4. Scuola, religione e famiglia

4. Scuola, religione e famiglia

4.1 LE ISTITUZIONI CULTURALI

Con il termine “istituzione” in sociologia si intendono tanto dei modelli di comportamento sufficientemente stabili nel tempo, quanto alcune specifiche organizzazioni di cui una società si dota al fine di dare senso e ordine alle azioni dei suoi membri. Come vedremo in questo capitolo, la scuola, la religione e la famiglia possono essere considerate tre importanti tipi di istituzioni sociali che contribuiscono in modo determinante alla riproduzione sociale e all’organizzazione della società.
Prima di descrivere queste tre istituzioni in dettaglio, è utile presentare alcune caratteristiche fondamentali delle istituzioni sociali, intese quali organizzazioni centrali nella vita di una società e dei suoi membri.
  • Le istituzioni sociali esistono al di fuori dell’individuo, ovvero vengono vissute dagli individui di una società come un qualcosa di reale, di oggettivo e di esterno a loro stessi e ai loro pensieri. Per essere tali, le istituzioni devono costituire entità esterne, assimilabili a oggetti concreti che esistono al di là delle singole persone.
    ESEMPIO: la scuola è un’istituzione sociale proprio perché esiste e funziona in base a regole indipendenti dal volere del singolo studente, professore, genitore o cittadino. Anche il linguaggio costituisce un’istituzione, in quanto esso è indipendente dai singoli individui e rappresenta per loro la principale forma di comunicazione.
  • Le istituzioni sociali hanno un ▶ potere coercitivo, nel senso che influenzano il corso delle azioni sociali.
    ESEMPIO: la famiglia è un’istituzione sociale che vincola il comportamento dei suoi membri. Sino al conseguimento della maggiore età, i figli sono tenuti a ubbidire ai genitori, che a loro volta devono occuparsi dei loro figli e sono responsabili nei confronti della legge del proprio comportamento. Anche il linguaggio, come istituzione, esprime un proprio potere nella misura in cui, se non si rispettano le sue regole, la comunicazione risulta impossibile o fortemente limitata.
  • Le istituzioni sociali possiedono un’▶ autorità morale. Ciò significa che il potere coercitivo appena descritto è considerato legittimo: quando un’istituzione impone il proprio potere, anche in forma punitiva, lo fa perché le sue ragioni sono condivise e accettate da tutti i membri della società. È per via di questa autorità morale che il violare le regole sociali può essere causa di vergogna e sensi di colpa in chi devia o trasgredisce la norma.
  • Le istituzioni sociali sono caratterizzate da una propria storicità, ovvero sopravvivono e si riproducono nel tempo. Le istituzioni hanno una propria storia, dunque esistono e perdurano nel tempo al di là dei singoli individui. Per tale motivo, nel corso della storia le istituzioni si trasformano, così da adattarsi alle mutate condizioni del contesto.
    ESEMPIO: la Chiesa, per quanto esista da secoli, appare oggi come un’istituzione molto diversa da quella di un secolo fa e probabilmente imparagonabile con la Chiesa del Medioevo.
All’interno del vasto panorama delle istituzioni che costituiscono i pilastri della società contemporanea, ve ne sono alcune particolarmente importanti, che chiameremo istituzioni culturali. Si tratta in particolare della scuola, della famiglia e della religione: tre istituzioni che vengono anche definite agenzie di socializzazione, in quanto sono coinvolte nel corso dei principali processi di socializzazione degli individui ai valori culturali fondamentali di una società.
Le istituzioni culturali sono dunque anche spazi di socializzazione, in quanto costituiscono luoghi di incontro, di aggregazione, di trasmissione e interiorizzazione di sapere e conoscenza: veri e propri spazi di costruzione dell’identità sociale di ognuno, in cui vengono fatti propri i valori e le credenze presenti nella società che vanno a definire i confini dell’identità personale.

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4.2 LA SCUOLA E L’ISTRUZIONE

Tutti ricordiamo il primo giorno di scuola. Nonostante siano passati diversi anni e i ricordi sbiadiscano con il passare del tempo, quel giorno rimane indelebile nelle nostre menti. Come mai?
La scuola è il primo ambito extrafamiliare con cui un bambino entra in relazione. Essa è il principale spazio preposto alla socializzazione secondariaovvero all’acquisizione di competenze, norme e valori che contribuiscono a costruire l’identità adulta dell’individuo.
Tra i sociologi classici, Émile Durkheim dedicò una parte considerevole del proprio lavoro al fenomeno dell’educazione e dell’istruzione. Per Durkheim, la funzione fondamentale dell’istruzione consiste nella trasmissione di una componente morale, ovvero l’insieme di valori e regole di comportamento che costituiscono la coscienza dell’individuo. Quando andiamo a scuola, non impariamo solo a leggere, scrivere e fare le operazioni, apprendiamo anche una serie di norme e regole di comportamento – quali rispettare gli orari, essere responsabili delle proprie azioni, riconoscere ruoli diversi – basilari per il nostro saper stare in società. Nelle società contemporanee, dunque, l’istruzione rappresenta un’istituzione che da un lato trasmette nozioni, competenze e conoscenze necessarie all’individuo nel corso della vita adulta e, dall’altro, forma il carattere sociale dell’individuo.
Possiamo individuare tre obiettivi fondamentali che l’istruzione scolastica dovrebbe realizzare all’interno di ogni società:
  • l’uguaglianza democratica, nel senso che la scuola dovrebbe formare cittadini con uguali possibilità e diritti;
  • l’efficienza sociale, nella misura in cui la scuola dovrebbe formare i futuri lavoratori di una nazione;
  • la mobilità sociale, in quanto l’istruzione dovrebbe aiutare ogni individuo a poter raggiungere qualunque posizione sociale al di là della propria condizione di partenza.
Queste dimensioni, a partire dal XVIII secolo, sono diventate il fine ultimo delle istituzioni scolastiche. Prima di allora, infatti, buona parte delle attività che oggi vediamo svolgersi all’interno delle scuole avveniva in maniera informale dentro le mura domestiche. Era la famiglia, spesso insieme alla comunità di riferimento, che fungeva da principale organo di trasmissione di valori e conoscenze attraverso l’oralità, il gesto e la parola.
Tale passaggio di conoscenze tra generazioni in parte si interrompe nel momento in cui alle istituzioni scolastiche è demandato il compito di formare l’individuo. Con l’affermazione della scuola come agenzia di socializzazione secondaria, il bambino inizia fin dai primi anni di vita a relazionarsi con altri individui in ambienti educativi differenti rispetto alla famiglia e a entrare in contatto con alcuni dei meccanismi e delle regole della società.
Inoltre, per la prima volta nella vita, a scuola i bambini incontrano un sistema di valutazione formale del loro operato, della loro personalità e della loro capacità di seguire un insieme di regole date da altri. Tale sistema di valutazione rappresenta un importante meccanismo di selezione sociale. Se, infatti, la scuola costituisce un livellatore sociale nel momento in cui permette a tutti, ricchi o poveri che siano, di studiare e ottenere una formazione, distinguendo gli studenti “bravi” da quelli “mediocri”, essa contribuisce a riprodurre in ogni caso un sistema di gerarchie e differenze.
Innumerevoli ricerche sociologiche hanno messo in luce la capacità della scuola di riprodurre quelle stesse disuguaglianze sociali presenti all’interno della società. Pierre Bourdieu, studiando gli usi e i costumi della società francese, come abbiamo già visto a proposito di ruoli e status sociali, svolse una ricerca sull’istituzione scolastica in cui dimostrò come l’habitus funzionasse in modo selettivo anche in questo ambito della vita. Secondo i risultati di questa indagine condotta negli anni Settanta del secolo scorso, gli alunni dei ceti popolari sarebbero più propensi a rinunciare a percorsi di studio di prestigio, nei licei per esempio, a causa dell’interiorizzazione e dell’incorporamento di una condizione di inferiorità e di inadeguatezza.

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La scuola di massa
Le caratteristiche appena descritte diventano sempre più importanti con la nascita della cosiddetta scuola di massa, che si afferma a partire dalla fine della Seconda guerra mondiale. Prima di allora, infatti, l’accesso allo studio era spesso limitato a una piccola parte della popolazione, collocata in particolare nelle grandi città. La scuola di massa, ovvero l’istruzione come risorsa sociale a disposizione di tutta la società e non più soltanto delle élite, si affermò nel nostro paese con gli anni Sessanta. In quegli anni avvennero due episodi fondamentali per il sistema scolastico italiano: la creazione della scuola media unificata, nel 1962, e l’accesso libero all’università, nel 1969; fino ad allora solo chi si diplomava nei licei classici e scientifici poteva accedere all’università. Si aprì così un dibattito sul valore democratico della scuola, che venne riconosciuta esplicitamente come uno dei principali strumenti per mettere in pratica il principio di uguaglianza tra i cittadini.
Tale dibattito trovò in Italia un riferimento importante nella figura di Don Lorenzo Milani | ▶ IL PERSONAGGIO, p. 216 | e nella sua innovativa esperienza didattica e pedagogica messa in pratica a partire dal 1954 nella scuola di Barbiana.
Risale agli anni Cinquanta, infatti, l’avvio del processo di alfabetizzazione di massa del nostro paese e il graduale aumento dei tassi di scolarizzazione primaria e secondaria.
A livello mondiale, negli ultimi trent’anni la quota della popolazione in possesso di un titolo di studio è cresciuta del 25%. Particolarmente forte è stata la crescita nei paesi dell’Europa mediterranea come Italia, Spagna, Portogallo e Grecia. Tuttavia, è ancora notevole la disparità tra i paesi dell’area mediterranea e quelli del Nord Europa dove, per esempio, circa il 90% della popolazione è in possesso di un titolo di studio di scuola secondaria superiore contro una media europea del 77% e una media italiana che supera di poco il 60%.
Secondo i dati Istat, nel 2018 è stato registrato un miglioramento del livello di istruzione degli adulti (tra i 25 e i 64 anni di età), con un aumento di coloro che hanno una laurea universitaria (circa il 30% della popolazione tra i 30 e i 34 anni) e una diminuzione di adulti in possesso solamente del titolo di scuola media inferiore. Tuttavia, l’Italia registra ancora dei dati di scolarizzazione e istruzione tra i più bassi a livello europeo, soprattutto per quanto riguarda i titoli terziari, ovvero diplomi di laurea e post-laurea. In Italia solo il 18% circa della popolazione diplomata ha poi proseguito gli studi con un corso di laurea o con il dottorato, contro una media europea del 31% circa.

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IL PERSONAGGIO  Don Lorenzo Milani

Don Lorenzo Milani (1923-1967) è stato un sacerdote di Firenze, famoso per avere dedicato tutta la sua vita ad approfondire questioni legate all’istruzione e alla pedagogia.
Parte della sua proposta di rinnovamento culturale si basa sull’idea che l’istruzione debba essere un mezzo di riscatto per le classi più povere, per i contadini e per gli “ultimi”. Secondo Don Milani la scuola non solo andava rivista a favore di orari più flessibili e di spazi più accoglienti, ma doveva divenire anche un luogo di confronto, di solidarietà, in cui nessuno poteva essere lasciato indietro e in cui le gerarchie tra insegnanti e alunni andavano messe in discussione. Le proposte di Don Milani raccolsero critiche e opposizioni da parte del mondo ecclesiastico e della pedagogia più tradizionale, ma vennero fatte proprie dal movimento di protesta studentesco che si sviluppò, non solo in Italia, nel 1968. Le principali idee di Don Milani sono raccolte nel libro Lettera a una professoressa pubblicato nel 1967, un testo che raccoglie l’esperienza maturata durante gli anni in cui egli animò la scuola di Barbiana, un paesino degli Appennini toscani, e tutt’oggi uno dei riferimenti più importanti nell’evoluzione della pedagogia e della scuola italiana in una direzione più democratica ed egalitaria.

4.3 LA RELIGIONE E LA SECOLARIZZAZIONE

Le istituzioni religiose sono probabilmente le istituzioni culturali più antiche della storia dell’uomo.
Da sempre, infatti, fin dai tempi delle società premoderne, all’interno delle comunità e dei gruppi sociali esistono credenze e pratiche di culto aventi valore religioso per la maggioranza dei propri membri.
Ma che cos’è la religione?
Possiamo definire la religione come un insieme di credenze e di pratiche rivolte alla rappresentazione di ciò che è considerato sacro, divino, o soprannaturale | ▶ APPROFONDIAMO, p. 218 |. Dal punto di vista della sua funzione sociale, la religione risponde a domande importanti – per esempio, a proposito del senso dell’esistenza e della realtà – e, allo stesso tempo, mantiene coesi e uniti gli individui, i gruppi e le comunità attorno al culto del sacro.
Tra i sociologi classici, furono in particolare Karl Marx, Max Weber e Émile Durkheim a dedicare una riflessione sul rapporto tra religione e modernità e sul ruolo di collante sociale che la religione svolge in diversi contesti.
Secondo Marx, come abbiamo già detto a proposito dei rapporti tra cultura e società, le religioni sono un “oppio dei popoli”, ovvero una “falsa coscienza” in grado di confortare e consolare gli individui, ma allo stesso tempo colpevole di distrarli dai reali problemi e dalle disuguaglianze generate dal sistema capitalistico.
Anche per Weber, come più volte ricordato, la religione è strettamente connessa alla struttura economica e politica dell’Europa moderna. L’etica protestante, infatti, enfatizzando le dimensioni dell’impegno individuale, del sacrificio e del risparmio, avrebbe creato le condizioni perfette per il capitalismo.
Weber, descrivendo la società moderna come caratterizzata da un processo di progressiva razionalizzazione della vita sociale, intravide il declino del ruolo delle religioni nelle società moderne, un fenomeno a cui è stato dato successivamente il nome di “secolarizzazione”. Con questo termine si intende la graduale perdita di rilievo delle forme di credenza e culto religioso nelle società moderne. Nel tempo, il progresso scientifico e tecnologico ha diminuito l’autorità che i dogmi religiosi esercitano sugli individui e alcune delle principali funzioni sociali svolte dalle religioni sono state assunte da altre istituzioni come la scuola o lo Stato.
Tuttavia, più recentemente, nei principali paesi occidentali la teoria della secolarizzazione e il ruolo delle credenze religiose sono state ridiscussi. Per esempio, numerosi resoconti giornalistici e inchieste dimostrano come in un paese particolarmente avanzato e sviluppato dal punto di vista scientifico e tecnologico come gli Stati Uniti la religione non sia affatto in declino. Secondo un sondaggio condotto nel 2014, ad esempio, il 42% degli americani crede nel creazionismo – ovvero nel fatto che il pianeta Terra e l’umanità siano stati creati da Dio e che quindi le teorie scientifiche circa le origini dell’universo siano false – e la legge di alcuni Stati consente di insegnare la teoria creazionista nelle scuole pubbliche.
In Europa la situazione appare abbastanza distante da quella americana, poiché si registrano tassi relativamente bassi di adesione alle principali religioni. Solo i paesi cattolici del bacino mediterraneo, con l’Italia in testa alla classifica, sembrano mantenere radici religiose ancora ben radicate. I dati dell’Istat ci dicono che in Italia nel 2017 erano circa un quarto le persone che frequentavano almeno una volta alla settimana un luogo di culto, una quota molto superiore alla maggior parte degli altri paesi europei.
Se da un punto di vista percentuale il dato riguardante la popolazione praticante può apparire non così alto, numerose ricerche testimoniano come il tipo di religiosità dei cittadini europei e americani stia virando verso un tipo di pratica più frammentata e individuale, in cui permane comunque un forte attaccamento al valore morale e simbolico della religione.

cittadini responsabili

Per la Costituzione italiana la scuola è per tutti

Nella Costituzione della Repubblica italiana vi sono due articoli, il 33 e il 34, dedicati al ruolo della scuola. In particolare, l'articolo 34 riceta:

La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.

Con questo articolo i fondatori della Repubblica hanno voluto rendere esplicito che tutti i cittadini hanno il diritto di accedere al sistema scolastico e che il modo migliore per mettere in pratica questo obiettivo è il fatto che la scuola di base deve essere gratuita, mentre i livelli superiori di istruzione, seppure non gratuiti, devono prevedere facilitazioni economiche per gli studenti che hanno il talento e la voglia di sviluppare la propria formazione.
Nel 2006 il periodo obbligatorio per studiare è stato portato a dieci anni, con l'idea di permettere a tutti gli studenti di ottenere un titolo di scuola secondaria superiore o una qualifica professionale di durata almeno triennale entro i 18 anni di età. L'istruzione è obbligatoria e la mancata frequentazione da parte di un minore è sanzionata dalla legge.
Purtroppo ancora oggi in Italia è diffusa la "dispersione scolastica", ovvero il fenomeno per cui una quota di giovani abbandona la frequentazione della scuola prima di completare i dieci anni obbligatori di studio. Nel 2017 il tasso di dispersione era di circa il 14%, con picchi superiori al 20% nelle regioni economicamente più svantaggiate dove, in altre parole, ben un giovane su cinque non completava il proprio corso scolastico obbligatorio.
  Lavoriamo INSIEME

Secondo te lo Stato potrebbe fare di più per rendere la scuola più accessibile? Discutine con l'insegnante e i tuoi compagni, considerando in particolare il problema della dispersione scolastica.

approfondiamo  TIPI DIVERSI DI RELIGIONE

Da un punto di vista sociologico è possibile distinguere vari tipi di religione a seconda del tipo di credenza sulla quale essi sono costruiti. Esistono religioni che postulano semplicemente l’esistenza di forze sovrannaturali che influenzano positivamente o negativamente la vita delle persone. È il caso, per esempio, di quelle religioni studiate nelle isole della Malesia dal grande antropologo inglese Bronislaw Malinowski nella prima metà del Novecento, oppure del totemismo, oggetto di studio di Durkheim, in cui al centro del credo vi era l’idea condivisa secondo cui alcuni oggetti, spesso piante o animali, diventavano oggetto di culto in quanto considerati antenati della comunità. Queste tipologie di religioni si basano spesso su pratiche simili alla magia e sono tipiche di società molto piccole e geograficamente isolate, in cui credenze di questo tipo diventano forme di culti locali in grado di mantenere coesa la comunità e di fornire un’identificazione ai suoi membri. Esistono poi quelle che vengono definite come le “grandi religioni universali”, quelle forme di culto, cioè, praticate da masse di persone in tutto il mondo. Tra queste possiamo distinguere le religioni monoteiste, in cui la divinità principale oggetto di culto è una sola, e quelle politeiste, in cui si crede nell’esistenza di più divinità. La caratteristica principale di tutte le religioni universali è che la divinità oggetto di culto si colloca in una posizione di superiorità rispetto all’uomo e alla natura.
Le principali religioni universali monoteiste diffuse nel mondo sono l’ebraismo, il cristianesimo e l’islamismo. Per queste tre religioni la distanza che intercorre tra l’esperienza umana e l’entità divina è cosi grande da rendere il Dio oggetto di culto onnipotente, generatore dell’umanità e creatore del mondo. Tuttavia, la credenza in una divinità non è un elemento comune a tutte le religioni. Per le religioni cosmocentriche, come il buddismo, non vi è l’idea di un aldilà da raggiungere mediante la preghiera e l’impegno nei vari aspetti sociali della vita (com’è il caso del cristianesimo protestante studiato da Max Weber) ma, attraverso pratiche di contemplazione e di meditazione, si postula la possibilità di raggiungere uno stato di quiete interiore in grado di influenzare positivamente il corso delle azioni, i modelli di comportamento e gli stili di vita.

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4.4 LA FAMIGLIA E LA SUA EVOLUZIONE

La famiglia è la prima istituzione che un individuo incontra nel momento della sua nascita. Essa non è solo l’istituzione culturale che accompagna un soggetto nei primi passi della vita sociale e di relazione, ma è anche quella che fornisce alcuni degli strumenti indispensabili per il vivere in società, in primo luogo il linguaggio.
Nonostante sia formalmente l’istituzione scolastica a occuparsi dello sviluppo delle ▶ capacità cognitive dei ragazzi, è comunque la famiglia a predisporre le fondamenta per la costruzione di un essere sociale in grado di comunicare con gli altri, capace di esprimere verbalmente i propri bisogni e desideri. Fino agli anni Cinquanta del Novecento, prima della scuola di massa, la famiglia era considerata l’unica agenzia di socializzazione nel periodo infantile e spesso, soprattutto nei contesti rurali, era proprio all’interno della famiglia che l’individuo apprendeva le competenze utili per lavorare e costruirsi una vita adulta.
Oggi, specie nelle società occidentali, la famiglia non è più l’unica istituzione a occuparsi della socializzazione degli individui: soprattutto per quanto riguarda la socializzazione secondaria, la famiglia ha delegato ad altre istituzioni e organizzazioni il ruolo di trasmissione delle competenze necessarie a diventare adulti. Sempre più spesso, inoltre, già dai primi mesi di vita, i bambini vengono affidati dalle famiglie alle cure degli asili nido o delle babysitter. Infine, la realtà concreta delle famiglie si è molto trasformata, al punto da rendere necessario, anche da un punto di vista scientifico, l’abbandono di una definizione monolitica e unitaria di “famiglia”, a favore di una nuova, più includente e plurale idea di famiglia, in grado di esprimere la varietà di situazioni vissute dai nuclei familiari contemporanei.
In termini sociologici, la famiglia è l’istituzione cardine attraverso cui la società riproduce se stessa, sia da un punto di vista biologico, in quanto assicura la riproduzione della specie umana, sia da un punto di vista socialetramandando determinati valori culturali e norme sociali di generazione in generazione. Inoltre, la famiglia è uno dei gruppi sociali maggiormente coesi, poiché basa la sua stessa organizzazione interna su vincoli di sanguesebbene le adozioni siano sempre più diffuse, ancora oggi una famiglia si caratterizza soprattutto per la ▶ consanguineità dei propri membri.
Un altro elemento che soprattutto in Italia rimane caratteristico di molte famiglie è il matrimonio, ovvero un legame ufficiale tra due persone, di tipo civile o religioso, che ne sancisce l’unione in qualità di “famiglia”.
La famiglia si caratterizza spesso anche per la convivenza dei sui membri sotto uno stesso tetto, sebbene siano crescenti le famiglie in cui, a causa di separazioni o divorzi, non tutti i membri condividono lo stesso spazio domestico.
Dal punto di vista della struttura interna, possiamo distinguere diverse tipologie di famiglia:
  • la famiglia nucleare, ossia quella tradizionalmente intesa, composta da due coniugi ed eventualmente figli;
  • la famiglia monoparentale, composta da un coniuge solo (e figli);
  • la famiglia omogenitoriale, quando i due coniugi appartengono allo stesso sesso biologico;
  • la famiglia estesa o allargata, quando la convivenza sotto lo stesso tetto include altri parenti, come nonni, zii ecc.;
  • la famiglia ricomposta o ricostituita, quando si tratta dell’unione di due persone che hanno alle spalle altre esperienze familiari (con o senza figli).
Se ci soffermiamo sulla situazione che caratterizza la condizione attuale delle famiglie nel mondo occidentale, assistiamo a un declino sempre più marcato della famiglia tradizionale nucleare, basata sul vincolo del matrimonio, soprattutto di tipo religioso | ▶ APPROFONDIAMO, p. 222 |. Oggigiorno le giovani coppie tendono a sposarsi sempre meno, preferendo forme di convivenza e la costituzione di “▶ unioni di fatto”. Se nel 1992 in Italia venivano celebrati circa 310.000 matrimoni l’anno, nel 2017 ne sono stati celebrati circa 190.000, ovvero quasi il 40% in meno nell’arco di 25 anni. Accanto alla diminuzione dei matrimoni aumenta il numero dei divorzi e delle formazioni familiari monoparentali che nel nostro paese rappresentano oggi una famiglia su tre (nel 1996 solo una famiglia su cinque era di tipo mononucleare).

  INVITO ALL’ASCOLTO   
Pink Floyd, THE WALL

The Wall (1979) è uno dei dischi più famosi del gruppo musicale britannico dei Pink Floyd, nonché dell’intera storia del rock. Filo conduttore di tutto il disco è la vita di un personaggio fittizio, una rockstar di nome Pink, che, a causa di una serie di traumi subiti nel corso del suo processo di socializzazione, in famiglia, come a scuola, arriva a isolarsi dalla società e a costruirsi un suo micro-mondo. Another brick in the wall, il singolo più famoso estratto dall’album, divenne un successo planetario, nonché una delle canzoni simbolo per eccellenza dei movimenti di contestazione studenteschi.
Nel 1982, The Wall fu trasposto in lungometraggio per la regia di Alan Parker, che ne fece una sorta di “colonna visiva” del disco. Il film, dalle arie spesso inquietanti e dalle immagini crude e dirette, è in parte d’animazione.

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approfondiamo  L’EQUIVOCO DELLA FAMIGLIA

Chiara Saraceno è una delle più note sociologhe italiane specializzata in studi sulla famiglia, sulle questioni di genere e sui rapporto tra generazioni.
L’equivoco della famiglia, pubblicato nel 2017, è l'ultimo dei suoi libri di analisi e ricognizione delle trasformazioni che, in materia di famiglia, stanno avvenendo in questo paese. La tesi di fondo di questo volume ruota attorno al concetto di "equivoco", ovvero al fatto che in Italia tutti si sentono legittimati a parlare, a dire la loro, sul tema della famiglia, di cui tutti hanno esperienza e per cui si sentono in diritto di portare avanti battaglie politiche. Da un lato infatti c'è chi difende la cosiddetta famiglia "naturale" formata da marito e moglie, dall'altro chi invoca il riconoscimento e il rispetto per famiglie atipiche, ovvero famiglie omogenitoriali, unioni di fatto e così via. In verità manca una reale consapevolezza delle trasformazioni che stanno attraversando l'istituzione familiare e delle misure di welfare adatte a supportare tali cambiamenti.
L'analisi di Saraceno parte da una fotografia della situazione italiana in cui aumentano nuove forme di famiglia e diminuiscono sempre di più le unioni tradizionali, le uniche peraltro che godono di un totale riconoscimento giuridico e istituzionale. Accanto a ciò, si aggiungono cambiamenti e novità che riguardano l'autonomia sempre maggiore che le donne italiane reclamano e mettono in pratica, spesso rifiutando la maternità come destino obbligatorio, nuovi tipi di genitorialità (ritrovata importanza del ruolo paterno, genitori che si affidano a tecnologie di fecondazione artificiale), i flussi migratori, che rendono di fatto questo paese sempre più multiculturale, la precarietà del lavoro e i cambiamenti generazionali.
Di fronte a questo scenario, sostiene l'autrice, è importante evitare l'equivoco di parlare per sensi comuni e per ideologie che non permettono di comprendere fino in fondo la complessità della realtà delle famiglie che abitano questo paese. La accurata del contesto per poter immaginare soluzioni giuridiche, forme di welfare e di tutela che sappiano essere all'altezza delle trasformazioni in atto e soprattutto che non escludano nessuno.
Se il futuro e il benessere dei bambini è quello di cui l'agenda politica di questo paese vuole occuparsi, ciò si può tradurre solamente in una riforma dello stato sociale in grado di riconoscere a tutte le famiglie uguale dignità e diritto a esistere.

per lo studio

1. Come funzionano le istituzioni culturali di una società?
2. Perché la scuola è una delle istituzioni culturali più importanti per la crescita dell'individuo?
3. Perché i modelli di famiglia sono cambiati nel tempo?


  Per discutere INSIEME 

Negli ultimi decenni la famiglia tradizionale, composta da madre, padre e figli, è stata sostituita da diversi tipi di famiglie, alcune con un solo genitore, altre con genitori risposati che convivono con i figli dei nuovi partner, altre ancora composte da genitori dello stesso sesso. Discutete insieme in classe su quali sono le ragioni che hanno portato nel corso degli ultimi anni a una trasformazione del modello di famiglia nella società italiana.

I colori della Sociologia
I colori della Sociologia
Secondo biennio e quinto anno del liceo delle Scienze umane