VERSO LE COMPETENZE

VERSO LE COMPETENZE

conoscenze
1 Scegli il completamento corretto.

a. L’arte della maieutica di Socrate consiste:
  • 1 nello stimolare il parto delle giovani donne.
  • 2 nell’educare i giovani affinché apprendano l’arte delle levatrici.
  • 3 nel far partorire le anime dei giovani uomini, di modo che sappiano trarre alla luce il proprio sapere nascosto.

b. Secondo Platone, i ruoli e i compiti all’interno dello Stato devono:
  • 1 essere trasmessi da padre in figlio.
  • 2 essere assegnati in base all’inclinazione naturale, cioè alla parte dell’anima che in ciascuno prevale.
  • 3 tenere conto dei desideri e delle aspirazioni di ogni membro della comunità.

c. Il retore Isocrate:
  • 1 ritiene che la pedagogia debba sviluppare le qualità innate.
  • 2 era il capo del partito antimacedone.
  • 3 fonda una scuola di filosofia.
2 Indica se le seguenti affermazioni sono vere (V) o false (F).

a. Per Gorgia la verità è il criterio su cui fondare la conoscenza.
  •   V       F   
b. Gorgia attribuisce enorme importanza al potere della parola.
  •   V       F   
c. Il compito dell’educatore, secondo Protagora, consiste nell’insegnare la virtù dell’accortezza.
  •   V       F   
d. Secondo Protagora, la retorica deve sempre far prevalere il discorso giusto.
  •   V       F   
e. Platone esclude dal suo programma educativo la classe dei lavoratori.
  •   V       F   
f. Il sistema di educazione persiano, descritto e ammirato da Senofonte, metteva al primo posto la formazione militare.
  •   V       F   
g. Per Aristotele, durante la prima infanzia l’educazione deve vertere soprattutto sulla formazione dell’anima.
  •   V       F   
3 Completa il seguente testo utilizzando le espressioni e i termini elencati di seguito.

armonia • concupiscibile • guardiani • tre classi di cittadini • irascibile • razionale • governanti-filosofi • impulsi • produttori • giustizia

Platone elabora un modello educativo che permetta di realizzare la .................................. nel mondo reale. Ritiene che una buona educazione possa temperare ed equilibrare gli ................................... Secondo Platone, lo Stato deve essere composto di ................................... Questa suddivisione trova corrispondenza nella tripartizione dell’anima umana, divisa in: anima .................................., propria dei .................................., che ha come virtù principale la saggezza; anima .................................., propria dei .................................., la cui virtù principale è il coraggio; anima .................................., propria dei .................................., la cui virtù principale è la temperanza. C’è giustizia quando le tre classi corrispondenti alle tre parti dell’anima sono in ...................................
Lessico
4 Fornisci una definizione per ognuna delle seguenti parole o espressioni.

a. Relativismo
b. Cosmopolitismo
c. Animale politico
d. Enkýklios paidéia

Esposizione orale
5 Sviluppa oralmente i seguenti argomenti.

a. Spiega in che cosa consiste la teoria platonica delle idee.
b. Descrivi il sistema educativo persiano, tanto apprezzato da Senofonte.
c. Chiarisci in che senso Isocrate prende le distanze dal relativismo dei sofisti.
d. Riassumi gli aspetti fondamentali della paidéia alessandrina.
e. Esponi le diverse posizioni che Platone, Aristotele e Senofonte esprimono rispetto ai ruoli dell’uomo e della donna nella società.

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Analisi e comprensione di un documento
6 I differenti punti di vista sulla possibilità o impossibilità di conoscere la verità e ciò che è giusto, espressi dalle teorie dei sofisti, da Platone e da Aristotele, ci invitano a riflettere su un tema di grande attualità, che è quello della libertà di espressione e dei suoi limiti etici. Leggi l’articolo riportato di seguito, nel quale si affronta il problema dell’hate speech, “incitamento all’odio” (letteralmente “discorso d’odio”). Dopo la lettura, ragiona sull’articolo insieme ai tuoi compagni e rispondi alle domande.


Il susseguirsi di attentati terroristici nel corso degli ultimi anni in Europa sono fonte di preoccupazione dei Parlamenti e dei Governi, ma anche dei singoli individui che vivono in una società a base democratica. Si tratta di fenomeni in qualche modo agevolati da atteggiamenti mentali e strumentalizzazioni di idee riflesse nei diversi continenti attraverso comunicazioni di gruppi politici ammantati da sedicenti1 credenze religiose, da attività discriminatorie di fazioni, movimenti e sette intolleranti, da proclami con diffusione di immagini che comunicano intolleranza, sentimenti di vendetta, di odio e insofferenza. I sistemi informatici, che si affiancano ai sistemi di comunicazione tradizionali e le forme virtuali di contatto che aggregano persone le più disparate, situate in qualsiasi luogo, non fanno che diffondere e moltiplicare all’infinito l’effetto gravemente nocivo per le società civili.
Il libro di Eric Heinze, professore di Law & Humanities al Queen’s Mary di Londra2, si colloca nel dibattito apertosi ormai da più di un decennio nei Paesi di lingua inglese sui rapporti tra libertà di espressione e “linguaggio dell’odio”. Un tema di grande complessità, a cui è stata dedicata anche una sessione del G7 dell’Avvocatura, tra i rappresentanti della professione legale delle sette potenze che fanno parte di questa istituzione3.
Il dilemma è molto semplice e radicale nella sua posizione: nei Paesi democratici – meglio, nelle democrazie occidentali – è più importante difendere la libertà “assoluta” di espressione, di opinione, di stampa, di impiego delle tecnologie informatiche, anche quando essa diventi strumento del linguaggio di odio, di disprezzo o di persecuzione di individui e gruppi, oppure è più giusto (opportuno, o doveroso) apporre limiti all’espressione perché essa non diventi veicolo di intolleranza e di discriminazione?
Heinze affronta il problema ricostruendo i concetti e i contesti in cui si usano il linguaggio, le formule espressive, le esternazioni in pubblico, e delinea una concezione della democrazia che propende per la libertà assoluta, anche se questa può presentare un pericolo per individui e minoranze.
Nel mondo occidentale si possono distinguere sinteticamente due modelli estremi di reazione: quello per così dire europeo, che si basa sul bilanciamento dei diritti fondamentali e pertanto legittima limitazioni alla libertà di espressione, e l’altro, per così dire, statunitense, che invece non appone alcun limite alla libertà di espressione e proprio in nome di essa considera legittimo il linguaggio dell’odio: ciò non tanto perché ne approvi contenuti e finalità, ma in quanto ritiene che reprimerlo implicherebbe la violazione del Primo emendamento della Costituzione americana, pilastro stesso di quella società.
Dunque, libertà bilanciata contro libertà massima.
Il modello italiano è per il bilanciamento dei valori e quindi ammette limiti alla libertà di espressione, sia per la tutela dei diritti individuali (onore, reputazione, privacy, identità personale) sia per la tutela delle minoranze (religiose, linguistiche, di orientamenti politici, sindacali, e anche di orientamenti sessuali). In questo senso si sono espresse sia la Corte costituzionale, sia la Corte di Cassazione. […]
A differenza degli oppositori ad ogni limitazione del linguaggio d’odio, che fondano il loro ragionamento sulla autonomia, sulla legittimazione, sulla preminenza della libertà di espressione su ogni altro diritto o libertà, Heinze cerca di dimostrare che la libertà di espressione è un diritto costitutivo della democrazia. A suo parere, non si può dunque parlare di bilanciamento dei diritti, come ha bene messo in luce Jeremy Waldron4, in The Harm in Hate Speech5, (Harvard U.P., 2012), perché la “cittadinanza”, ritiene Heinze, in un Paese democratico si esprime anche attraverso il diritto di parlare.
La tesi è suggestiva, ma assai pericolosa. Basta riflettere sulle conseguenze dell’hate speech.

G. Alpa, Disinnescare l’«hate speech», “Il Sole 24 ore”, 2 ottobre 2017


a. Quali sono i modelli di interpretazione e gestione dell’hate speech presentati dall’articolo?
b. Su quali principi fondano la loro posizione coloro che si oppongono alle limitazioni dell’hate speech?
c. Che cosa si intende per libertà assoluta di espressione?
d. Provate a portare esempi di hate speech di cui ciascuno di voi ha fatto esperienza. Quali sono state le maggiori conseguenze?
e. Quali pratiche si potrebbero mettere in atto nella vita quotidiana (in classe, con gli amici, sui social network e così via) per contrastare l’hate speech?

7 Claire Fontaine è un collettivo artistico con sede a Parigi. They hate us for our freedom, “Ci odiano per la nostra libertà”, è una frase pronunciata da George W. Bush dopo l’attentato dell’11 settembre 2001 a New York, per giustificare il suo proclama della guerra al terrorismo.
La scritta di cui si compone l’istallazione è stata realizzata con migliaia di fiammiferi cui Claire Fontaine ha dato fuoco. L’atto performativo vuole mettere in questione il significato della parola “libertà” nelle società occidentali. Osserva l’immagine insieme ai tuoi compagni e rispondi alle domande.

a. Ci odiano per la nostra libertà: secondo te, a chi si riferisce Bush?
b. Quali sentimenti e pensieri suscita in te questa opera d’arte?

I colori della Pedagogia - volume 1
I colori della Pedagogia - volume 1
L'educazione dal mondo antico all’alto Medioevo - Primo biennio del liceo delle Scienze umane