2. Lo sguardo sociologico

2. Lo sguardo sociologico

2.1 IL “DATO PER SCONTATO” E LA VISIONE “TEATRALE” DELLA VITA SOCIALE

Questa mattina, in classe, ognuno si è seduto al proprio banco. Anche il professore, o la professoressa, si è seduto dietro la cattedra. Poi ha fatto l’appello. Come mai?
La risposta più immediata sarebbe probabilmente: “Perché è ovvio, si fa così”. Eppure la lezione potrebbe avere luogo anche se gli studenti cambiassero tutti i giorni il proprio banco e se i professori facessero lezione seduti tra i banchi, o dietro un comune tavolo al posto della cattedra. L’appello potrebbe essere sostituito da un foglio su cui si deve firmare, oppure potrebbe essere fatto più volte durante la lezione. Insomma, se ci pensiamo, potrebbero esserci tantissimi altri modi di iniziare una lezione a scuola. Tuttavia, per noi è talmente “normale” il fatto di entrare in aula, sedersi al proprio banco e attendere che il professore sieda in cattedra e faccia l’appello, da avere quasi difficoltà nell’immaginare qualcosa di diverso. Non a caso, se il professore non facesse l’appello probabilmente qualcuno glielo farebbe notare. Così come, se gli studenti continuassero a cambiare di posto i professori chiederebbero spiegazioni.
Questo accade per via di ciò che la sociologia definisce “dato per scontato” e che ha a che vedere con tutti quegli aspetti della vita quotidiana a cui siamo talmente abituati da considerarli come “ovvi” e “naturali”. Solitamente le persone danno per scontate la maggior parte delle azioni quotidiane che compiono e le situazioni sociali alle quali partecipano, nel senso che non si chiedono quasi mai il perché o il per come di quello che stanno facendo. Da un certo punto di vista ciò è necessario: pensate se ogni mattina dovessimo fermarci a riflettere su come lavarci o se ogni volta che prendiamo l’autobus dovessimo interrogarci su come comportarci.
E non solo diamo per scontato il modo in cui si svolgono le azioni e le situazioni che fanno “normalmente” parte della nostra vita – entrare in un negozio, navigare in Internet, prendere l’autobus, andare a scuola oppure al cinema e così via –, ma ci aspettiamo che gli altri facciano la stessa cosa.
ESEMPIO: quando sull’autobus mostriamo il biglietto o l’abbonamento al controllore, ci aspettiamo che il controllore a sua volta sappia che cosa fare e come comportarsi. Così come quando diciamo a qualcuno di “attendere un secondo”, ci aspettiamo che costui capisca che potrebbero volerci anche diversi minuti.
Il dato per scontato coincide così in buona parte con il “senso comune”. Ovvero, secondo la definizione del sociologo italiano contemporaneo Paolo Jedlowski, «quello che ciascuno crede che tutti gli altri credano».
In alcuni casi, “dato per scontato” e “senso comune” coincidono con quella che siamo soliti considerare “buona educazione”.
ESEMPIO: non mettersi le dita nel naso, rispondere al saluto, masticare con la bocca chiusa e non fare rumore quando si beve sono tutti comportamenti che consideriamo talmente basilari da assimilarli alle buone maniere.
Il dato per scontato e il senso comune sono alla base del funzionamento degli atti più semplici della nostra quotidianità e sono il risultato del fatto che nel corso della nostra vita siamo stati “socializzati”, ovvero abbiamo imparato a rispettare regole e comportamenti collettivi. Tale socializzazione è avvenuta in famiglia, a scuola, tra amici e nel corso di mille altre esperienze.
Attraverso la socializzazione abbiamo imparato che, a seconda della situazione, le persone possono rivestire ruoli sociali diversi: studente, professore, passeggero, controllore, autista e così via. Ognuno di questi ruoli implica alcuni comportamenti specifici e il rispetto di certe regole. In altre parole, a seconda del ruolo le persone si comportano in modo diverso, in quanto conoscono le aspettative connesse ai vari ruoli. Non a caso, quando vestiamo il ruolo di “studenti” ci comportiamo e parliamo in modo diverso da quando siamo tra amici o in famiglia.
Una prima accezione del concetto di “ruolo” in sociologia rimanda quindi a una visione “teatrale” della vita sociale: come degli attori su un palcoscenico, nella società ognuno è chiamato a seguire un copione e recitare una parte.
In tal senso, il ruolo è il risultato delle aspettative e dei comportamenti attesi da chi occupa una determinata posizione nella società.
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2.2 LA SOCIOLOGIA SFIDA IL “DATO PER SCONTATO”

Ma se il ruolo ha a che fare con le reciproche aspettative che le persone hanno quando si incontrano, ciò vuol dire che ci sono ruoli, comportamenti e aspettative “istituzionalizzati”, ossia stabiliti e riconosciuti a livello sociale. Il concetto di “istituzionalizzazione” in sociologia è molto importante, in quanto fa riferimento al processo di stabilizzazione di intere sequenze di azioni.
Da un punto di vista sociologico, andare a scuola, in ospedale, in piscina, al cinema, al supermercato, o in discoteca, per quanto rappresentino tipologie di azioni molto diverse tra loro, sono tutti esempi di cicli di azione che si ripetono nel tempo con notevole stabilità. Non a caso, molti di essi hanno luogo in quelle che sono anche le principali istituzioni della nostra società (la scuola, gli ospedali), o comunque in luoghi che socialmente sono visti come “contenitori” di specifiche attività: la piscina per il nuoto, il supermercato per la spesa, la discoteca per il divertimento e così via.
Ecco dunque che, a partire da alcuni esempi apparentemente banali, siamo arrivati a discutere di questioni più complesse, ossia delle regole, dei comportamenti collettivi, delle istituzioni sociali, che coinvolgono il modo in cui attività diverse sono organizzate all’interno della nostra società. Assumere uno sguardo sociologico” (famosa espressione del sociologo americano Everett Hughes) consiste proprio in questo: nella capacità di problematizzare il dato per scontato e mostrare come la società esista grazie alle connessioni che legano i comportamenti e gli atteggiamenti quotidiani a più complesse strutture, processi e dinamiche sociali.
Per la sociologia, infatti, la società esiste in virtù del fatto che le persone interagiscono tra loro, sia in qualità di individui, sia quali appartenenti a più vasti gruppi sociali: per esempio, in qualità di alunni o di professori. In altre parole, la società esiste grazie a una continua relazione tra:
  • la struttura sociale, che assegna ai diversi individui un particolare status, ruolo e “posto” nella società;
  • i processi di ▶ interazione sociale, che indicano che tipo di comportamento avere con gli altri e tramite i quali la struttura sociale viene non solo riprodotta, ma anche cambiata.
La sociologia sfida dunque il dato per scontato in quanto svela come le più comuni azioni e aspettative non siano semplicemente “ovvie” o “normali”, bensì il risultato dell’intreccio tra strutture e processi sociali.
La sociologia problematizza il dato per scontato nel momento in cui mostra come le strutture sociali si riflettono nelle aspettative e nei ruoli socialidando vita e stabilità a interi cicli di azione che si ripetono nel tempo.

per lo studio

1. A che cosa si riferisce la sociologia con i concetti di “dato per scontato” e “senso comune”?
2. Che cosa vuol dire che nel corso della vita veniamo “socializzati”?
3. Secondo la sociologia, che cosa permette l’esistenza della società?


  Per discutere INSIEME 

Scegliete una strada o un luogo pubblico molto frequentati e provate a osservare il modo in cui le persone si muovono e sono vestite. Per esempio: esistono dei modi di vestirsi o di muoversi più ricorrenti di altri? C’è qualche relazione tra il modo in cui le persone si vestono e quello in cui si muovono? Come cambia il modo di vestirsi a seconda dell’età o dell’essere maschi o femmine? Prendete appunti su ciò che notate e confrontatelo in aula con quanto osservato dai vostri compagni.

I colori della Sociologia
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Secondo biennio e quinto anno del liceo delle Scienze umane