo è posato se applica correttamente la Regola4,
e va per la sua strada conformemente all’andatura
da seguire.
[E inoltre] egli farà [serenamente] l’inventario
dei suoi beni,
[mentre] l’avido di cuore non avrà tomba.
[…]
Massima XXII
Soddisfa i tuoi familiari, nei quali hai fiducia,
per mezzo di quello che ti avviene:
tale è il destino di chi è favorito da Dio.
Di colui che fallisce continuamente nel soddisfare
i suoi familiari in cui ha fiducia,
si dirà: «è un ka [troppo] soddisfatto [di se
stesso]5».
L’avvenire è ignoto, anche se abbiamo l’intuizione
del domani.
È una [vera] potenza creatrice, la giusta potenza
creatrice che se ne soddisfa [di questa realtà].
Se sono compiuti atti degni di lode,
i familiari degni di fiducia dicono: «benvenuto!»
Quando non procuri la pace alla città,
dovrai portare con te dei familiari se si verifica
una calamità.
[…]
Massima XLI
Quanto all’ignorante che non ascolta,
non porterà a compimento nulla.
Egli considera la sapienza ignoranza
l’utile dannoso.
Fa tutto ciò che è odioso,
cosicché ogni giorno qualcuno si irrita contro
di lui.
Vive di ciò che fa morire,
il suo cibo è il discorso contorto.
È proprio questa la sua caratteristica che
i nobili hanno saputo riconoscere,
vale a dire: un morto-vivo ogni giorno.
I suoi atti saranno tralasciati
a causa delle numerose sventure che gli sono
capitate ogni giorno.
[…]
Immergi il tuo cuore, controlla la tua bocca,
e la tua condizione sarà di essere tra i nobili.
Che la tua testimonianza sia completa, alla
presenza del tuo maestro.
Agisci in modo che egli possa dire «Quello è
un figlio»,
e che coloro che udranno questo dicano:
«felice colui per il quale egli è nato!».
Posa il tuo cuore nel momento in cui parli,
pronuncia parole elevate,
in modo che i nobili che udranno dicano: «come
è bello ciò che esce dalla sua bocca!».

Rispondi
1. Quale giudizio viene espresso nel testo rispetto all’avidità?
2. Metti a confronto e commenta queste due frasi: «prendi consiglio sia dall’ignorante sia dal sapiente» e «(l’ignorante) considera la sapienza ignoranza».
3. In base ai versi qui riportati qual è la giusta condotta da adottare con i familiari?
 >> pagina 56 

|⇒ T2  I Dialoghi

Gli insegnamenti di Confucio

La sinologa Amina Crisma mette in luce che l’Occidente ha associato il pensiero cinese al conformismo, trascurando il dissenso e il conflitto che pure vi sono presenti. Se ne trova traccia nei Dialoghi, un’opera composta dai discepoli di Confucio e dai loro allievi, che costituisce la testimonianza più importante degli insegnamenti del maestro. A seguire riportiamo alcuni passi nei quali, al fianco dell’elogio della pietà filiale, viene espressa l’esigenza della disobbedienza e l’adulazione è duramente condannata.

64 | Il funzionario al confine del distretto I (nel regno di Wei) pregò di essere ricevuto. –
Non è mai avvenuto – spiegò – che non mi sia stato permesso di far visita ad un saggio giunto fin qui. Coloro che seguivano (il Maestro) lo introdussero. Uscendo disse: – Voi, suoi discepoli, perché vi dolete che egli non abbia un ufficio? Da molto tempo nell’impero non si segue la Via: il Cielo si servirà del vostro Maestro come del batacchio d’una campana (per diffondere i suoi insegnamenti).
84 | Confucio disse: – Servendo i vostri genitori, riprendeteli dolcemente (se sbagliano); se vedete che la loro volontà non vi segue, ancora rispettosamente non tralasciate (di riprenderli); se anche vi puniscono (per la vostra insistenza), non risentitevi.
317 | Vi è un motto – chiese ancora il duca (Ting di Lu) – per cui il regno andrebbe in rovina? Una frase non potrebbe riuscire a tanto – rispose Confucio. – Vi è però un detto popolare che suona: “Nel fare il principe non ho altra soddisfazione che quella di non essere contraddetto quando parlo”. Se dice parole buone e nessuno lo contraddice, non è un bene? Ma se dice parole cattive e nessuno lo contraddice, non basta questa sola sentenza a mandar in rovina il regno?
325 | Confucio disse: – Il saggio è accondiscendente ma non servilmente concorde, l’uomo volgare è servilmente concorde ma non accondiscendente.
340 | Confucio disse: – Quando si ama si può non travagliare (la persona amata al fine di migliorarla)? Quando si è leali si può non ammonire?
355 | Tzu-lu domandò del modo di servire il principe. – Non importi – disse Confucio – ma resistigli (quando sbaglia).
414 | Confucio disse: – Quando ci si attiene alla carità, non si deve cedere nemmeno al proprio maestro.
424 | Confucio disse: – Tre specie di amicizia avvantaggiano, tre specie danneggiano. L’amicizia con uomini retti, l’amicizia con uomini sinceri, l’amicizia con uomini eruditi, avvantaggiano. L’amicizia con uomini pratici nell’inganno, l’amicizia con uomini abili nel servilismo, l’amicizia con uomini pronti ai raggiri, danneggiano.

Rispondi

1. Che visione della relazione tra genitori e figli, tra maestro e discepoli e tra amici emerge da questi aforismi?
2. Quali sono le caratteristiche dell’uomo saggio secondo Confucio?
3. Che cosa condanna Confucio in questi aforismi?

 >> pagina 57 

|⇒ T3  Popol Vuh

Le donne e gli uomini di mais

Nel Popol Vuh si racconta che gli dèi, presi dal desiderio di essere invocati e adorati, creano gli esseri umani. I primi tentativi falliscono: gli esseri di fango si rompono e crollano, mentre gli esseri di legno non hanno spirito né pensiero.
Nel passo che riportiamo, l’opera raggiunge finalmente il suo compimento con la creazione degli uomini e delle donne di mais. La traduzione del passo è opera nostra e si basa sulla traduzione spagnola di Sam Colop (1955-2011), studioso che, grazie alla sua appartenenza alla lingua e alla cultura quiché, è riuscito a restituire al Popol Vuh la sua forza poetica originaria.

Ecco il principio di quando si pensò alla creazione umana e
di quando si cercò la natura del suo corpo.
Dissero allora Alom
Cajolom;
Tzakol
Bitol;
Tepeu e Gucumatz1, così chiamati:
– Si avvicina l’alba.
Che si concluda l’opera!
Che appaiano coloro che sostengono,
coloro che nutrono;
le figlie nate nella luce,
i figli nati nella luce.
Che appaia l’umanità,
la gente sulla faccia della terra! Dissero.
Arrivarono per riunirsi,
e celebrarono un consiglio in mezzo all’oscurità,
nell’alba.
Quando cercarono
e discussero,
rifletterono
e meditarono, qui.
In questo modo sorse l’idea chiara,
diafana;
trovarono e
decisero cosa era necessario per il corpo umano.
Ormai mancava poco perché apparisse
il Sole, la Luna,
le stelle su Tzakol,
Bitol.
Da Paxil,
da Cayalá, così chiamati
vennero le pannocchie gialle,
le pannocchie bianche.
Questi sono i nomi degli animali
che condussero l’alimento: il gatto di monte,
il coyote;
il pappagallo,
il corvo.
Furono quattro animali che portarono notizia
[delle pannocchie gialle,
delle pannocchie bianche.
Loro venivamo da Paxil,
e furono coloro che mostrarono la strada per Paxil.
Lì trovarono l’alimento,
gli ingredienti per il corpo della gente creata,
della gente formata.
Acqua si usò per il sangue,
in sangue umano si trasformò,
mais fu utilizzato da Alom
Cajolom.
Furono contenti di trovare un luogo di abbondanza
pieno di delizie,
abbondante di pannocchie gialle e
pannocchie bianche,
abbondante anche di pataste2 e
cacao;
di innumerevoli zapote,
anona,
giocote,
nance,
matazano3 e
miele.
Era traboccante di alimenti questo paese di
Paxil,
Cayalá, così
[chiamato.
C’era cibo,
ce n’era di tutti i generi: piccoli alimenti,
grandi alimenti,
piccole piante,
grandi piante;
quelli che mostrarono la strada furono gli animali.
Quindi furono macinate le pannocchie gialle,
le pannocchie bianche;
nove macinazioni4 fece Ixmucané5,
cibo fu utilizzato
e insieme all’acqua della pasta si originarono le estremità,
la forza umana.
Questo lo disposero Alom,
Cajolom;
Tepeu e Gucumatz, così chiamati.
Quindi misero in parola la loro creazione,
la costruzione delle nostre prime
madri e
padri.
Furono solo pannocchie gialle
pannocchie bianche la loro carne;
solo di pasta di mais furono le gambe,
le braccia umane;
quelle dei nostri padri primigeni.
Furono quattro gli umani creati,
solo pasta di mais fu utilizzata nella creazione delle loro carni.
Questi sono i nomi delle prime persone create e
formate:
la prima persona fu Balam Quitzé,
la seconda fu Balam-Acap;
la terza fu Majucutaj e
la quarta fu Iqui Balam.
Questi sono, dunque, i nomi delle nostre prime madri e
padri.
Solo furono creati,
solo furono modellati, si dice.
Non ebbero madre,
non ebbero padre.

Rispondi

1. In quale momento della giornata si compie la creazione?
2. Nella narrazione si fa riferimento ad alcuni animali. Chi sono? Qual è il loro ruolo?
3. Da questo brano del Popol Vuh è possibile intuire la centralità del mais nell’alimentazione e nella cultura maya. Approfondisci questo tema attraverso una ricerca in piccoli gruppi.

I colori della Pedagogia - volume 1
I colori della Pedagogia - volume 1
L'educazione dal mondo antico all’alto Medioevo - Primo biennio del liceo delle Scienze umane