1. Lo struttural-funzionalismo: Parsons e Merton

1. Lo struttural-funzionalismo: Parsons e Merton

1.1 LO STRUTTURAL-FUNZIONALISMO

Lo struttural-funzionalismo è una corrente di pensiero della sociologia, nata negli Stati Uniti negli anni Trenta e sviluppatasi fino quasi agli anni Settanta del Novecento, che concepisce la società come un sistema complesso, al cui interno possiamo riconoscere particolari strutture che assolvono funzioni specifiche per promuovere la stabilità e il mantenimento del sistema stesso.
Questa corrente teorica pone la sua maggiore attenzione alle strutture generali della società nel suo insieme più che alle caratteristiche o alle azioni concrete dei singoli individui.
Riprendendo alcuni temi affrontati dai pensatori classici della sociologia, come Comte o Durkheim, lo struttural-funzionalismo immagina la società come un organismo vivente, in cui le differenti parti collaborano svolgendo funzioni essenziali per il suo mantenimento ed equilibrio e contribuendo a un unico obiettivo: la salute e il benessere di ogni singolo individuo che di quell’organismo partecipa.
Anche lo struttural-funzionalismo parte dunque dall’idea che la salute e il benessere dell’organismo sociale coincidono con una società ordinata, in cui tutti gli individui sono integrati nel sistema.
Il fondatore della teoria struttural-funzionalista è stato il sociologo americano Talcott Parsons. In seguito, uno dei suoi principali allievi, Robert King Merton, prendendo le mosse da alcune critiche al modello originale del maestro, ne ha sviluppato ulteriormente la teoria.

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1.2 TALCOTT PARSONS E IL SISTEMA SOCIALE

Talcott Parsons | ▶ L’AUTORE | è uno dei più noti sociologi del Novecento e ha contribuito a importare, negli anni Trenta del secolo scorso e nel contesto intellettuale degli Stati Uniti, le teorie sociologiche classiche formulate dagli studiosi europei. L’approccio teorico di Parsons, infatti, è stato influenzato soprattutto dal lavoro di Émile Durkheim e Max Weber.
Parsons elabora lo struttural-funzionalismo come una teoria generale dei sistemi sociali; in altre parole, una teoria in grado di spiegare il funzionamento di base di tutti i tipi di società. Il suo primo e più importante libro, intitolato La struttura dell’azione sociale (1937), riassume alcuni dei punti principali delle teorie di Durkheim e di Weber, evidenziandone uno fondamentale: la società può funzionare solo se le azioni dei singoli individui che la compongono sono limitate e tenute sotto controllo da una struttura morale comune, costituita dai valori culturali condivisi da tutti i membri di un gruppo sociale. Guardando all’evoluzione storica delle società moderne, questi valori comuni sono stati forniti soprattutto dalla religione, come aveva mostrato Durkheim.
La teoria dell’azione di Parsons si basa sul concetto di sistema sociale | ▶ APPROFONDIAMO |. Secondo il sociologo americano, le azioni e le scelte dei singoli individui possono essere spiegate attraverso differenti prospettive: per esempio, dal punto di vista della psicologia, guardando alla personalità degli individui; o dal punto di vista della cultura, considerando il linguaggio che essi utilizzano, come fa l’antropologia. Il compito specifico della sociologia è quello di spiegare la società attraverso il concetto di sistema socialeovvero in base all’idea che la società funzioni come un unico meccanismocostituito da vari sottosistemi in relazione tra loro.
Oltre al sistema sociale, Parsons riconosce un ruolo importante anche al sistema culturale, ossia quel livello di funzionamento della società relativo ai codici e ai simboli che permettono agli individui di relazionarsi tra loro e che vengono insegnati ai membri di una società fin da bambini per poter interagire correttamente nel mondo in cui vivono. Anche per questo ruolo fondamentale della cultura nel garantire la coesione tra il singolo individuo e il gruppo sociale a cui egli appartiene, il sistema sociale e quello culturale devono essere allineati, così che la società possa funzionare correttamente.

l’autORE  Talcott Parsons

Talcott Parsons (1902-1979) nasce a Colorado Springs, negli Stati Uniti, e si orienta in un primo momento verso lo studio della biologia e della medicina, per poi interessarsi progressivamente all’economia e alle scienze sociali. Il suo lavoro riguarda la costruzione di un sistema teorico generale per l’analisi della società, piuttosto che lo studio empirico di aspetti sociali più circoscritti.
Nel 1931 inizia a insegnare sociologia all’università di Harvard e nel 1946 viene nominato presidente del Dipartimento di relazioni sociali. Nel 1949 diventa presidente dell’American Sociological Society, raggiungendo così l’apice della propria fama. Nel libro La struttura dell’azione sociale (1937) sviluppa molti aspetti delle opere di diversi fondatori europei della sociologia, come Durkheim, Weber e Pareto, con l’obiettivo di arrivare a una teoria sistematica dell’azione sociale.

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approfondiamo  IL SISTEMA SOCIALE

L’uso del concetto di “sistema sociale” è molto diffuso e viene utilizzato in modi differenti. Nel seguente brano vengono descritti due principali utilizzi: un modello analogico, basato sulla similitudine della società con altri tipi di sistema (per esempio quello biologico), e un modello formale, che caratterizza l’approccio di Parsons.

«Nella tradizione analitica delle scienze sociali l’espressione “sistema sociale” indica l’organizzazione complessiva dei rapporti e delle istituzioni collettive e, più in generale, le interazioni che in questa si stabiliscono secondo la logica compositiva che lega le parti al tutto. Ma le accezioni che il termine assume nelle teorie sociologiche sono molteplici, passando in particolare da modelli di riferimento di tipo analogico ad altri di tipo logico e formale.
Il modello analogico di sistema sociale consiste nel rappresentare una realtà complessa attraverso il confronto con una realtà più semplice, descritte entrambe in termini di sistema sociale, che si presume possa avere alcune proprietà simili a quelle che sono state scelte come oggetto di studio. In questo senso, l’idea di società elaborata dalla “protosociologia” (da autori come A. Comte, H. Spencer, É. Durkheim, che si situano in una linea di continuità con la filosofia sociale) è spesso basata sul ricorso alla metafora dell’organismo vivente, in quanto sistema biologico, e in seguito sul ricorso alla similitudine con i sistemi meccanici (la piramide, la scala, la bilancia, l’orologio) come, per esempio, nelle teorie sull’equilibrio sociale che V. Pareto trae dalla scienza economica. È in ogni caso diffusa, in questa accezione, la tesi che il sistema sociale, al pari degli altri sistemi, costituisca una realtà concretamente osservabile. A differenza del modello analogico, il modello formale di sistema è una costruzione logica e simbolica di una situazione reale, elaborata mentalmente, che non ricorre al paragone con realtà di altra natura né presume di valere essa stessa come realtà distinta. La ricostruzione teoricamente più sofisticata in questo senso della nozione di sistema in sociologia si deve a T. Parsons e alla scuola struttural-funzionalista americana degli anni Cinquanta del XX secolo, secondo i quali il punto di partenza di ogni analisi della società è dato dallo studio dell’azione sociale».

Dizionario di Storia Treccani, 2011

1.3 LO SCHEMA AGIL

Parsons ha sviluppato ulteriormente questo suo modello di analisi della società nella sua opera più conosciuta, Il sistema socialedel 1951. In questo libro costruisce un ambizioso e complesso schema concettuale per analizzare le funzioni che vengono svolte dalle differenti componenti della società. Egli afferma che nella società esistono quattro principali problemi definiti attraverso un linguaggio specifico:
  • l’adattamento (Adaptation);
  • il raggiungimento dei fini (Goal attainment);
  • l’integrazione (Integration);
  • il mantenimento della struttura latente (Latent pattern maintenance).
L’insieme di questi problemi viene chiamato con l’acronimo “AGIL”, che coincide, a sua volta, con quattro fondamentali sottosistemi che interagiscono per consentire il funzionamento della società.
Il sistema sociale, dunque, per sopravvivere e mantenere l’equilibrio deve svolgere quattro differenti funzioni, che Parsons definisce con l’espressione di “imperativi funzionali”.
Ecco che cosa deve fare il sistema sociale:
  • deve adattarsi all’ambiente che lo circonda (adattamento). Questa funzione coincide per Parsons con il sottosistema dei meccanismi economici;
  • deve, poi, perseguire e raggiungere i propri obiettivi (raggiungimento degli obiettivi). Si tratta del compito svolto dal sottosistema costituito dalla sfera della politica, che deve porre le priorità affinché un sistema possa funzionare;
  • deve, inoltre, assicurarsi che i propri sottosistemi procedano tutti insieme (integrazione). È questa la dimensione che ha a che vedere con le regole e le leggi, che prevedono, per esempio, che tutti seguano le stesse norme;
  • deve, infine, riprodurre i propri riferimenti culturali di base o “latenti” (mantenimento della struttura latente). Questa ultima funzione è assicurata dai sistemi educativi, come la scuola, la famiglia, e in molti casi anche dalla religione.
Queste quattro funzioni, o imperativi funzionali, che caratterizzano il modello AGIL sono riassunte in un noto schema a quattro celle.

IL MODELLO AGIL
Adattamento
Adaptation
SFERA ECONOMICA
Raggiungimento degli obiettivi
Goal attainment
SFERA POLITICA
Integrazione
Integration
SFERA GIURIDICA
Mantenimento della struttura latente
Latent pattern maintenance
SFERA EDUCATIVA E CULTURALE

Attraverso lo schema AGIL, Parsons si pone il basilare obiettivo di scomporre, in un modello teorico, le differenti attività di una società e comprendere come essa possa essere mantenuta funzionante e ordinata. Inoltre, secondo il sociologo, questo modello è in grado di descrivere il funzionamento di qualsiasi tipo di società e le principali funzioni di un sistema sociale, mostrandoci che le società diventano sempre più specializzate e si differenziano al proprio interno in base ai quattro imperativi. Per esempio, nell’ultimo secolo il sistema educativo è divenuto un sottosistema molto importante e si è dunque distinto come un ambito sempre più autonomo dalla politica, moltiplicandosi al proprio interno attraverso la creazione di scuole di livello differente e con indirizzi specifici.

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1.4 CRITICHE A PARSONS

Il contributo di Parsons è stato determinante per sviluppare l’autonomia della teoria sociologica rispetto alla filosofia o all’antropologia; tuttavia, le sue teorie sono state duramente criticate nel corso del tempo da diversi punti di vista.
In primo luogo, è stata criticata la genericità nonché l’eccessivo livello di astrazione del sistema descritto da Parsons. Infatti, se è vero che sembra potersi adattare a qualsiasi tipo di società, allo stesso tempo appare così vuoto di riferimenti precisi da non riuscire a cogliere che cosa succede in alcun contesto concreto. Inoltre, l’enfasi posta sul ruolo dei valori socialmente condivisi in vista del raggiungimento dell’ordine sociale è stata spesso associata a una prospettiva conservatrice e all’incapacità di riconoscere l’importanza delle forme di conflitto sociale, così come delle ragioni alla base delle forme di devianza e di violazione delle norme sociali.
Il lavoro di Parsons è stato criticato, in particolare, in un noto libro del suo collega Charles Wright Mills (1916-1962) intitolato L’immaginazione sociologica, in cui egli prende di mira alcuni di questi aspetti e soprattutto l’attitudine di Parsons a costruire quella che viene definita come una grande teorizzazione slegata dai contesti reali.
Di fatto, a partire dagli anni Settanta del Novecento, le teorie di Parsons, che avevano precedentemente raggiunto un grande successo, sono praticamente scomparse dall’orizzonte della sociologia contemporanea.

1.5 MERTON E LE TEORIE DI MEDIO RAGGIO

Il principale continuatore della corrente dello struttural-funzionalismo è stato Robert King Merton | ▶ L’AUTORE, p. 130 |, studente di Parsons presso la prestigiosa università di Harvard. Se per un verso Merton fa suo l’approccio struttural-funzionalista, d’altro canto avanza alcune critiche al modello originario, introducendovi rilevanti modifiche.
In primo luogo, a differenza del suo maestro, Merton si convince che, invece di una grande teoria astratta capace di spiegare il funzionamento complessivo di tutte le società, sia più utile sviluppare delle teorie di ▶ medio  raggio, che sono più limitate, riferite non a tutte le società, ma a determinati contesti o a fenomeni specifici. A differenza della prospettiva unicamente teorica e astratta di Parsons, le teorie di medio raggio danno nuovo risalto alla raccolta e all’analisi di dati empirici verificabili, frutto del lavoro di ricerca.
Inoltre Merton non è convinto di dover partire necessariamente dall’idea implicita che il mantenimento dell’ordine sociale sia un obiettivo positivo da realizzare. A differenza dei suoi predecessori, egli introduce l’idea che nella società possano essere presenti delle disfunzioni del sistema e che esse non sempre debbano essere giudicate negativamente, potendo essere considerate parte integrante del funzionamento complessivo della società.
L’esempio tipico è quello del matrimonio: dal punto di vista del funzionalismo classico, il numero e la durata dei matrimoni sono aspetti importanti per garantire l’ordine sociale e la sua riproduzione e, dunque, i divorzi sarebbero il sintomo di una condizione negativa. Invece, dalla prospettiva di Merton è possibile prendere atto del fatto che le coppie possono essere più felici una volta separate, piuttosto che rimanere sposate e litigare costantemente. In altre parole, ecco che un’apparente disfunzione per la società – l’aumento dei tassi di divorzio – può essere invece considerata come un elemento positivo per un migliore funzionamento della società stessa.
La più nota applicazione dell’analisi struttural-funzionalista di Merton è la sua teoria dell’anomia, che elabora a partire da quella di Durkheim | ▶ UNITÀ 3, p. 86 |. Se per il sociologo francese l’anomia era il risultato dell’assenza di forme di coesione sociale, per il sociologo americano l’anomia è, invece, una situazione strutturale in cui si ritrova l’individuo quando le sue aspirazioni e aspettative sociali non sono in sintonia con le reali opportunità offertegli dalla società in cui vive. Per esempio, quando un individuo, dopo aver studiato molti anni ed essersi laureato, fa fatica a trovare un lavoro ben retribuito, si trova in quella che Merton definisce come una situazione strutturale di anomia. Questa concezione è alla base della sua teoria della devianza.

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1.6 LA TEORIA DELLA DEVIANZA DI MERTON

Le forme di devianza sono quei tipi di comportamenti adottati dagli individui che si discostano dalla condotta mediamente più diffusa all’interno della società cui appartengono.
Per spiegare come mai nella società, e soprattutto nelle società moderne, si verificano in modo crescente tali comportamenti, Merton prende spunto dalle teorie di Durkheim sull’ordine sociale e le rielabora, alla luce di ulteriori considerazioni, in una nuova teoria della devianza.
Per Durkheim le forme di comportamento anomale avvengono quando un individuo non si sente in sintonia con il gruppo sociale di cui è parte, spesso perché non ha assorbito a sufficienza i valori e i riferimenti culturali condivisi dal gruppo. Per esempio, se consideriamo il caso di un ladro, egli vivrà rubando perché non è stato adeguatamente educato all’idea che rubare viola le norme della società. In questa prospettiva, i comportamenti devianti sarebbero, dunque, il risultato di una mancanza di educazione o di una carente socializzazione da parte di istituzioni come la scuola o la famiglia.
Merton imposta la questione della devianza in modo diverso, ritenendo che la presenza di comportamenti criminali nella società non sia un’eccezione, frutto di una situazione problematica, ma costituisca invece una condizione necessariamente presente, soprattutto nelle società moderne e complesse come già erano gli Stati Uniti degli anni Cinquanta.

l’autORe  Robert King Merton

Robert King Merton (1910-2003) è un importante sociologo americano, i cui interessi includono differenti temi tra cui la sociologia della scienza e delle professioni, le forme di devianza, la teoria sociologica e le forme di comunicazione di massa. Dopo un dottorato di ricerca presso la Harvard University nel 1936, inizia a insegnare in tale università per poi spostarsi nel 1941 alla Columbia University di New York, dove ottiene il titolo di professore nel 1947. Tra le altre attività, ricopre anche il ruolo di direttore del Bureau of Applied Social Research della Columbia University.
È noto per aver coniato espressioni entrate nella lingua comune, come quella di “profezia che si autoavvera”, nonché per aver portato alla notorietà il concetto di “serendipità”, cioè la fortuna di fare scoperte inattese e felici mentre si sta cercando altro, su cui scrisse un intero libro negli anni Cinquanta, pubblicato solo dopo la sua morte.

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Le due sfere: della cultura e della struttura sociale
Per spiegare perché le forme di devianza e i comportamenti antisociali sono parte integrante del funzionamento delle società, Merton vede la società composta da due sfere relativamente autonome tra loro: la sfera della cultura e la sfera della struttura sociale.
  • La sfera della cultura è costituita da due elementi: da un lato, i riferimenti che abbiamo appreso rispetto a come ci dobbiamo comportare; dall’altro, le aspettative e i desideri rispetto al futuro.
  • La sfera della struttura sociale, invece, coinvolge aspetti come la posizione lavorativa, le condizioni economiche e il prestigio e il riconoscimento sociale di cui un individuo gode in un certo ambiente sociale.
La struttura sociale delle società tradizionali è stata per molti secoli di tipo gerarchico, in quanto alcune persone erano ricche e potenti, spesso per nascita, mentre altre, la maggior parte, erano povere e avevano pochissime risorse per migliorare le proprie condizioni. Nelle società tradizionali, a queste masse di persone svantaggiate (per esempio contadini e braccianti) veniva, così, insegnato ad accettare la propria condizione e a non nutrire aspettative di miglioramento.
Secondo Merton, l’avvento della modernità e lo sviluppo di società democratiche, in cui è possibile per gli individui migliorare la propria condizione di partenza, hanno favorito l’affermarsi di una situazione in cui tutti, anche chi nasce in situazioni svantaggiate e sfavorevoli, possono avere l’aspettativa di migliorare e di avere successo. Tuttavia, queste aspirazioni, che riguardano la sfera culturale, non sempre sono accompagnate da concrete possibilità di riuscita a livello della struttura sociale. Insomma, sebbene tutti siano incoraggiati a migliorare, non tutti riescono a raggiungere questo obiettivo.
Riprendiamo un esempio precedentemente accennato. Nella nostra società molte persone studiano tanti anni, ottengono una laurea ma, per vari motivi (sfortuna, crisi del lavoro ecc.), non riescono a trovare un lavoro veramente soddisfacente, che garantisca loro un benessere economico. Esse sono così costrette ad accontentarsi di lavori più umili e meno pagati. È il caso che Merton definisce come uno squilibrio tra la dimensione culturale e la struttura sociale, cioè tra le aspettative di successo e le effettive possibilità di ottenerlo in una data società. Questa condizione di squilibrio, che spinge gli individui a sviluppare forme di adattamento a una situazione non ottimale, produce comportamenti devianti dalla norma.

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Le cinque combinazioni
Merton individua cinque combinazioni possibili di mancato equilibrio tra le aspettative e la disponibilità di mezzi concreti per raggiungere i propri obiettivi: il conformismo, l’innovazione, il ritualismola rinuncia e la ribellione.
La prima di queste combinazioni è la più semplice e scontata e viene definita come la modalità del conformismo. Il conformismo si verifica quando c’è equilibrio tra le aspirazioni degli individui e le loro possibilità materiali di successo. Questo avviene, per esempio, a tutte quelle persone che, per ottenere un buon lavoro, studiano e si impegnano per molti anni, riuscendo, poi, a realizzare l’obiettivo al quale aspiravano. Nella misura in cui una società è stabile e tutto funziona in modo lineare, il conformismo è la scelta più comune e diffusa, poiché la maggior parte delle persone è impegnata a ottenere nella vita obiettivi simili e condivisi attraverso modalità legittime, come lo studio e il lavoro.
Nelle altre quattro combinazioni, invece, ci troviamo di fronte a situazioni in cui non c’è una sintonia tra aspettative e strumenti per ottenere i risultati sperati; di conseguenza, gli individui devono elaborare forme di adattamento a situazioni che non sono ottimali.
  • La prima modalità di adattamento è quella tipica degli innovatori. Si verifica quando un individuo persegue obiettivi legittimi e socialmente accettati, come quello di avere successo e ricchezza, ma non riesce a trovare il modo di soddisfarli attraverso comportamenti convenzionali. Deve, dunque, “inventare” modi differenti per ottenerli. Gli innovatori condividono con la società in cui vivono gli obiettivi, ma non riescono a far proprio il modello accettato di comportamento per ottenerli: per esempio, volendo diventare ricchi, invece di lavorare duramente, decidono di rubare. Nella prospettiva di Merton, la scelta di diventare ladri è in qualche modo comprensibile poiché, a fronte della forte pressione presente nella società ad affermarsi e ad avere successo, trovare un lavoro è molto difficile per cui può diventare legittimo rubare per fare soldi.
  • Un secondo tipo di adattamento a situazioni di squilibrio è il ritualismoche si verifica nei casi in cui gli individui non condividono gli obiettivi di vita che sono prevalenti in una società, pur continuando a comportarsi come gli altri. Ci troviamo, così, di fronte a casi di devianza esclusivamente virtuali, considerando che queste situazioni risultano ben poco visibili perché uguali a quelle di tutti gli altri. Un esempio comune di ritualismo è quello di una persona che, pur non condividendo l’obiettivo comune del successo economico, non si comporta di conseguenza. Non abbandona, cioè, il lavoro regolare e ben pagato per cercare di sviluppare altre attività, ma continua ugualmente, come per abitudine, a dedicare la maggior parte delle proprie energie al proprio lavoro, lontano dalla famiglia e dagli amici.
  • Una terza forma di adattamento è quella della rinuncia. In questa categoria rientrano alcune delle reazioni più evidentemente devianti rispetto alla normalità e che includono sia forme di disagio psicologico sia condizioni di vita marginali, come nel caso dei senzatetto, che vivono vagabondando per le strade. È la situazione tipica di chi ha rinunciato ai propri desideri o non è stato in grado di sviluppare obiettivi socialmente accettati o, ancora, non ha avuto a disposizione i mezzi per ottenere nella vita dei risultati.
  • Infine, Merton aggiunge una quarta modalità di adattamento allo squilibrio, quella che definisce della ribellione. Si tratta dell’atteggiamento di coloro che non accettano gli obiettivi condivisi all’interno della società ed elaborano una scala di valori differenti. Si tratta per esempio di chi decide di non avere un lavoro fisso in un’azienda o in un ufficio e preferisce vivere in campagna a contatto con la natura, guadagnando molto meno, ma avendo più tempo libero e ritmi di vita più rilassati; o, ancora, chi decide di partire per paesi lontani a fare volontariato.
Sebbene la teoria della devianza di Merton sia stata accusata di essere schematica e di presentare solo modelli astratti di comportamento, essa ha comunque il merito di aver colto una delle tensioni tipiche della società moderna.
Il passaggio dalle società tradizionali e acquiescenti a quelle moderne, democratiche e dinamiche, ci pone infatti davanti a una serie di opzioni e scelte, ma anche di vincoli e costrizioni, a cui tutti siamo chiamati, in qualche modo, ad adattarci.

  TIPO DI ADATTAMENTO OBIETTIVI
MEZZI CONVENZIONALI PER OTTENERLI
ESEMPI
Situazione di equilibrio tra obiettivi e mezzi
Conformismo
Adesione agli obiettivi più diffusi nella società
Possesso dei mezzi o delle opportunità per ottenerli
Chi desidera un lavoro convenzionale e di successo, ha i mezzi per ottenerlo e ci riesce
Situazioni di squilibrio tra obiettivi e mezzi
Innovazione
Adesione agli obiettivi più diffusi nella società
Mancanza dei mezzi o delle opportunità per ottenerli
Chi desidera un lavoro convenzionale e di successo, ma non ha i mezzi per ottenerlo, dunque ricorre a mezzi differenti, il più delle volte illegali
Ritualismo
Rifiuto degli obiettivi più diffusi nella società
Possesso dei mezzi o delle opportunità per ottenerli
Chi non desidera un lavoro di successo, ma ha la possibilità di ottenerlo e lo consegue per assecondare comunque le aspettative che lo circondano
Rinuncia
Rifiuto degli obiettivi più diffusi nella società
Mancanza dei mezzi o delle opportunità per ottenerli
Chi, non riuscendo a raggiungere nessuno scopo e non avendone nemmeno i mezzi, si ritira in ruoli sociali marginali
Ribellione
Rifiuto degli obiettivi più diffusi nella società
Possesso o mancanza dei mezzi o delle opportunità per ottenerli
Chi decide di rifiutare i percorsi tradizionali, come avere un lavoro fisso ben pagato, andando alla ricerca di una condizione alternativa a quelle convenzionali
La tipologia delle forme di adattamento di Merton.

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1.7 LA NASCITA DELLA SOCIOLOGIA DELLA SCIENZA

Una particolare applicazione dell’approccio di Merton riguarda il mondo della scienza.
Egli è stato, infatti, uno dei primi studiosi a sviluppare e dare importanza a un determinato settore sociologico, la sociologia della scienza, dedicato allo studio della conoscenza scientifica e del lavoro degli scienziati. Merton era interessato a comprendere sia il rapporto tra il lavoro degli scienziati e le strutture sociali proprie del mondo della scienza, sia i principi di comportamento che distinguono questo settore dal resto della società.
Un importante aspetto su cui si è concentrato è stato quello di comprendere le caratteristiche delle comunità scientifiche, che egli vede come un tipo specifico di organizzazione sociale, formata da scienziati e basata su determinati ruoli, comportamenti e principi basilari, che chiama ▶ ethos della
scienza moderna. Questo insieme di principi è necessario per produrre conoscenze scientifiche utili e, inoltre, ha valore normativo a fronte di eventuali comportamenti scorretti da parte degli scienziati.
  • Il primo principio della scienza è quello dell’universalismo. Secondo questo principio, la scienza deve ricercare la verità attraverso criteri universali e impersonali, e non sulla base di punti di vista particolari e parziali. Il giudizio sul lavoro di uno scienziato non deve essere influenzato dal suo paese di provenienza, dalla classe sociale, dal sesso o dalle sue credenze religiose. La validità di un’idea scientifica non può dipendere dal paese di origine o dal colore della pelle di chi la propone, ma solo dalla sua efficacia empirica.
  • Il secondo principio è quello del comunismo (che non va confuso con il comunismo di Marx). Secondo questo principio, le scoperte che vengono fatte dagli scienziati non devono rimanere proprietà di una singola persona, ma devono essere comunicate e rese accessibili a tutti, diventando, così, patrimonio condiviso dell’intera comunità scientifica e della società.
  • Il terzo principio è quello del disinteresse, cioè la spinta a ricercare la verità senza pensare ai vantaggi personali o economici che possono derivare dal proprio lavoro.
  • Il quarto principio è infine quello del dubbio sistematico, secondo il quale tutte le scoperte scientifiche devono essere messe alla prova in modo rigoroso dalla comunità scientifica, che deve dubitare ogni volta che si trova di fronte a un’affermazione non supportata da prove o ragionamenti razionali.
Nel descrivere il funzionamento delle comunità scientifiche, Merton ha individuato anche alcune situazioni ricorrenti, tra cui la più nota è quella definita come “▶ effetto San Matteo”. Egli osserva che le opere pubblicate dagli studiosi più noti e riconosciuti, per esempio quelli che ottengono un premio Nobel, hanno molta più visibilità all’interno della comunità scientifica rispetto a contributi altrettanto originali e importanti, ma proposti da studiosi di minore fama. In altre parole, anche nelle comunità scientifiche esistono delle gerarchie tra studiosi che, di conseguenza, condizionano l’equa distribuzione di risorse per la ricerca.
La visione del funzionamento della comunità scientifica elaborata da Merton è stata successivamente molto criticata da vari punti di vista, in particolar modo in relazione ai principi astratti che dovrebbero guidare gli scienziati, come per esempio quello del disinteresse. Si è infatti osservato che il mondo della scienza funziona in modo simile ad altri settori della società, in cui spesso non dominano il disinteresse e l’altruismo, ma il desiderio di fama personale, potere e ricchezza.
In ogni caso, il merito di Merton è stato quello di essere fra i primi a riconoscere, nella scienza e nel modo in cui la conoscenza scientifica è organizzata, uno degli aspetti centrali del funzionamento delle società avanzate.

per lo studio

1. A quali studiosi dell’epoca classica della sociologia si ispira il lavoro di Parsons?
2. Quali sono i principali limiti della teoria di Parsons?
3. Quali sono le principali forme di adattamento della teoria della devianza di Merton?
4. Quali sono i principi della scienza moderna, secondo Merton?
5. Che cosa intende Merton con il fatto che il paese di provenienza non deve influenzare in alcun modo il lavoro di uno scienzato?


  Per discutere INSIEME 

La teoria della devianza è particolarmente utile per comprendere le reazioni degli individui davanti ai limiti che essi si trovano ad affrontare nella propria traiettoria di vita. Discutete insieme in classe su quali sono le forme di devianza più comuni nella società di oggi e, dunque, a quali forme di adattamento descritte da Merton possono essere associate.

I colori della Sociologia
I colori della Sociologia
Secondo biennio e quinto anno del liceo delle Scienze umane