1.1 IL LINGUAGGIO E LA DIMENSIONE SOCIALE DELLA COMUNICAZIONE
Negli ultimi due decenni il ruolo della comunicazione è diventato sempre più importante in molteplici ambiti della vita sociale: dalla politica alla pubblicità, dalla presentazione di se stessi in pubblico a quella nelle reti digitali. Comunicare del resto è un’attività talmente basilare per la società che, probabilmente, essa non avrebbe possibilità di esistere qualora gli individui non fossero costantemente impegnati a scambiarsi idee, simboli e conoscenze.
Il linguaggio è il sistema di comunicazione fondamentale all’interno della società, forse il più importante strumento di comunicazione umana, nonché mezzo basilare per la maggior parte delle interazioni e delle relazioni sociali. La trasmissione del linguaggio ha un ruolo centrale nella fase di socializzazione, durante la quale si apprende la lingua del proprio gruppo che, fin da bambini, consente di interagire nel contesto prima familiare e poi scolastico. Dalle prime fasi della scuola, apprendere a leggere e scrivere è una delle competenze di base che permettono la trasmissione di qualsiasi altra conoscenza. Per questa ragione, lettura e scrittura sono considerati requisiti minimi per fare attivamente parte della società: essere ▶ analfabeti è uno dei problemi di base da risolvere nei paesi in via di sviluppo.
Dal punto di vista della sociologia, il linguaggio è, dunque, un sistema di suoni e simboli condiviso da una comunità. Tutti noi lo utilizziamo per interagire con altre persone e per costruire relazioni. Il linguaggio che usiamo, infatti, non è il risultato di un’azione o di una scelta individuale, ma è il frutto di un processo storico e collettivo di costruzione di una cultura nazionale. Nel caso della cultura italiana, per esempio, la lingua ha preso forma nel corso dei secoli anche grazie a poeti e scrittori come Dante Alighieri, Pietro Bembo e Alessandro Manzoni; ma è solo con il processo di unificazione d’Italia, a metà dell’Ottocento, che la lingua italiana è divenuta ufficialmente la nostra lingua nazionale. Nonostante ciò, è solo con gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento che la maggior parte della popolazione italiana ha iniziato ad abbandonare i dialetti regionali come forma linguistica principale in favore dell’italiano. Fino ad allora, vuoi per ragioni geografiche (la distribuzione della popolazione italiana in tante piccole comunità data la conformazione appenninica dell’Italia a “spina di pesce”), vuoi per ragioni socio-economiche (circa la metà della popolazione era ancora dedita all’agricoltura e, spesso, frazionata nelle campagne), l’uso della lingua italiana era limitato alle comunicazioni ufficiali e la maggior parte dei cittadini non era in grado di leggere e scrivere.