2. Struttura, norme e ruoli sociali

2. Struttura, norme e ruoli sociali

2.1 CHE COS’È LA STRUTTURA SOCIALE

Quello di struttura sociale è tra i concetti più importanti e più usati nelle scienze sociali. In linea generale, possiamo definire la struttura sociale come la cornice in cui prendono forma le azioni e le relazioni sociali. La struttura sociale organizza la vita delle persone fornendo ai membri di una società un insieme di contesti di azione stabili e durevoli nel tempo: “strutturati”, appunto.
Se dovessimo immaginare visivamente la struttura sociale, essa assomiglierebbe a un grosso edificio organizzato su più piani, tenuto in piedi da fondamenta composte da diversi piloni di cemento armato: questi sono i modelli di relazione stabili e durevoli nel tempo, ovvero le basi della struttura sociale. In particolare, il complesso intreccio che viene a crearsi tra le norme, i ruoli e gli status sociali fa sì che gli individui si trovino ad agire sempre all’interno di contesti di relazioni strutturate, in cui il comportamento è in qualche modo vincolato o “suggerito” proprio dal rispetto di tali norme, ruoli e status.
In sociologia, il concetto di struttura sociale risulta tanto rilevante quanto difficile da sintetizzare in poche e chiare parole. Come provocatoriamente è stato scritto dal sociologo austriaco, poi naturalizzato americano, Peter Blau (1918-2002) nel 1977: «per molti sociologi il concetto di struttura sociale è ricco di connotazioni e implicazioni che non sono facilmente riassumibili in una singola definizione. Questa è senza dubbio la ragione per cui molti scelgono di astenersi dal fornire una definizione del concetto».
Possiamo tuttavia affermare che esistono quantomeno due distinti modi di guardare alle strutture sociali da parte dei sociologi:
  • il primo è rappresentato da una visione deterministica, che tende a far derivare l’attività degli individui direttamente dalla forza delle strutture. È questo il caso di quasi tutti i sociologi classici, e di Marx in particolare, ma anche del funzionalismo e della Scuola di Francoforte;
  • il secondo tipo è quello che invece privilegia l’interazione sociale, guardando quindi alle strutture sociali quali effetti della ripetizione nel tempo di determinati schemi di azione e relazione. È questo il caso degli approcci di stampo fenomenologico, come l’interazionismo simbolico e l’etnometodologia, ma anche di quegli autori che, ispirandosi a Weber, cercano di cogliere l’intenzionalità (le “buone ragioni”) che gli individui hanno quando agiscono. Per il sociologo francese Raymond Boudon (1934-2013) le strutture sociali sono la conseguenza imprevista delle interazioni sociali“effetti inattesi” di processi sociali complessi e di lunga durata.

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2.2 LE NORME SOCIALI

Le norme sociali sono regole che disciplinano la vita sociale, ovvero indicazioni di comportamento che indirizzano la condotta degli individui e dei gruppi all’interno della società.
Come abbiamo già detto, è nel corso del processo di socializzazione che un individuo apprende l’insieme di norme di comportamento che gli consentono di poter affrontare in maniera adeguata le situazioni della vita quotidiana e le relazioni con gli altri. Le norme sociali sono quindi abitudini e comportamenti, condivisi dai membri di una società, che permettono a persone molto diverse tra loro di convivere serenamente e di affrontare situazioni potenzialmente complesse in modo semplice. Le norme sociali aiutano a rendere ordinato e prevedibile il mondo che ci circonda, dando la possibilità di gestire in maniera “normale” contesti e relazioni per natura imprevedibili.
ESEMPIO: pensiamo a come le norme sociali regolano cosa succede quando ci presentiamo a una persona che non conosciamo. Pur non sapendo nulla dell’altro, sappiamo che se tendiamo la mano, sorridiamo, e diciamo il nostro nome, l’altro farà all’incirca la stessa cosa e che ciò permetterà all’interazione di procedere in modo “normale”.
Senza norme sociali condivise, i comportamenti umani risponderebbero a inclinazioni caratteriali e a scelte puramente personali e ciò creerebbe facilmente situazioni di difficile interpretazione e gestione pratica.
Se non esistessero norme condivise, come potrebbe avvenire una conversazione tra più persone? A chi spetterebbe decidere chi può parlare per primo? Che cosa succederebbe se le persone iniziassero a parlare tutte insieme, senza che vi fosse una qualche logica sociale a porre ordine a questa interazione collettiva? Non è difficile immaginare che ci troveremmo di fronte a caos e disordine, senza alcuna possibilità di comunicazione tra le persone coinvolte!
Inoltre, non sapere conversare in modo competente può implicare una sanzione sociale che si concretizza, per esempio, nell’essere esclusi dalle conversazioni. La società, infatti, fa sì che le norme risiedano dentro le stesse dinamiche relazionali, ovvero che siano gli stessi membri della società ad autoregolarsi e a controllare gli altri, pena l’esclusione da alcune dinamiche di gruppo o la marginalizzazione sociale. Come all’interno di un qualsiasi gioco, sono gli stessi partecipanti a regolare i loro comportamenti: nessuno è disposto a giocare con chi non rispetta o infrange sistematicamente le regole.
Alcune norme sociali vengono rispettate in maniera spontanea semplicemente perché non si riescono a immaginare altre modalità di comportamento e perché, fintanto che non vengono infrante, non ci si accorge nemmeno della loro esistenza.
ESEMPIO: quando ci troviamo in un bar a noi familiare, sappiamo che ci sono certe regole implicite che vengono rispettate da tutti, sebbene spesso non siano scritte su alcun cartello. Tra esse, la necessità dello scontrino prima dell’ordinazione, la possibilità o meno di prendere un croissant dall’espositore e di portare le consumazioni al tavolo.
Insomma, molti dei contesti che frequentiamo quotidianamente, dal bar alla scuola, dalla palestra alla biblioteca, sono caratterizzati da norme sociali implicite, che tendiamo a seguire senza rendercene conto.
Le norme sociali, inoltre, mutano al variare dei contesti geografici e culturalicosì come variano nei diversi periodi storici.
ESEMPIO: baciarsi in pubblico è oggi considerato del tutto normale in Italia, ma non era così una cinquantina di anni fa, quando sarebbe stato giudicato un comportamento inopportuno e sarebbe stato probabilmente sanzionato con un’espressione di disapprovazione da parte dei passanti.
Peraltro, tutt’oggi baciarsi in pubblico rimane un tabù in molte culture orientali, seppure in esse sia ritenuto del tutto normale che due amici di sesso maschile camminino mano nella mano, comportamento che in Italia apparirebbe alquanto inusuale. 
Fino a ora abbiamo parlato di nome sociali implicite: regole che noi tutti impariamo attraverso il processo di socializzazione. Tuttavia, le norme possono anche essere esplicite e formalizzarsi qualora siano alla base di istituzioni sociali, come nel caso del diritto di famiglia, che stabilisce diritti e doveri dei componenti di un nucleo familiare, o siano funzionali a regolare alcune condotte collettive, come le norme autostradali.
Le norme giuridiche sono una tipologia particolare di norme sociali scritte che ogni Stato elabora e fa rispettare con la forza dell’autorità. In questo caso esiste un regolamento scritto, una forma di controllo statale, non più solo sociale, e un insieme di sanzioni formalizzate. Gli individui che infrangono le leggi dovranno dunque affrontare non solo la riprovazione degli altri individui, ma anche le conseguenze formali: una multa oppure il carcere.

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2.3 RUOLI, STATUS E STRATIFICAZIONE

Abbiamo visto finora come, nel corso della socializzazione, gli individui interiorizzino codici di comportamento e norme sociali. I modelli di comportamento appresi attraverso la socializzazione secondaria altro non sono che le prime regole di condotta in grado di influenzare le persone nel processo di costruzione del proprio ruolo sociale.
Per ruolo sociale si intende l’insieme delle norme e delle aspettative che convergono su un individuo in una specifica posizione sociale, ovvero l’insieme delle azioni che ci si aspetta che un individuo compia in virtù della sua posizione sociale. Chiunque occupi un posto particolare nella società, infatti, “deve fare” un insieme di cose che derivano dal tipo di ruolo che ricopre.
La posizione di un individuo, di un gruppo o di una categoria di persone in una società è invece definita con il termine di status. Si tratta, in questo caso, di una posizione stabile, a cui si associa un certo grado di potere, di ricchezza e di prestigio. Lo status, quindi, è espressione della ▶ stratificazione  sociale, cioè indica la posizione di un individuo all’interno di una società suddivisa in strati o livelli, come le classi sociali, e che dipende da diversi fattori quali la condizione economica, la professione, il livello di istruzionela famiglia di origine e così via.
Possiamo allora affermare che lo status rappresenta la posizione sociale in cui ci troviamo, mentre il ruolo descrive quello che possiamo o non possiamo fare occupando quella determinata posizione.
ESEMPIO: lo status di studente indica la condizione che deriva dall’occupare una posizione specifica all’interno del sistema scolastico, il ruolo di studente connota l’insieme dei comportamenti che ci si aspettano da lui. Quindi, in questo caso, lo status di studente indica semplicemente una posizione sociale, mentre al ruolo di studente vengono associate delle regole da rispettare e delle indicazioni di comportamento.
Lo status può essere:
  • ascritto, cioè posseduto per nascita e quindi legato a caratteristiche indipendenti dalla volontà o dalle azioni dell’individuo, come nel caso di un titolo nobiliare, che si acquisisce per discendenza, e che solo in particolari condizioni può essere ottenuto in altro modo;
  • acquisito, ossia ottenuto attraverso gli sforzi e le capacità personalicome nel caso della ricchezza, che nella nostra società può essere raggiunta con il lavoro.
ESEMPIO: essere una contessa è uno status ascritto, mentre essere una dottoressa rientra tra gli status acquisiti, dal momento che, almeno in teoria, chiunque può diventare medico dopo aver conseguito una laurea in medicina.
Infine, il concetto di status viene usato soprattutto in relazione agli altri.
ESEMPIO: lo status di medico descrive una posizione nel mondo del lavoro che acquisisce importanza nel momento in cui viene paragonata ad altre posizioni sociali, come possono essere quelle dei pazienti o degli infermieri.

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2.4 IL CONCETTO DI “HABITUS” DI BOURDIEU

Il sociologo francese Pierre Bourdieu | ▶ L'AUTORE | ha rielaborato le definizioni di status e di ruolo mettendo al centro le pratiche e i comportamenti quotidiani degli individui nel processo di acquisizione di ruoli e posizioni sociali. La sua proposta è di superare le categorie di ruolo e status, sostituendole con il concetto di habitus, ovvero il risultato del processo di interiorizzazione, da parte degli individui, della propria posizione nella struttura sociale. L’habitus di un individuo è dato dall’acquisizione di norme, regole e abitudini che si radicano a tal punto da diventare modalità di azione e di percezione della realtà.
Le ricerche e le teorie di Bourdieu sull’habitus hanno analizzato nello specifico le modalità con cui i differenti posizionamenti sociali, di status, di classe e così via, e i contesti istituzionali più influenti nei processi di socializzazione, come la scuola e la famiglia, agiscono in maniera concomitante fornendo agli individui modi e schemi di azione che diventano connaturati e spontanei. Potremmo definire l’habitus come il versante sociale del carattere e della personalità: una sorta d’abito che ci viene cucito addosso nei contesti di origine, familiari, scolastici, di classe e così via, permettendoci di affrontare in maniera quasi automatica le situazioni della vita e fornendoci un insieme di capacità, abilità, gusti e attitudini che ognuno di noi reputa parte della propria personalità.
ESEMPIO: immaginiamo di essere invitati a una cena di gala a cui partecipano svariate persone, alcune provenienti da ambienti nobiliari e aristocratici, altre da ambienti popolari. Di fronte a una serie di regole di comportamento relative alla tavola e al bon ton, l’habitus sarà ciò che permetterà ai nobili di essere perfettamente a loro agio nell’utilizzo corretto delle varie posate presenti sul tavolo, nella postura da tenere e nel modo di conversare, perché abituati da sempre ad avere a che fare con questo tipo di situazioni. Per tutti gli altri invece, sprovvisti dell’habitus nobiliare, non solo non sarà immediata la scelta della posata più corretta da abbinare alle varie portate, ma sarà necessaria molta più attenzione e accortezza nell’arco di tutta la cena per riuscire ad affrontare la situazione senza rischiare di fare brutta figura.
Bourdieu sviluppò questa teoria studiando, tra gli altri, i contesti educativie comprese come i differenti habitus – quindi pratiche e schemi di azione interiorizzati – influissero diversamente sull’andamento scolastico e sulle possibilità di successo. Osservò, per esempio, come gli studenti provenienti da classi sociali meno agiate avessero l’abitudine di lasciare gli studi prima del tempo oppure scegliessero alcuni corsi universitari invece di altri. Ciò lo portò a concludere che il campo di possibilità delle persone, quindi ciò che si può o non si può fare, non dipende solo dalle condizioni strutturali associate a uno status o a una classe, come disporre o non disporre di un determinato capitale economico, ma anche dalla percezione stessa che gli individui hanno di ciò che sia possibile o impossibile. In altre parole, così come studenti provenienti da ceti borghesi e alto borghesi non hanno alcuna difficoltà nell’immaginarsi medici, ingegneri, avvocati o architetti in quanto questi sono i ruoli professionali che normalmente incontrano a livello familiare e nelle relazioni amicali, studenti provenienti da ceti più popolari spesso non si immaginano in tali ruoli, poiché non abituati a percepirsi e figurarsi in situazioni professionali di prestigio. Ciò che conta nelle scelte di ognuno di noi, dunque, per Bourdieu, non è soltanto il capitale economico o lo status sociale, ma il modo in cui noi stessi impariamo a posizionarci nella società.

l’autore  Pierre Bourdieu

Pierre Bourdieu (1930-2002) nasce in una famiglia operaia nel Sud della Francia e frequenta la scuola in una piccola cittadina, per poi trasferirsi a Parigi e continuare gli studi nella prestigiosa École Normal Supérieure.
Nel 1955 viene arruolato nell’esercito e inviato in Algeria, dove in seguito lavora come docente e ricercatore all’università di Algeri. Qui si dedica alla ricerca etnografica, in particolare tra le popolazioni berbere, e scrive il libro Sociologie de l’Algérie (1958).
Negli anni Sessanta ritorna in Francia e insegna alle università di Parigi e di Lille, prima di ottenere un posto all’École Pratique des Hautes Études, dove crea un centro di sociologia dell’educazione e della cultura. Nel 1981 il suo ruolo intellettuale viene riconosciuto attraverso l’invito a fare parte del Collège de France, la più importante istituzione francese che si occupa di scienze umane e sociali. In questi anni partecipa al dibattito pubblico francese, sostenendo i diritti dei disoccupati, dei senzatetto e degli immigrati irregolari e criticando la globalizzazione e il neoliberismo.
Nel suo lavoro più noto, La distinzione (1979), sostiene che i gusti delle persone non sono semplicemente una questione di inclinazione individuale, ma costituiscono uno dei modi con i quali le classi superiori riproducono il proprio potere all’interno della società, distinguendosi costantemente dalle classi inferiori. Un film documentario del 2001 su Bourdieu, intitolato La sociologia è uno sport da combattimento, ha contribuito a renderlo noto al grande pubblico.

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2.5 RUOLI E ASPETTATIVE SOCIALI

Abbiamo visto che, affinché la società funzioni in modo ordinato ed efficace, esistono norme e regole che ogni individuo, a seconda della posizione assunta nei vari contesti sociali, deve rispettare e seguire. I ruoli sociali, infatti, non sono altro che l’insieme delle azioni che ci si aspetta che un membro della società compia in determinate situazioni. Esistono, quindi, una serie di comportamenti considerati adeguati a seconda del ruolo sociale ricoperto e che siamo abituati a dare per scontati in determinate circostanze e contesti. Se pensiamo a situazioni abituali di vita quotidiana, in cui le persone interagiscono tra loro, capiremo la reale funzione dei ruoli: si tratta di un intreccio di aspettative predeterminatecui si associano azioni altrettanto predeterminate.
ESEMPIO: se camminando durante la ricreazione nei corridoi di una scuola incontrassimo il dirigente scolastico, ci aspetteremmo che, incrociando il nostro sguardo, ci saluti in modo formale e cordiale. Di sicuro sarebbe strano e alquanto bizzarro se, invece di un semplice “buongiorno”, il dirigente decidesse di inginocchiarsi davanti a noi per fare il baciamano o ci rivolgesse un saluto con il pugno chiuso tipico dei rapper!
Questo esempio ci mostra come ogni individuo socializzato risponda, a seconda dei ruoli ricoperti in determinati contesti, a una serie di aspettative sociali che rendono l’interazione prevedibile e predeterminata. Quando tali aspettative di comportamento vengono disattese, ci si trova di fronte a delle regole condivise infrante, ovvero di fronte a situazioni “extra-ordinarie”. Il baciamano o un saluto da rapper non risulterebbero infatti fuori luogo se messi in atto da altre persone o in altre situazioni; ciò che li rende “strani” è il fatto che possano avere luogo tra un dirigente scolastico e uno studente.
È proprio nel momento in cui avviene una deviazione dalla norma e quando le aspettative vengono disattese che i ruoli sociali dati per scontati diventano invece manifesti e ci ricordano che viviamo in un mondo sociale fatto di regole e aspettative reciproche. Le aspettative sociali orientano i comportamenti e le azioni che ogni membro della società dovrebbe mettere in atto a seconda del ruolo ricoperto, in modo da contribuire al normale funzionamento della società.

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per lo studio

1. Da che cosa è composta la struttura sociale?
2. In che modo le norme sociali condizionano i ruoli?
3. Che differenza c’è tra ruolo e status?


  Per discutere INSIEME 

Le norme sociali sono un presupposto fondamentale per il vivere in società. Vi sono alcune norme che abbiamo appreso in modo inconsapevole e altre che ci sono state insegnate da piccoli. Alcune norme sociali di convivenza sono invisibili e altre invece si possono vedere anche solo passeggiando per strada o scambiando due parole con il vicino di casa. Ti chiediamo di osservare alcune interazioni quotidiane (in strada, a casa, a scuola) e di annotarle, spiegandone il funzionamento e immaginando che cosa potrebbe accadere se venissero meno. Poi in classe confronta il tuo elaborato con quelli dei tuoi compagni e avviate una discussione.

  INVITO ALLA VISIONE   
Elio Petri, INDAGINE SU UN CITTADINO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO, 1970

Siamo a Roma, a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, nel pieno dei movimenti di contestazione studenteschi e di un periodo di forte conflitto sociale, che vede manifestanti e polizia scontrarsi con violenza quasi quotidianamente. Il giorno della sua promozione al comando dell’ufficio politico della questura, un dirigente di Pubblica Sicurezza, fino a quella mattina capo della sezione omicidi, uccide la sua amante, nell’appartamento di lei. Dissemina la scena del delitto di prove, ma ciò malgrado, per via del suo status e del suo ruolo, rimane insospettabile agli occhi dei suoi colleghi e della giustizia. Al culmine del suo delirio di onnipotenza, il protagonista consegna una lettera di confessione ai suoi colleghi e si auto-impone gli arresti domiciliari. A casa, nell’attesa del suo arresto ufficiale, si addormenta e sogna che i colleghi rifiutano la validità degli indizi e delle prove da lui fornite, costringendolo a firmare una “confessione d’innocenza”.
Attraverso la narrazione di una storia a tratti anche grottesca, il film (premio Oscar nel 1971 come migliore film straniero) mette in scena come le strutture, le norme, i ruoli e gli status sociali possano portare a situazioni paradossali, nonché riprodurre un uso del tutto personalistico del potere.

I colori della Sociologia
I colori della Sociologia
Secondo biennio e quinto anno del liceo delle Scienze umane