3. Le migrazioni e il multiculturalismo

3. Le migrazioni e il multiculturalismo

3.1 Il fenomeno delle migrazioni

Uno dei processi più evidenti del mondo contemporaneo, che il fenomeno della globalizzazione ha amplificato e reso visibile, riguarda la circolazione delle persone a livello globale e in particolare il fenomeno delle migrazioni. Il miglioramento dei mezzi di trasporto ha infatti permesso alle persone di potersi spostare più facilmente, grazie alle migliorie tecnologiche relative alle infrastrutture nei trasporti, alle compagnie di trasporto low cost e alle piattaforme digitali che permettono di organizzare viaggi e spostamenti in modo indipendente, nonché a una più generale attitudine al viaggiare e cambiare paese per motivi lavorativi.

Le migrazioni aumentano costantemente per motivi di natura economica, politica e culturale, ma i flussi migratori, ovvero gli spostamenti di gruppi di persone da una parte all’altra del pianeta, sono sempre esistiti. L’Europa, per esempio, è storicamente un luogo di forte emigrazione da almeno due secoli: dall’Ottocento fino ai giorni nostri cittadini europei si sono spostati all’interno e all’esterno del continente alla ricerca di fortuna, lavoro e benessere. Si pensi che tra il 1901 e il 1915 furono circa 8,5 milioni (su una popolazione complessiva di allora di poco più di 30 milioni di individui) gli italiani che emigrarono all’estero in cerca di condizioni di vita migliori. Nell’arco di un secolo, dal 1876 al 1976, furono 26 i milioni di italiani emigrati: il più grande esodo di persone mai registrato da una singola nazione. È per questo che è facile oggigiorno trovare molte persone di origine italiana in paesi lontani come gli Stati Uniti, l’Argentina o l’Australia.

A partire dalla fine degli anni Settanta del secolo scorso i flussi migratori, che prima partivano dall’Europa e si propagavano oltre oceano, cominciano a cambiare direzione e a portare in Italia e su tutto il territorio europeo masse di persone in fuga da situazioni di guerra e di povertà o semplicemente alla ricerca di un futuro più prospero. Così, nell’arco di qualche decennio, l’Italia è passata dall’essere un paese di emigranti che cercavano fortuna altrove (dagli Stati Uniti alla Germania, dall’Argentina alla Svizzera), a un paese di immigrati, meta di individui provenienti da nazioni più povere e spesso segnate da guerre e conflitti interni.

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Cambiamenti strutturali del fenomeno migratorio

Anche per le trasformazioni generate dal fenomeno della globalizzazione, nel mondo contemporaneo si sono verificati cambiamenti strutturali nei fenomeni migratori. A migrare sono principalmente popolazioni provenienti dai cosiddetti paesi in via di sviluppo (in particolare America Latina, Africa e Asia) e dirette verso paesi dall’elevato benessere economico, in primo luogo l’Europa e gli Stati Uniti. Grazie allo sviluppo dei sistemi di trasporto e ai progressi nel campo delle telecomunicazioni, i migranti riescono con sempre maggiore facilità a stabilire relazioni economiche, sociali e affettive che trascendono i confini geografici e culturali degli Stati nazionali.

I migranti dell’era globale costruiscono reti relazionali, familiari ed economiche che agiscono in una dimensione transnazionale, contribuendo alla circolazione di soldi, informazioni e cultura. Per esempio, è facile notare come gli immigrati di un determinato paese straniero non solo si riuniscano in gruppi che mantengono viva la loro cultura, ma anche conservino contatti con parenti e amici del proprio paese di origine.

In questo modo, le nuove forme di migrazione contemporanee mettono in discussione i classici modelli utilizzati per leggere le modalità di insediamento dei migranti nei contesti sociali di arrivo. Per esempio, se un tempo si poteva distinguere tra migrazioni definitive e temporanee (ovvero tra chi partiva per stabilirsi in un altro paese e chi per un periodo limitato di tempo) o tra migranti economici (che scappano dalla povertà) e profughi (che scappano dalla guerra), oggi risulta sempre più complesso definire dei modelli di migrazione e di permanenza nella società di accoglienza.

per immagini

La nave Vlora

L’8 agosto 1991 la nave albanese Vlora, proveniente da Durazzo, approdò nel porto di Bari con circa 20 000 persone a bordo. Gli albanesi uscivano da una dittatura durata quasi cinquant’anni, durante la quale il paese era rimasto isolato dal resto del mondo, e scappavano per fame o nel tentativo di raggiungere la libertà. Il governo di allora (presieduto dal democristiano Giulio Andreotti) decise di trasferire e rinchiudere i profughi nello stadio della città per evitare che fuggissero. Per otto giorni migliaia di albanesi rimasero rinchiusi nello stadio della Vittoria di Bari, con acqua e cibo lanciati dall’alto, per mezzo di un’autoscala dei vigili del fuoco. Vi furono sommosse e proteste, alcuni riuscirono a forzare i cancelli e a scappare, mentre la maggior parte venne rimpatriata.

I colori della Sociologia
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Secondo biennio e quinto anno del liceo delle Scienze umane