2.1 CHE COSA SONO I MEDIA?
Finora ci siamo occupati della comunicazione diretta, faccia a faccia, e del suo ruolo nelle relazioni interpersonali; adesso ci concentreremo su un altro tipo di comunicazione, quella mediata dalle tecnologie. Essa si avvale appunto di tutte quelle tecnologie che sono state inventate dagli esseri umani nel corso della storia per semplificarla e velocizzarla. Tuttavia, prima di parlare di questi mezzi di comunicazione sempre più pervasivi e discussi, ci dedicheremo a comprendere più in generale il rapporto che i media hanno con la società, ricostruendo la loro evoluzione storica, la loro importanza nella vita sociale e alcune delle loro implicazioni sociologiche.
Definire in modo univoco che cosa siano i ▶ media e quale ruolo essi rivestano nella società non è semplice, sia perché sono tra di loro molto diversi – il telefono e la televisione, Internet e un libro di narrativa – sia perché sono diventati così onnipresenti nella vita quotidiana che è assai complicato capire l’insieme delle loro conseguenze sulla società e sui comportamenti degli individui. Anche a causa di tale complessità, il rapporto tra media e società è diventato una questione talmente importante da richiedere la specializzazione di un ramo della sociologia che va oggi sotto il nome di sociologia dei media.
Sarebbe errato pensare, però, che i media siano sempre stati considerati un tema di riflessione fondamentale; infatti, si è iniziato a discutere in modo approfondito del loro ruolo nella società solo a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso. Uno dei primi a occuparsene è stato lo studioso canadese Marshall McLuhan | ▶ L’AUTORE |, il quale ha scritto numerosi libri sull’evoluzione dei media e sulle loro implicazioni sul piano culturale. Una delle sue affermazioni più note è «il medium è il messaggio», con cui intendeva sottolineare che l’importanza dei media non può essere ridotta semplicemente alla descrizione di ciò che viene raccontato o mostrato, cioè al contenuto della comunicazione, ma si rivela già a partire dalla forma, ovvero dalle caratteristiche tecniche ed estetiche che li caratterizzano.
ESEMPIO: tutti noi siamo molto più colpiti quando vediamo una notizia drammatica in televisione, corredata di immagini delle vittime, delle urla dei feriti e così via, rispetto a quando leggiamo le stesse informazioni riportate in un articolo di un quotidiano. Questo per la semplice ragione che le caratteristiche del medium televisivo trasformano e amplificano alcuni aspetti dei contenuti di una notizia.
Insomma, tendiamo spesso a concentrarci sugli aspetti più ovvi della comunicazione, ovvero sui suoi contenuti, piuttosto che soffermarci a considerare come le tecnologie mediali contribuiscano a plasmare questi contenuti in un modo piuttosto che in un altro. Inoltre, poiché i media e le relative tecnologie sono in continua trasformazione, anche la comunicazione cambia costantemente e, conseguentemente, si trasformano i valori e le norme della società da cui essa prende forma.
Un’altra importante idea di McLuhan è stata quella di “villaggio globale”, elaborata ben prima dell’avvento della globalizzazione e di Internet. Con questa espressione egli intendeva sottolineare che, grazie alla diffusione dei media come la televisione, il telefono o la radio, tutte le persone del mondo sarebbero state connesse tra loro, trasformando il pianeta in un grande villaggio, dove tutti avrebbero potuto interagire, anche a grandissime distanze. Con alcuni decenni di anticipo rispetto alla diffusione di Internet, la convinzione di McLuhan era che il mondo stesse entrando in un’era elettronica, in cui gli individui avrebbero avuto a disposizione una quantità infinita di informazioni proprio grazie alle tecnologie mediali. Le idee di McLuhan sulla comunicazione umana sono dunque state profetiche, prevedendo con largo anticipo il nostro presente e il ruolo che strumenti quali Internet, ancora inesistente negli anni Sessanta, avrebbero avuto sugli individui e sulla cultura a livello mondiale.
Insieme a McLuhan, uno tra i primi studiosi a concentrarsi sul ruolo dei mass media e in particolare dei loro effetti sulla cultura è stato Umberto Eco, in particolare nel libro intitolato Apocalittici e integrati (1964).
In questo testo il semiologo italiano analizza i mezzi di comunicazione di massa definendo “apocalittici” gli intellettuali che hanno espresso un rifiuto nei confronti delle trasformazioni prodotte dai mass media e “integrati” coloro che, invece, hanno salutato con un ottimismo acritico le loro conseguenze.